LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione del giudizio: l’accordo chiude la causa

Un contenzioso fiscale relativo alla tassazione di un fondo pensione integrativo, giunto in Cassazione, si è concluso con l’estinzione del giudizio. Le parti, ovvero l’Agenzia delle Entrate e un ex dirigente, hanno raggiunto un accordo transattivo, rinunciando reciprocamente ai rispettivi ricorsi. La Suprema Corte ha preso atto della volontà delle parti di porre fine alla lite, dichiarando la cessazione della materia del contendere e, di conseguenza, l’estinzione del processo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Quando l’Accordo tra le Parti Ferma il Processo

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un contenzioso può concludersi senza una sentenza che decida chi ha torto e chi ha ragione. Questo avviene quando le parti, di comune accordo, decidono di porre fine alla disputa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un accordo transattivo, raggiunto durante il processo, possa portare alla chiusura definitiva della causa, con importanti implicazioni per le parti coinvolte.

I Fatti: Dal Rimborso Fiscale alla Cassazione

La vicenda nasce da una controversia tra un ex dirigente di una nota società energetica e l’Agenzia delle Entrate. Il nodo del contendere era la tassazione applicata al trattamento di previdenza integrativa aziendale percepito dal contribuente nell’anno 2004. L’Amministrazione Finanziaria aveva applicato l’aliquota prevista per l’indennità di fine rapporto, mentre il contribuente sosteneva che dovesse essere applicata quella, più favorevole, del 12,50% prevista per i redditi di capitale.

Dopo un complesso iter giudiziario, che aveva visto anche un precedente intervento della Cassazione, la Commissione Tributaria Regionale del Lazio aveva parzialmente accolto le ragioni del contribuente, riconoscendogli il diritto al rimborso delle maggiori imposte versate. L’Agenzia delle Entrate, non accettando tale decisione, aveva proposto ricorso per Cassazione, e il contribuente si era difeso con un controricorso.

L’Accordo e la Conseguente Estinzione del Giudizio

Il colpo di scena è avvenuto durante lo svolgimento del giudizio di legittimità. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo in data 14 febbraio 2019. A seguito di tale accordo, prima il controricorrente ha rinunciato alla propria difesa, e successivamente l’Avvocatura dello Stato, per conto dell’Agenzia delle Entrate, ha formalmente dichiarato di rinunciare al ricorso principale, accettando la compensazione delle spese legali.

Di fronte a questa manifesta volontà di entrambe le parti di non proseguire la lite, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto e agire di conseguenza, dichiarando l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su precise disposizioni del codice di procedura civile. L’articolo 390 stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso, e l’articolo 391 prevede che, se la controparte accetta la rinuncia (come in questo caso), il processo si estingue. La Corte ha semplicemente applicato queste norme, constatando che l’accordo e le successive rinunce avevano fatto venir meno l’oggetto stesso del contendere.

Un aspetto interessante toccato dall’ordinanza riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. Questa è una sanzione pecuniaria che scatta a carico di chi perde integralmente un’impugnazione. La Corte ha chiarito che, in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, questa sanzione non è dovuta. La ragione è semplice: il presupposto per l’applicazione della sanzione è una decisione sfavorevole (rigetto, inammissibilità), non la semplice chiusura del processo per volontà delle parti. La rinuncia interviene prima di una tale decisione, facendo mancare il presupposto normativo per l’applicazione della sanzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: le parti sono padrone del processo e possono decidere di porvi fine in qualsiasi momento, anche quando la causa è al suo ultimo grado di giudizio davanti alla Cassazione. L’accordo transattivo si dimostra uno strumento efficace per risolvere le controversie, consentendo di risparmiare tempo e risorse e di ottenere un risultato certo, evitando le incertezze di una decisione giudiziale.

Per le parti, la via dell’accordo può essere strategicamente vantaggiosa, specialmente in contenziosi complessi e di lunga durata. La dichiarazione di estinzione del giudizio chiude definitivamente la lite senza un vincitore o un vinto, cristallizzando i termini dell’accordo raggiunto e prevenendo ulteriori strascichi legali.

Cosa succede se le parti trovano un accordo mentre la causa è in Cassazione?
Se le parti raggiungono un accordo, possono decidere di porre fine al processo. Generalmente, questo avviene tramite una rinuncia formale al ricorso da parte del ricorrente e l’accettazione di tale rinuncia da parte del controricorrente, portando alla chiusura del caso.

Perché la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio?
La Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio perché entrambe le parti hanno manifestato la volontà di non proseguire la controversia. Avendo raggiunto un accordo privato, hanno formalizzato la loro intenzione attraverso la rinuncia al ricorso e al controricorso. Il giudice, prendendo atto di ciò, dichiara estinto il processo per cessazione della materia del contendere, come previsto dal codice di procedura civile.

In caso di rinuncia al ricorso, è dovuto il pagamento del ‘doppio contributo unificato’?
No. L’ordinanza chiarisce che il presupposto per il pagamento del ‘doppio contributo unificato’ è una decisione di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Poiché la rinuncia porta all’estinzione del giudizio prima di una tale pronuncia, il presupposto normativo per l’applicazione di questa sanzione viene a mancare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati