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Estinzione del giudizio: il caso del condono fiscale

Una società elettronica, accusata di operazioni inesistenti, ha impugnato avvisi di accertamento per Ires, Iva e Irap. Durante il ricorso in Cassazione, l’azienda ha aderito a un condono fiscale previsto dalla legge. La Corte di Cassazione, preso atto del perfezionamento della procedura di condono e dell’adesione dell’Agenzia delle Entrate, ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, senza entrare nel merito della controversia.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Condono Fiscale: Quando Porta all’Estinzione del Giudizio Tributario

L’adesione a un condono fiscale durante un contenzioso può cambiare radicalmente le sorti del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la definizione agevolata delle pendenze tributarie conduca inevitabilmente all’estinzione del giudizio, senza che i giudici entrino nel merito della controversia. Questo meccanismo, previsto dalla legge, offre una via d’uscita per il contribuente e per l’amministrazione finanziaria, chiudendo definitivamente la lite.

I Fatti del Caso: Dalle Operazioni Inesistenti alla Cassazione

Una società operante nel settore dell’elettronica si è vista notificare diversi avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’accusa era grave: aver partecipato a operazioni commerciali considerate inesistenti per gli anni d’imposta dal 2007 al 2010. Le imposte contestate erano Ires, Iva e Irap.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, annullando gli atti impositivi. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato il verdetto, confermando la validità degli accertamenti. Di fronte a questa sconfitta, l’azienda ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando la decisione di secondo grado.

La Svolta: il Condono e la Richiesta di Estinzione del Giudizio

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, si è aperta una finestra normativa importante: il D.L. n. 119 del 2018 ha introdotto una nuova forma di definizione agevolata delle controversie tributarie, comunemente nota come ‘condono’. La società ricorrente ha colto questa opportunità, presentando istanza per definire la lite e pagando integralmente le somme dovute.

L’Amministrazione finanziaria, dopo aver ricevuto la domanda e verificato il pagamento, non ha notificato alcun diniego entro i termini di legge. Anzi, ha successivamente comunicato al difensore della società di aderire alla richiesta di dichiarare l’estinzione del giudizio. A questo punto, il processo in Cassazione non aveva più ragione di proseguire sul merito della vicenda.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha preso atto della situazione e ha dichiarato estinto il processo per ‘cessazione della materia del contendere’. I giudici hanno spiegato che, una volta perfezionata la procedura di condono, non sussistono più le condizioni per esaminare i motivi del ricorso. La lite, infatti, è stata risolta direttamente tra le parti tramite lo strumento della definizione agevolata.

La Corte ha sottolineato che l’Agenzia delle Entrate non solo non ha opposto diniego alla domanda di condono entro il termine previsto (31 luglio 2020), ma non ha neppure presentato istanza di trattazione del giudizio entro la scadenza successiva (31 dicembre 2020), come richiesto dalla normativa per mantenere viva la causa. Questi passaggi procedurali hanno sigillato l’esito del processo.

Inoltre, la Corte ha chiarito due aspetti importanti sulle conseguenze dell’estinzione:
1. Spese di Giudizio: In base alla normativa specifica sul condono (art. 6, comma 13, D.L. n. 119/2018), le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è quindi una condanna alle spese per la parte soccombente.
2. Raddoppio del Contributo Unificato: Viene esclusa l’applicabilità della norma che impone al ricorrente non vittorioso di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. La Corte ha specificato che l’estinzione non equivale a un rigetto o a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ma rappresenta un esito diverso che non fa scattare tale sanzione processuale.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata nel risolvere le liti tributarie. Per i contribuenti, il condono rappresenta una possibilità concreta di chiudere un contenzioso in modo certo, anche quando è pendente in Cassazione, evitando i rischi e i tempi di un giudizio di merito. Per l’amministrazione finanziaria, è un modo per incassare somme e ridurre il carico di lavoro degli uffici e dei tribunali. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la procedura, l’estinzione del giudizio è un esito automatico, che prevale su qualsiasi valutazione di merito delle ragioni delle parti.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a un condono?
Se la procedura di condono si perfeziona correttamente (con la presentazione della domanda e il pagamento delle somme, senza che l’Agenzia delle Entrate notifichi un diniego nei termini), il processo viene dichiarato estinto per cessazione della materia del contendere, senza una decisione nel merito.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per condono?
La normativa specifica del condono (art. 6, comma 13, del D.L. n. 119/2018) stabilisce che le spese legali del giudizio estinto rimangono a carico della parte che le ha anticipate. Non c’è quindi una condanna al pagamento delle spese della controparte.

In caso di estinzione per condono, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’estinzione del giudizio è una pronuncia diversa dal rigetto, dall’inammissibilità o dall’improponibilità del ricorso. Pertanto, non si applica la norma che prevede l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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