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Estinzione del giudizio: no al doppio contributo

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in una controversia tributaria a seguito della rinuncia concorde delle parti, che avevano aderito a una definizione agevolata. L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale: l’estinzione del giudizio non comporta il pagamento del raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere estesa per analogia.

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Pubblicato il 30 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Quando si Evita il Raddoppio del Contributo Unificato

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiarimento cruciale su un tema di grande rilevanza pratica: le conseguenze fiscali della chiusura anticipata di un processo. In particolare, la Corte si è pronunciata sull’obbligo di versare il doppio del contributo unificato in caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso, a seguito di un accordo tra le parti. Questa decisione sottolinea l’importanza degli istituti deflattivi del contenzioso, come la definizione agevolata, e ne delimita correttamente gli effetti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tributaria tra una società contribuente, un ente di riscossione e un Comune. Dopo una sentenza della Commissione Tributaria Regionale sfavorevole alla contribuente, quest’ultima aveva proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, nel corso del giudizio dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno raggiunto un accordo, aderendo a una procedura di “definizione agevolata”, una sorta di pace fiscale. Conseguentemente, sia la parte ricorrente che quella controricorrente hanno depositato un atto di rinuncia al ricorso, chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del processo e di compensare le spese legali.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio

Accogliendo la richiesta congiunta delle parti, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sull’articolo 391 del codice di procedura civile, che prevede appunto questa modalità di chiusura del processo quando la parte che ha proposto l’impugnazione vi rinuncia. Oltre a chiudere la lite, la Corte ha disposto la compensazione delle spese, come richiesto concordemente dalle parti, lasciando che ognuna sostenesse i propri costi legali.

Il punto più significativo della pronuncia, tuttavia, riguarda il contributo unificato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha affrontato la questione se, in un caso di estinzione per rinuncia, si debba applicare la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato. Tale norma (art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002) stabilisce che la parte che ha perso l’impugnazione deve versare un ulteriore importo pari a quello già pagato per l’iscrizione a ruolo del ricorso.

La Cassazione ha chiarito, citando precedenti consolidati, che questa disposizione ha una natura eccezionale e sanzionatoria. Essendo una sanzione, non può essere applicata oltre i casi espressamente e tassativamente previsti dalla legge. I casi previsti sono il rigetto integrale, la dichiarazione di inammissibilità o di improcedibilità dell’impugnazione. L’estinzione del giudizio è un esito processuale diverso e non rientra in questo elenco. Pertanto, la Corte ha concluso che non sussistono i presupposti per imporre il pagamento del doppio contributo.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di notevole importanza pratica: la scelta di risolvere una controversia attraverso strumenti come la definizione agevolata, seguita dalla rinuncia al ricorso, non solo pone fine al contenzioso ma evita anche l’aggravio di costi processuali di natura sanzionatoria. La decisione incentiva indirettamente le parti a cercare soluzioni conciliative, garantendo che chi sceglie la via dell’accordo non venga penalizzato con oneri aggiuntivi previsti invece per chi prosegue la lite fino a un esito negativo. Per imprese e contribuenti, si tratta di una garanzia importante che rende più appetibile la strada della composizione stragiudiziale delle liti pendenti.

Se le parti rinunciano al ricorso in Cassazione, il processo si estingue?
Sì, ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, la rinuncia al ricorso, se accettata dalle altre parti, determina l’estinzione del giudizio, ovvero la sua chiusura anticipata senza una decisione nel merito.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. L’estinzione non rientra tra queste ipotesi.

Cosa succede alle spese legali quando il giudizio si estingue per rinuncia?
In questo caso specifico, poiché le parti lo avevano richiesto congiuntamente nel loro atto di rinuncia, la Corte ha disposto la compensazione delle spese. Questo significa che ogni parte ha sostenuto i costi del proprio avvocato, senza addebiti reciproci.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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