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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Una società, dopo aver impugnato degli avvisi di accertamento IVA, rinuncia al ricorso in Cassazione aderendo a una definizione agevolata. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia, dichiara l’estinzione del giudizio e compensa le spese processuali.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio per Rinuncia: Quando Conviene Abbandonare il Ricorso Tributario

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di un processo e si verifica quando, per ragioni procedurali, la causa si chiude senza una decisione sul merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica nel contesto tributario, evidenziando come la rinuncia al ricorso da parte del contribuente, spesso legata a procedure di definizione agevolata, porti a una conclusione anticipata del contenzioso. Analizziamo i dettagli del caso e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dagli Avvisi di Accertamento alla Cassazione

La vicenda ha origine dall’impugnazione, da parte di una società a responsabilità limitata, di due avvisi di accertamento ai fini IVA per diverse annualità, oltre a una successiva cartella di pagamento emessa dall’Amministrazione Finanziaria.

Il percorso legale della società è stato fin da subito in salita:
1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale competente rigettava i ricorsi riuniti presentati dalla società.
2. Secondo Grado: Anche la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione di primo grado, respingendo l’appello della società contribuente.

Di fronte a due decisioni sfavorevoli, la società decideva di tentare l’ultima via, proponendo ricorso per cassazione, affidato a quattro distinti motivi di diritto.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Giudizio

Durante il giudizio di legittimità, si è verificato l’evento decisivo. La società ricorrente ha depositato un formale atto di rinuncia al ricorso. Tale atto era motivato dall’adesione a un’istanza di definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione, prevista dalla normativa di riferimento (art. 6 del d.l. n. 193/2016).

A corredo della rinuncia, la società ha prodotto la documentazione che attestava sia la riferibilità della definizione agevolata alla cartella di pagamento oggetto del giudizio, sia l’avvenuto pagamento di quanto dovuto. L’atto di rinuncia è stato ritualmente comunicato all’Amministrazione Finanziaria, che aveva presentato controricorso.

La Procedura per l’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione ha preso atto della rinuncia, considerandola tempestiva. Citando un importante precedente delle Sezioni Unite (n. 28182/2020), ha ribadito che nel giudizio di cassazione è possibile rinunciare al ricorso fino alla data dell’adunanza camerale, come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Corte Suprema

Le motivazioni della Corte sono state lineari e strettamente procedurali. I giudici hanno sottolineato che, una volta accertata la tempestività e la validità formale della rinuncia, il loro compito è semplicemente quello di dichiarare l’estinzione del giudizio.

Un punto cruciale evidenziato nell’ordinanza è che le ragioni sottostanti alla rinuncia (in questo caso, l’adesione a una sanatoria fiscale) sono del tutto irrilevanti ai fini della declaratoria di estinzione. Ciò che conta è l’atto di volontà della parte ricorrente di non voler più proseguire nel giudizio.

Inoltre, la Corte ha stabilito la compensazione delle spese processuali. Questa decisione implica che ogni parte (la società e l’Amministrazione Finanziaria) si fa carico delle proprie spese legali. Tale scelta è coerente con la natura della chiusura del processo, che non deriva da una soccombenza nel merito ma da un atto unilaterale del ricorrente che di fatto pone fine alla lite. La dichiarazione di estinzione, infine, esime la Corte dal dover esaminare e riferire sui motivi di ricorso originariamente proposti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale del diritto processuale: la disponibilità del processo da parte di chi lo ha promosso. Per i contribuenti e le imprese, questa decisione ha importanti implicazioni pratiche:

* Strumento Strategico: La rinuncia al ricorso, specialmente in concomitanza con normative di definizione agevolata (‘pace fiscale’, ‘rottamazione’), si rivela uno strumento strategico per chiudere contenziosi lunghi e costosi con un esito certo.
* Valutazione Costi-Benefici: Affrontare un giudizio di Cassazione comporta costi e incertezze. L’adesione a una sanatoria, seguita dalla rinuncia, permette di calcolare con precisione il costo finale della controversia, evitando ulteriori spese legali e il rischio di una condanna definitiva.
* Effetto Tombale: L’estinzione del giudizio chiude definitivamente la questione, impedendo alla Corte di pronunciarsi nel merito. La pretesa fiscale viene così definita sulla base dell’accordo agevolato, senza che si formi un precedente giurisprudenziale sul caso specifico.

È possibile rinunciare a un ricorso in Cassazione dopo averlo presentato?
Sì, sulla base del provvedimento esaminato e della giurisprudenza citata (Cass. Sez. U., n. 28182/2020), il ricorrente può rinunciare al ricorso ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, purché lo faccia prima della data fissata per l’udienza.

Quali sono le conseguenze della rinuncia al ricorso?
La conseguenza principale è l’estinzione del giudizio. La Corte prende atto della rinuncia e dichiara chiuso il processo senza entrare nel merito dei motivi di ricorso. Il caso si conclude definitivamente a livello processuale.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso specifico analizzato, la Corte di Cassazione ha disposto la compensazione delle spese processuali. Questo significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, una decisione comune quando il processo si estingue per rinuncia e non per una vittoria o sconfitta sul merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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