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Estinzione del giudizio: accordo tra le parti

Una lunga controversia tributaria, nata dalla contestazione del mancato inserimento delle royalties nel valore doganale delle merci importate, si conclude in Cassazione. Le società ricorrenti e l’Agenzia delle Dogane hanno raggiunto un accordo, presentando un’istanza congiunta di rinuncia al ricorso. La Corte Suprema, prendendo atto della volontà delle parti, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, con compensazione delle spese legali, ponendo fine al contenzioso.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del giudizio: come un accordo chiude una lite fiscale in Cassazione

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi, spesso in modo consensuale tra le parti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un esempio emblematico di come, anche nelle fasi finali di un complesso contenzioso fiscale, un accordo possa prevalere sulla prosecuzione della lite. Il caso in esame, originato da una disputa sul valore doganale di merci importate e sul calcolo delle royalties, si è concluso proprio con una declaratoria di estinzione a seguito di un’istanza congiunta delle parti.

I Fatti: Una Lunga Controversia su Royalties e Dazi Doganali

La vicenda trae origine da operazioni di importazione di merci avvenute nel 2012. L’Agenzia delle Dogane aveva contestato a una società importatrice di non aver correttamente incluso nel valore dichiarato in dogana i corrispettivi (royalties) versati a una società licenziante per un contratto di licenza.

Secondo l’Amministrazione finanziaria, tali royalties erano una componente essenziale del valore di transazione e, pertanto, dovevano essere assoggettate ai dazi doganali. Di conseguenza, l’Agenzia aveva emesso un avviso di rettifica per recuperare i maggiori diritti e un atto di irrogazione di sanzioni.

Il contenzioso ha attraversato tutti i gradi di giudizio:

1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto le ragioni delle società, annullando le sanzioni ma confermando la rettifica dei dazi.
2. Appello: La Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, dando piena ragione all’Agenzia delle Dogane.
3. Prima Cassazione: La Corte di Cassazione, con una precedente sentenza, aveva accolto in parte i motivi di ricorso delle società (relativi a una duplicazione dell’IVA e al calcolo degli interessi) e aveva rinviato la causa al giudice regionale per una nuova valutazione.
4. Giudizio di Rinvio: La Corte di giustizia tributaria di secondo grado si era conformata ai principi espressi dalla Cassazione, ma aveva rigettato le altre doglianze dei contribuenti.

Contro quest’ultima pronuncia, le società avevano nuovamente proposto ricorso per cassazione, e l’Agenzia aveva risposto con controricorso e ricorso incidentale.

L’Accordo tra le Parti e la richiesta di estinzione del giudizio

Giunto alla fase finale davanti alla Suprema Corte, il lungo percorso processuale ha avuto una svolta inattesa. Anziché attendere una decisione sul merito dei ricorsi, le società e l’Agenzia delle Dogane hanno sottoscritto un atto congiunto. Con tale atto, hanno manifestato la volontà di porre fine alla controversia, chiedendo la declaratoria di cessazione della materia del contendere e la compensazione delle spese di lite.

Questo passo dimostra come gli strumenti deflattivi del contenzioso possano essere utilizzati efficacemente anche nel grado più alto della giurisdizione, permettendo di raggiungere una soluzione concordata che evita i tempi e le incertezze di un’ulteriore pronuncia giurisdizionale.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’estinzione del giudizio

La Corte di Cassazione, preso atto dell’istanza congiunta, non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta delle parti. Il Collegio ha rilevato che la rinuncia al ricorso, formalizzata da entrambe le parti processuali, determina la conclusione del processo.

Le motivazioni

La motivazione della sentenza è concisa e si fonda sull’applicazione diretta delle norme procedurali. In particolare, gli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile disciplinano la rinuncia al ricorso e i suoi effetti. Quando tutte le parti concordano nel voler terminare la lite, chiedendo la compensazione delle spese, il giudice non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si limita a dichiarare l’estinzione del giudizio. La volontà congiunta delle parti diventa la causa stessa della fine del processo, in ossequio al principio dispositivo che governa il processo civile e, per estensione, quello tributario.

Le conclusioni

La pronuncia in commento, pur non decidendo nel merito una questione di diritto tributario, offre importanti spunti di riflessione. Evidenzia come la via della composizione bonaria della lite sia sempre percorribile, anche quando il contenzioso ha raggiunto il suo apice in Cassazione. Per le imprese e per l’Amministrazione finanziaria, l’accordo può rappresentare una soluzione vantaggiosa, consentendo di definire con certezza una situazione pendente, risparmiando tempo, costi e risorse che sarebbero altrimenti impiegati nel proseguimento del giudizio. Questa sentenza ribadisce l’importanza del dialogo tra contribuente e Fisco come strumento per una gestione efficiente delle controversie.

Per quale motivo il giudizio si è concluso con questa sentenza?
Il giudizio si è concluso perché tutte le parti coinvolte (le società ricorrenti e l’Agenzia delle Dogane) hanno presentato un’istanza congiunta alla Corte di Cassazione, rinunciando ai rispettivi ricorsi e chiedendo di dichiarare la fine della controversia con compensazione delle spese.

Qual era l’oggetto principale della controversia fiscale?
L’oggetto principale era la corretta determinazione del valore doganale di merci importate. In particolare, si discuteva se le royalties, pagate dalla società importatrice alla società licenziante, dovessero essere incluse nella base imponibile per il calcolo dei dazi doganali.

Cosa significa che la Corte ha disposto la ‘compensazione delle spese’?
Significa che, in linea con l’accordo raggiunto tra le parti, la Corte ha stabilito che ogni parte dovesse farsi carico delle proprie spese legali sostenute per il giudizio. Nessuna parte è stata condannata a rimborsare i costi legali all’altra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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