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Estinzione del giudizio per accordo: la Cassazione

Un Ente Provinciale impugnava un avviso di accertamento IMU emesso da una Società di Riscossione. Dopo l’appello in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Suprema Corte, prendendo atto dell’intesa, ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, compensando integralmente le spese legali tra le parti e chiarendo l’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato in questi casi.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del giudizio: quando un accordo chiude la controversia

L’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere rappresenta una delle modalità con cui un processo, anche in Cassazione, può concludersi senza una decisione sul merito. Ciò accade quando le parti, attraverso un accordo transattivo, risolvono la loro disputa, facendo venir meno l’interesse a proseguire l’azione legale. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di questa dinamica in ambito tributario, delineando le conseguenze anche in termini di spese legali e contributo unificato.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contenzioso tributario relativo all’Imposta Municipale Propria (IMU) per le annualità 2012, 2013 e 2014. Una Società incaricata della riscossione per conto di un Comune notificava un avviso di accertamento a un Ente Provinciale per un importo di circa 22.500 euro.

L’Ente Provinciale impugnava l’atto e otteneva una decisione favorevole in primo grado presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Società di riscossione proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la sentenza, dando ragione alla società. Di fronte a questa decisione, l’Ente Provinciale decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, presentando due motivi di impugnazione.

La Soluzione Stragiudiziale e la Richiesta alla Corte

Durante la pendenza del giudizio di legittimità, le parti decidevano di porre fine alla controversia attraverso un accordo transattivo, stipulato nel maggio 2019. In virtù di tale accordo, che risolveva ogni pendenza tra loro, le parti presentavano un’istanza congiunta alla Corte di Cassazione. Con questa istanza, chiedevano di dichiarare la cessazione della materia del contendere e, di conseguenza, l’estinzione del giudizio, con compensazione integrale delle spese di lite.

La Decisione della Cassazione sull’Estinzione del Giudizio

La Suprema Corte ha accolto la richiesta congiunta delle parti. La motivazione di tale decisione si fonda su un principio cardine del processo: l’interesse ad agire. Una volta che le parti hanno risolto autonomamente la loro disputa tramite un accordo, viene meno ogni ragione di controversia e, con essa, l’interesse a ottenere una pronuncia giurisdizionale.

La Gestione delle Spese Legali

Coerentemente con la richiesta formulata dalle parti nell’ambito del loro accordo, la Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese dell’intero giudizio. Questo significa che ciascuna parte si è fatta carico dei propri costi legali, senza alcun addebito a carico dell’altra. Questa scelta riflette la volontà delle parti, cristallizzata nell’accordo transattivo, e rappresenta una prassi comune in casi di risoluzione consensuale della lite.

Inapplicabilità del Raddoppio del Contributo Unificato

Un aspetto tecnico ma rilevante affrontato dalla Corte riguarda il cosiddetto “doppio contributo”. L’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 prevede che la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. La Corte ha chiarito che questa norma ha una natura sanzionatoria e, essendo di stretta interpretazione, non si applica ai casi di estinzione del giudizio. La pronuncia di estinzione non equivale a un rigetto o a una declaratoria di inammissibilità, ma prende semplicemente atto del venir meno della controversia.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione basandosi sull’evidenza dell’accordo transattivo intervenuto tra le parti. Questo accordo ha eliminato ogni posizione di contrasto, rendendo superflua una pronuncia nel merito da parte del Giudice di legittimità. L’estinzione del processo è la conseguenza logica e giuridica della sopravvenuta carenza di interesse delle parti a una decisione sulla controversia, ormai risolta in via stragiudiziale. La decisione sulle spese legali, conformemente alla richiesta congiunta, e la precisazione sull’inapplicabilità del doppio contributo completano il quadro, riaffermando i principi che governano la chiusura del processo per cessata materia del contendere.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la via dell’accordo transattivo è pienamente percorribile anche quando una causa è pendente in Cassazione. Questa soluzione offre alle parti il vantaggio di definire la controversia in modo certo e concordato, evitando i rischi e i costi di un ulteriore grado di giudizio. La declaratoria di estinzione del giudizio da parte della Corte sancisce formalmente la fine del processo, senza alcuna conseguenza sanzionatoria come il raddoppio del contributo unificato, che è riservato esclusivamente agli esiti negativi dell’impugnazione.

Cosa succede a un processo se le parti trovano un accordo?
Se le parti raggiungono un accordo transattivo che risolve la controversia, possono chiedere congiuntamente al giudice di dichiarare la cessazione della materia del contendere. Questo porta all’estinzione del giudizio, ovvero alla sua chiusura definitiva senza una sentenza sul merito.

In caso di estinzione del giudizio per accordo, chi paga le spese legali?
Generalmente, le parti stesse stabiliscono nell’accordo come ripartire le spese. Come nel caso analizzato, possono chiedere al giudice di compensarle integralmente, il che significa che ogni parte sostiene i propri costi legali. La Corte si è adeguata a tale richiesta.

Si deve pagare il doppio del contributo unificato se il giudizio si estingue per accordo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la norma che prevede il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “raddoppio”) ha carattere sanzionatorio e si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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