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Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude il caso

Una società e i suoi soci, dopo aver impugnato avvisi di accertamento per operazioni ritenute inesistenti fino alla Corte di Cassazione, hanno presentato una rinuncia al ricorso. Tale rinuncia è stata formalizzata a seguito dell’adesione a una procedura di definizione agevolata delle controversie. L’Agenzia delle Entrate ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, senza esaminare il merito dei motivi di ricorso, stabilendo che non vi è luogo a provvedere sulle spese e non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia al Ricorso Chiude la Partita Fiscale

Nel complesso mondo del contenzioso tributario, l’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di una controversia. A differenza di una sentenza che decide nel merito chi ha ragione e chi ha torto, l’estinzione pone fine al processo per motivi procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo le conseguenze di una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte, in questo caso l’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso: Dalle Accuse di Operazioni Inesistenti alla Cassazione

Una società e i suoi soci si sono visti notificare diversi avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’accusa era grave: aver utilizzato fatture per operazioni oggettivamente inesistenti al fine di abbattere il reddito imponibile nell’anno d’imposta 2007. La contestazione riguardava sia le imposte dirette (Ires) per la società, sia i redditi di partecipazione per i singoli soci.

I contribuenti hanno impugnato gli atti impositivi, dando inizio a un lungo percorso giudiziario. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale hanno dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, confermando la legittimità degli accertamenti. Ritenendo errate le decisioni dei primi due gradi di giudizio, la società e i soci hanno proposto ricorso per cassazione, affidandosi a ben otto motivi di impugnazione per contestare la sentenza d’appello.

La Svolta Processuale: la Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Giudizio

Quando il caso era ormai pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. I ricorrenti hanno manifestato la volontà di aderire alla procedura di “definizione agevolata delle controversie”, uno strumento normativo che consente di chiudere i contenziosi fiscali a condizioni vantaggiose, a patto di rinunciare ai giudizi in corso.

In conformità con gli impegni assunti, i contribuenti hanno depositato una nota formale di rinuncia al ricorso. L’Agenzia delle Entrate, dal canto suo, ha depositato un atto di accettazione di tale rinuncia. A questo punto, il destino del processo era segnato.

Analisi della Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia dei ricorrenti e della formale accettazione da parte dell’Amministrazione finanziaria, non ha potuto fare altro che applicare le norme procedurali. Il processo doveva essere dichiarato estinto. Questo significa che i giudici non sono entrati nel merito degli otto motivi di ricorso presentati. Non hanno valutato se la sentenza d’appello fosse viziata da motivazione apparente o se vi fosse stata violazione di legge. La volontà concorde delle parti di porre fine alla lite ha prevalso su qualsiasi altra valutazione.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente processuale. I giudici hanno constatato che non sussistevano più le condizioni per procedere all’esame nel merito del ricorso. La rinuncia, essendo un atto dispositivo del diritto di azione, una volta accettata dalla controparte, produce l’effetto irrevocabile di estinguere il giudizio. La Corte ha semplicemente preso atto di questa situazione, dichiarando formalmente la fine del processo. Inoltre, la sentenza ha chiarito due aspetti importanti conseguenti all’estinzione: in primo luogo, ai sensi dell’art. 391, terzo comma, c.p.c., non si deve provvedere sulle spese di lite, che restano a carico della parte che le ha anticipate. In secondo luogo, non si applica la norma che prevede il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “doppio contributo”), poiché tale sanzione è prevista solo in caso di rigetto, inammissibilità o improponibilità del ricorso, e non in caso di estinzione.

Le conclusioni

Questa sentenza offre un chiaro esempio di come le strategie processuali e gli strumenti deflattivi del contenzioso, come la definizione agevolata, possano avere un impatto decisivo sull’esito di una lite fiscale. Per i contribuenti, la scelta di aderire a una sanatoria e rinunciare al ricorso rappresenta una valutazione di convenienza tra l’incertezza di un giudizio e la certezza di chiudere la pendenza con il fisco a condizioni predefinite. Per l’ordinamento, l’estinzione del giudizio per rinuncia accettata è un meccanismo efficiente per ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari, consentendo di concentrare le risorse sui casi in cui una decisione nel merito è effettivamente richiesta dalle parti.

Cosa succede se un contribuente rinuncia al ricorso in Cassazione e l’Agenzia delle Entrate accetta?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione non esamina il merito dei motivi di ricorso ma si limita a dichiarare l’estinzione del giudizio a causa della volontà concorde delle parti di porre fine alla controversia.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
La legge stabilisce che in caso di estinzione non si provvede alla condanna alle spese. Ciascuna parte sopporta i costi che ha sostenuto per la propria difesa nel giudizio.

Se il giudizio si estingue per rinuncia, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La sentenza chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improponibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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