Estinzione del Giudizio per Rinuncia: Chi Paga le Spese Legali?
L’esito di un contenzioso legale non si conclude sempre con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione. A volte, il processo si interrompe prima. Un caso emblematico è l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia della parte che ha promosso la causa. Un recente decreto della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale in questi scenari: la ripartizione delle spese legali.
I Fatti di Causa
Una società a responsabilità limitata aveva impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale, portando la controversia fiscale davanti alla Corte di Cassazione. La controparte nel giudizio era l’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, la stessa società ricorrente ha depositato un atto formale con cui ha dichiarato di rinunciare al proprio ricorso, manifestando la volontà di non proseguire con l’azione legale.
La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio
Preso atto della rinuncia formalizzata dalla società, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione tributaria. Al contrario, ha applicato le norme procedurali previste per questi casi. La Suprema Corte ha dichiarato formalmente l’estinzione del giudizio di legittimità. In pratica, il processo si è concluso senza una decisione sulla fondatezza o meno delle pretese iniziali. La questione centrale, a questo punto, è diventata la gestione dei costi sostenuti fino a quel momento dalle parti.
Le Motivazioni
La motivazione del decreto è tanto sintetica quanto chiara. I giudici hanno basato la loro decisione su due elementi fondamentali:
1. La Rinuncia al Ricorso: L’atto depositato dalla società ricorrente è stato il presupposto decisivo. La volontà di non proseguire ha privato il processo del suo oggetto.
2. La Disciplina delle Spese: In conseguenza della rinuncia, la Corte ha stabilito che le spese legali dovessero rimanere a carico delle parti che le avevano anticipate. Ciò significa che la società ricorrente ha dovuto sostenere i costi del proprio avvocato e l’Amministrazione Finanziaria quelli della propria difesa. Questa decisione si fonda sul principio codificato dall’art. 391 del codice di procedura civile, che regola proprio gli effetti della rinuncia nel giudizio di Cassazione. Il provvedimento ha inoltre specificato che i difensori delle parti hanno un termine di dieci giorni dalla comunicazione del decreto per poter richiedere la fissazione di un’udienza, garantendo un ulteriore momento di contraddittorio procedurale.
Le Conclusioni
Questo decreto offre un’importante lezione pratica. La rinuncia al ricorso è uno strumento che può porre fine a un contenzioso, ma le sue conseguenze economiche non sono da sottovalutare. La regola generale, come confermato dalla Cassazione, è che in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non c’è un vincitore che ha diritto al rimborso delle spese legali. Ciascuna parte sopporta i propri costi. Questa pronuncia ribadisce un principio di auto-responsabilità processuale: la scelta di abbandonare un’azione legale comporta l’onere delle spese fino a quel momento sostenute. Per le aziende e i privati, ciò significa che la decisione di rinunciare a un appello deve essere attentamente ponderata, considerando non solo le probabilità di successo, ma anche i costi legali che, in questo scenario, non saranno recuperati.
Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il procedimento legale viene dichiarato estinto, il che significa che si conclude senza una decisione sul merito della questione.
In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Secondo quanto stabilito nel decreto, le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate. In altre parole, ogni parte paga i propri avvocati e i costi sostenuti.
Dopo la comunicazione del decreto di estinzione, le parti possono fare qualcosa?
Sì, il decreto informa i difensori delle parti che hanno a disposizione un termine di dieci giorni dalla comunicazione per chiedere che venga fissata un’udienza.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 19875 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 19875 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 17/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso n. 27771/2016
proposto da:
RAGIONE_SOCIALE in persona del legale rappresentante pro tempore , rappresentata e difesa, anche disgiuntamente tra loro, dagli avv.ti NOME COGNOME e NOME COGNOME;
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato;
-controricorrente-
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Lazio n. 2352/37/2016, depositata il 27 aprile 2016.
Visto l’atto depositato il 5 marzo 2019 con il quale la ricorrente ha rinunciato al ricorso; considerato che le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità e dispone che le spese restino a carico delle parti che le hanno anticipate.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 15/07/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME