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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Una società energetica impugnava un avviso di accertamento in materia di transfer pricing. Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, proponeva ricorso in Cassazione. Successivamente, le parti raggiungevano un accordo e la società rinunciava al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese e chiarendo che la rinuncia non comporta il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Effetti della Rinuncia al Ricorso in Cassazione

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un contenzioso può concludersi senza una pronuncia sul merito della questione. Ciò accade quando, nel corso del processo, si verificano eventi che rendono superflua o impossibile una decisione finale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la rinuncia al ricorso, a seguito di un accordo tra le parti, porti a questa conclusione, con importanti implicazioni sulle spese e sul contributo unificato.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Una società operante nel settore energetico aveva impugnato un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria. L’atto impositivo contestava, ai fini IRES, la determinazione dei prezzi di trasferimento (transfer pricing) per un servizio di interconnessione elettrica fornito in collaborazione con una società svizzera collegata.

La contribuente, ritenendo infondate le pretese del Fisco, adiva la Commissione Tributaria Provinciale, che però respingeva il ricorso. La decisione veniva confermata anche in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale. Ritenendo errata la sentenza d’appello, la società decideva di proseguire la battaglia legale presentando ricorso per cassazione, basato su cinque distinti motivi.

Il Ricorso in Cassazione e l’Estinzione del Giudizio

Il giudizio dinanzi alla Corte Suprema prendeva una svolta inaspettata. Prima dell’udienza, l’Amministrazione Finanziaria depositava un’istanza per dichiarare l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, comunicando che l’intero contenzioso era stato definito tra le parti.

Poco dopo, la stessa società ricorrente depositava un atto formale di rinuncia al ricorso ai sensi dell’art. 390 c.p.c., chiedendo contestualmente la compensazione integrale delle spese legali. Questo atto ha di fatto sancito la fine della controversia, spostando l’attenzione della Corte non più sul merito dei motivi di ricorso, ma sulla formalizzazione della chiusura del procedimento.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, preso atto degli eventi, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione si fonda su due pilastri principali:

1. La Rinuncia al Ricorso

La rinuncia esplicita da parte della società ricorrente è l’atto che, per legge, determina la fine del processo in quella fase. La Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e dichiarare formalmente l’estinzione, essendo venuto meno l’oggetto stesso del contendere a seguito della volontà concorde delle parti di chiudere la disputa.

2. Le Spese e il Contributo Unificato

Accogliendo la richiesta congiunta delle parti, la Corte ha disposto la compensazione totale delle spese di lite. Questo significa che ciascuna parte si è fatta carico dei propri costi legali.

Di particolare rilevanza è la precisazione sul contributo unificato. La Corte ha chiarito che il raddoppio del contributo, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, non si applica nei casi di rinuncia al ricorso. La norma, infatti, sanziona con il pagamento di un importo ulteriore solo le ipotesi di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. La rinuncia, essendo un atto volontario che chiude il processo, è esclusa da tale sanzione, come confermato da consolidata giurisprudenza.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale fondamentale: la rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per porre fine a un contenzioso in Cassazione, specialmente a seguito di un accordo transattivo. La decisione offre un’importante garanzia per il contribuente che decide di definire la propria posizione con il Fisco: scegliendo la via della rinuncia, non solo si chiude la controversia, ma si evita anche la conseguenza negativa del raddoppio del contributo unificato, un onere economico non indifferente previsto per chi vede il proprio ricorso respinto nel merito o per ragioni procedurali.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia formale al ricorso comporta l’estinzione del giudizio. La Corte Suprema prende atto della volontà del ricorrente di non proseguire e dichiara chiuso il procedimento senza decidere nel merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha specificato che il raddoppio del contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. La rinuncia è esclusa da questa previsione, quindi non comporta alcun pagamento aggiuntivo.

Come vengono gestite le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Le spese vengono di norma gestite secondo gli accordi tra le parti. Nel caso di specie, le parti avevano richiesto la compensazione totale, e la Corte ha accolto tale richiesta, stabilendo che ogni parte sostenesse i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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