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Estinzione del giudizio per adesione a rottamazione

Una contribuente impugnava una cartella di pagamento per tasse sui rifiuti (Tarsu). Durante il ricorso in Cassazione, la stessa aderiva alla definizione agevolata, saldando il debito. La Corte Suprema, prendendo atto dell’avvenuto pagamento, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, poiché la materia del contendere era venuta meno.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del giudizio tributario: l’effetto della Rottamazione

L’adesione alla definizione agevolata, comunemente nota come “Rottamazione”, può avere un impatto decisivo sui contenziosi tributari in corso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come tale adesione porti inevitabilmente all’estinzione del giudizio, chiudendo la disputa tra contribuente e Fisco. Questo meccanismo rappresenta un aspetto cruciale per chiunque valuti di sanare la propria posizione debitoria mentre un processo è pendente.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’impugnazione di una cartella di pagamento relativa alla Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (Tarsu) per l’anno 2013, per un importo di circa 4.500 euro. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso della contribuente, ritenendo che il debito fosse prescritto a causa della mancata notifica dell’atto di accertamento prodromico.

Successivamente, l’Agenzia delle Entrate Riscossione proponeva appello. La Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, sostenendo che l’Agenzia avesse fornito prova della notifica dell’atto presupposto, avvenuta a mani della stessa contribuente. Secondo i giudici d’appello, il disconoscimento della firma sulla ricevuta di ritorno avrebbe richiesto la proposizione di una formale querela di falso da parte della contribuente, cosa non avvenuta.

La contribuente, a questo punto, decideva di presentare ricorso per Cassazione, contestando l’erronea attribuzione di ‘fede privilegiata’ alla ricevuta di ritorno proveniente da un licenziatario privato.

L’adesione alla Definizione Agevolata e l’estinzione del giudizio

Mentre il processo era pendente dinanzi alla Corte Suprema, si è verificato un fatto nuovo e risolutivo. La ricorrente ha documentato di aver aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022 (la cosiddetta “Rottamazione”). Ha presentato la dichiarazione di adesione, la comunicazione di accoglimento dell’istanza e le ricevute di pagamento integrale della somma richiesta.

Questa mossa ha cambiato completamente le sorti del processo. L’adesione e il conseguente pagamento hanno fatto venir meno la materia del contendere. Non esisteva più un debito da contestare, poiché era stato saldato secondo le modalità previste dalla legge speciale. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha preso atto della situazione e ha dichiarato l’estinzione del giudizio.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che, a seguito dell’adesione alla definizione agevolata e del relativo pagamento, ricorrevano tutti i presupposti per dichiarare l’estinzione del giudizio. La controversia originaria, incentrata sulla validità della notifica e sulla prescrizione del credito, è diventata irrilevante. Il pagamento effettuato nell’ambito della Rottamazione ha sanato la pendenza, rendendo inutile proseguire l’analisi dei motivi del ricorso.

In merito alle spese legali, la Corte ha applicato una specifica disposizione della stessa legge sulla definizione agevolata (art. 1, comma 197, L. 197/2022). Questa norma prevede che, in caso di estinzione del giudizio a seguito della rottamazione, le spese del processo restino a carico della parte che le ha anticipate. In altre parole, non vi è una condanna alle spese per la parte soccombente, ma ogni parte sostiene i propri costi.

Infine, è stato chiarito che la declaratoria di estinzione esclude l’applicazione di sanzioni processuali, come il raddoppio del contributo unificato, che sono previste solo in caso di decisioni di inammissibilità o rigetto nel merito.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: la definizione agevolata è uno strumento che non solo permette di sanare i debiti fiscali a condizioni vantaggiose, ma ha anche l’effetto di terminare le liti pendenti. Per i contribuenti coinvolti in un contenzioso tributario, l’adesione alla Rottamazione può rappresentare una via d’uscita certa e definitiva, portando all’estinzione del giudizio e alla compensazione delle spese legali. La decisione della Cassazione sottolinea come la volontà del legislatore di favorire la composizione delle liti prevalga sulla prosecuzione del contenzioso, una volta che il debito è stato regolarizzato attraverso questi strumenti speciali.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata (Rottamazione)?
Il processo si estingue. L’adesione e il pagamento integrale delle somme dovute secondo la procedura di rottamazione fanno venir meno l’oggetto della controversia, rendendo inutile la prosecuzione del giudizio.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese legali restano a carico delle parti che le hanno anticipate. La legge specifica (art. 1, comma 197, della legge n. 197 del 2022) prevede questa forma di compensazione delle spese, senza una condanna per la parte che avrebbe potuto essere soccombente.

L’adesione alla definizione agevolata ha impedito alla Corte di decidere nel merito del ricorso?
Sì. Poiché la contribuente ha saldato il debito attraverso la rottamazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio senza esaminare i motivi del ricorso, come la questione della validità della notifica dell’atto presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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