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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Un contribuente ha impugnato una sentenza tributaria sfavorevole. In Cassazione, è stata formulata una proposta di definizione del giudizio. A causa della mancata richiesta di una decisione sul ricorso entro il termine di 40 giorni, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, assimilando il silenzio a una rinuncia. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Cosa Succede se Non Rispondi alla Proposta della Cassazione?

L’esito di un processo non dipende solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un esempio emblematico è il meccanismo dell’estinzione del giudizio di Cassazione per mancata reazione alla proposta di definizione. Il recente decreto della Suprema Corte, Sezione 5, n. 22647 del 2025, offre un chiaro monito sull’importanza della vigilanza processuale, specialmente nell’ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Un contribuente, a seguito di una sentenza a lui sfavorevole emessa dalla Commissione Tributaria Regionale, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La controversia vedeva contrapposto il cittadino all’Agenzia delle Entrate. Giunto il fascicolo presso la Suprema Corte, il procedimento seguiva il suo iter fino a un punto di svolta cruciale.

La Proposta di Definizione e la Conseguente Estinzione del Giudizio

Ai sensi dell’articolo 380-bis del codice di procedura civile, alle parti veniva comunicata una proposta per la definizione del giudizio. Questa procedura mira a velocizzare la risoluzione delle controversie la cui soluzione appare di pronta definizione. La norma prevede che, una volta ricevuta tale comunicazione, le parti abbiano un termine perentorio per chiedere che il ricorso sia comunque deciso in udienza.
Nel caso di specie, il ricorrente lasciava trascorrere il termine di quaranta giorni senza presentare alcuna istanza per la decisione. Questo silenzio, tutt’altro che neutro, ha innescato una precisa conseguenza giuridica.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione in modo lineare e stringente, basandosi su due norme chiave del codice di procedura civile.

In primo luogo, ha richiamato l’art. 380-bis, secondo comma, c.p.c. Questa disposizione stabilisce che, se nessuna delle parti chiede la fissazione dell’udienza entro il termine stabilito dalla comunicazione della proposta, il ricorso si intende rinunciato. L’inerzia della parte ricorrente viene quindi equiparata dalla legge a una vera e propria rinuncia all’impugnazione.

In secondo luogo, la Corte ha applicato l’art. 391, primo comma, c.p.c. Tale norma impone al giudice di dichiarare, anche d’ufficio, l’estinzione del processo in ogni caso in cui la legge lo preveda, come appunto nella fattispecie della rinuncia presunta. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio di Cassazione.

Infine, come corollario dell’estinzione, la Corte ha provveduto alla liquidazione delle spese processuali, condannando la parte ricorrente, la cui inattività aveva causato la chiusura del procedimento, al pagamento dei compensi in favore dell’Agenzia delle Entrate, quantificati in Euro 2.800,00 oltre alle spese prenotate a debito.

Le Conclusioni

La vicenda analizzata sottolinea un principio fondamentale del diritto processuale: la vigilanza e il rispetto dei termini sono essenziali. La proposta di definizione ex art. 380-bis c.p.c. non è un mero atto interlocutorio, ma un meccanismo che richiede una presa di posizione attiva. Il silenzio non è una strategia processuale percorribile in questo contesto, ma si traduce automaticamente in una sconfitta, con la chiusura del processo e la condanna alle spese. Per i cittadini e i loro legali, questo caso serve da severo promemoria: ogni comunicazione della Corte deve essere gestita con la massima attenzione e tempestività per evitare conseguenze irreparabili come l’estinzione del giudizio.

Cosa accade se non si risponde alla proposta di definizione del giudizio della Corte di Cassazione?
Se la parte ricorrente non chiede la decisione del ricorso entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta, il ricorso si considera rinunciato e la Corte dichiara l’estinzione del giudizio.

Qual è la base normativa per l’estinzione del giudizio in questo caso?
La decisione si fonda sull’articolo 380-bis, secondo comma, del codice di procedura civile, che equipara il silenzio alla rinuncia, e sull’articolo 391 dello stesso codice, che obbliga il giudice a dichiarare l’estinzione del processo nei casi previsti dalla legge.

Chi è tenuto a pagare le spese processuali in caso di estinzione del giudizio per inattività del ricorrente?
La parte ricorrente, la cui inattività ha causato l’estinzione del procedimento, viene condannata al pagamento delle spese del giudizio di legittimità in favore della parte controricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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