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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Una società cooperativa navale impugna avvisi Tares. Durante il ricorso in Cassazione, le parti raggiungono un accordo e la società rinuncia al ricorso. La Corte dichiara l’estinzione del giudizio per rinuncia, compensando le spese come pattuito e chiarendo la non applicabilità del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio per Rinuncia: Quando l’Accordo Mette Fine alla Lite

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui una controversia legale può concludersi prima di giungere a una sentenza definitiva nel merito. Questo avviene quando, per diverse ragioni, viene a mancare l’interesse delle parti alla prosecuzione del processo. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un accordo tra le parti, seguito da una formale rinuncia al ricorso, porti a questa conclusione, con importanti implicazioni sulle spese legali e sugli oneri accessori.

I fatti del caso: Dalla Tares al Ricorso in Cassazione

Una società cooperativa operante nel settore navale aveva impugnato alcuni avvisi di pagamento relativi alla Tares (tributo comunale sui rifiuti e sui servizi) per l’anno 2013, emessi da un Comune. La controversia verteva sulla legittimità dell’imposizione fiscale sugli specchi d’acqua all’interno di un porto turistico.

Dopo aver perso sia in primo grado (CTP) che in appello (CTR), la società aveva deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di motivazione nella sentenza di secondo grado. Nel frattempo, la società di riscossione incaricata dal Comune si era costituita in giudizio per resistere al ricorso.

L’accordo transattivo e la rinuncia al ricorso

Il punto di svolta della vicenda è avvenuto al di fuori delle aule di tribunale. La società cooperativa e il Comune hanno stipulato un atto di conciliazione, definendo l’intero contenzioso pendente. L’accordo prevedeva un ricalcolo della tassa per le annualità successive e il pagamento di una somma forfettaria da parte della società, a fronte del quale il Comune si impegnava a non avere più nulla a pretendere.

In esecuzione di tale accordo, la società ha versato l’importo pattuito e, coerentemente, ha depositato in Cassazione un atto di rinuncia al ricorso, chiedendo che venissero compensate integralmente le spese legali, come previsto nell’accordo stesso. Fondamentalmente, l’atto di rinuncia è stato sottoscritto per accettazione anche dal difensore della società di riscossione.

La decisione della Cassazione e l’importanza dell’estinzione del giudizio

Preso atto della situazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si basa su presupposti procedurali chiari e ha conseguenze pratiche rilevanti.

L’accettazione della rinuncia e la compensazione delle spese

I giudici hanno sottolineato che, sebbene la rinuncia al ricorso sia un atto unilaterale, l’accettazione da parte del resistente è cruciale per la gestione delle spese. In questo caso, la rinuncia conteneva espressamente la richiesta di “compensazione totale delle spese”. L’adesione del difensore della controparte è stata interpretata come un’accettazione di tale condizione. Di conseguenza, la Corte ha formalizzato l’accordo tra le parti, disponendo la compensazione integrale delle spese del giudizio di Cassazione, come previsto dall’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile.

Il doppio contributo unificato non è dovuto

Un altro aspetto significativo chiarito dall’ordinanza riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. Si tratta di un ulteriore versamento, pari a quello iniziale, che la parte che impugna una sentenza è tenuta a pagare se il suo ricorso viene integralmente respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile. La Corte ha ribadito un principio consolidato: questa norma ha carattere eccezionale e sanzionatorio, e non può essere applicata per analogia. Poiché il caso si è concluso con una rinuncia, e non con un rigetto o una declaratoria di inammissibilità, l’obbligo di versare il doppio contributo non sorge.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione di dichiarare l’estinzione del giudizio sulla base della manifesta volontà delle parti di porre fine alla lite. La rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte con la specifica clausola sulla compensazione delle spese, costituisce un atto che priva il processo del suo oggetto. La funzione del giudice, in questo contesto, non è più quella di decidere sulla fondatezza o meno delle pretese, ma di prendere atto dell’intervenuto accordo e formalizzarne gli effetti processuali. La ratio è quella di favorire la risoluzione concordata delle controversie, alleggerendo il carico giudiziario e consentendo alle parti di trovare una soluzione negoziale ai loro conflitti. La non applicazione del doppio contributo unificato in caso di rinuncia è coerente con questa logica, in quanto non vi è una soccombenza nel merito che giustifichi una misura sanzionatoria.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza degli strumenti di definizione stragiudiziale delle liti, anche in ambito tributario. L’estinzione del giudizio per rinuncia accettata è la naturale conseguenza processuale di un accordo raggiunto tra le parti. Le conclusioni pratiche che se ne possono trarre sono due: in primo luogo, è fondamentale che gli accordi transattivi che pongono fine a un giudizio pendente prevedano una chiara clausola sulla ripartizione delle spese legali, da trasfondere poi nell’atto di rinuncia. In secondo luogo, viene offerta una rassicurazione importante per i contribuenti: la scelta di abbandonare un ricorso a seguito di un accordo non comporta l’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato, incentivando così le soluzioni conciliative.

Quando un processo viene dichiarato estinto in Cassazione?
Un processo in Cassazione viene dichiarato estinto quando si verificano eventi che ne determinano la fine prima di una decisione nel merito, come la rinuncia al ricorso da parte del ricorrente, accettata dalle altre parti costituite, come avvenuto nel caso di specie a seguito di un accordo transattivo.

Se si rinuncia al ricorso in Cassazione dopo un accordo, le spese legali come vengono gestite?
Se l’atto di rinuncia, come in questo caso, specifica che le spese devono essere compensate e la controparte accetta tale condizione (ad esempio, apponendo un “visto e adesione”), la Corte formalizza l’accordo e dichiara le spese integralmente compensate tra le parti. La volontà delle parti è quindi determinante.

In caso di rinuncia al ricorso per cassazione, si deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Essendo una misura di carattere sanzionatorio, non può essere estesa al caso di estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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