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Estinzione del giudizio: niente doppio contributo

Una società aveva proposto ricorso per cassazione contro una decisione di una commissione tributaria. In seguito, le parti hanno raggiunto un accordo tramite una definizione agevolata e hanno richiesto l’estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta, compensando le spese e chiarendo un punto fondamentale: in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non è dovuto il versamento del doppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria e si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

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Pubblicato il 26 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio e Contributo Unificato: La Cassazione Fa Chiarezza

Quando un contenzioso si conclude con una rinuncia al ricorso, quali sono le conseguenze sul pagamento delle spese processuali? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il raddoppio del contributo unificato in caso di estinzione del giudizio. La decisione chiarisce che se le parti si accordano e rinunciano al ricorso, non scatta la sanzione del pagamento doppio. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

La Vicenda Processuale: dal Ricorso alla Rinuncia Concordata

Il caso ha origine dal ricorso per cassazione presentato da una società contribuente contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Un’altra società si era costituita in giudizio per resistere al ricorso, mentre un ente comunale era rimasto inattivo.

Durante il procedimento, tuttavia, le parti litiganti hanno raggiunto un accordo, aderendo a una procedura di definizione agevolata. Di conseguenza, hanno depositato un atto di rinuncia congiunto, chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio e di compensare le spese legali tra di loro, ovvero stabilendo che ognuno pagasse i propri avvocati.

La Decisione della Corte sull’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia firmata sia dalla parte ricorrente che da quella controricorrente, ha accolto la richiesta. Ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, ha dichiarato formalmente l’estinzione del processo. Inoltre, conformemente alla volontà delle parti, ha disposto la compensazione integrale delle spese di lite.

Il Punto Cruciale: Niente Raddoppio del Contributo Unificato

L’elemento di maggiore interesse della decisione riguarda il contributo unificato. La legge (art. 13, comma 1-quater, d.P.R. n. 115/2002) prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte soccombente sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato per l’iscrizione a ruolo del ricorso. Si tratta, di fatto, di un raddoppio del costo del giudizio.

La Corte, però, ha stabilito che questa norma non si applica nel caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione alla base di questa decisione è chiara e si fonda sulla natura stessa della norma che impone il raddoppio del contributo. I giudici hanno ribadito, citando precedenti sentenze, che tale misura ha un carattere eccezionale e sanzionatorio. Il suo scopo è penalizzare chi intraprende impugnazioni infondate, che si concludono con un esito negativo (rigetto, inammissibilità, improcedibilità).

Poiché si tratta di una sanzione, non può essere applicata in via analogica o estensiva a casi non espressamente previsti. L’estinzione del giudizio per rinuncia non è uno di questi. È un esito processuale neutro, spesso frutto di un accordo tra le parti, che non implica una valutazione negativa sull’ammissibilità o sulla fondatezza del ricorso originario. Pertanto, far scattare la sanzione sarebbe contrario alla logica e alla finalità della legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante garanzia per le parti che decidono di porre fine a una lite attraverso un accordo o una definizione agevolata. La chiarezza sul non dover pagare il doppio del contributo unificato in caso di rinuncia incentiva le soluzioni transattive, alleggerendo il carico dei tribunali e fornendo alle parti una maggiore prevedibilità dei costi processuali. In sintesi, chi sceglie la via dell’accordo per chiudere un contenzioso in Cassazione può farlo senza temere l’applicazione di sanzioni economiche pensate per chi, invece, prosegue un’impugnazione fino a un esito sfavorevole.

Se le parti si accordano e rinunciano al ricorso in Cassazione, il giudizio si chiude?
Sì, la Corte di Cassazione, ricevendo un atto di rinuncia formale sottoscritto dalle parti, dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha stabilito che il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non è dovuto, poiché si tratta di una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi specifici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa ad altre ipotesi come la rinuncia.

Cosa accade alle spese legali quando il processo si estingue per rinuncia concordata?
Se le parti lo richiedono congiuntamente nell’atto di rinuncia, la Corte può disporre la compensazione delle spese. Questo significa che ogni parte sostiene i costi del proprio avvocato, senza che una debba rimborsare l’altra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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