Estinzione del Giudizio per Accordo: Chi Paga le Spese?
L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un contenzioso legale può concludersi senza una sentenza che decida nel merito della questione. Questo avviene quando le parti raggiungono un accordo o quando si verificano altre condizioni previste dalla legge. Un recente decreto della Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, chiarisce un aspetto fondamentale di questa procedura: la ripartizione delle spese legali. Analizziamo insieme questo caso pratico per comprendere le dinamiche e le conseguenze di una definizione agevolata tra contribuente e Fisco.
I Fatti del Caso: Dal Contenzioso all’Accordo
La vicenda trae origine da un ricorso presentato dall’Amministrazione Finanziaria contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale favorevole a una società a responsabilità limitata. Il contenzioso, giunto fino al terzo grado di giudizio, ha però subito una svolta decisiva. L’ente ricorrente ha depositato un atto con cui chiedeva l’estinzione del giudizio, dichiarando che le parti avevano perfezionato una “definizione agevolata” ai sensi della normativa vigente (art. 36 DL n. 124/2019). Questo strumento consente di chiudere le pendenze con il Fisco attraverso un accordo transattivo, evitando così la prosecuzione della causa.
La Decisione della Corte sull’Estinzione del Giudizio
Preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite, la Corte di Cassazione ha accolto la richiesta. Con un decreto, ha formalmente dichiarato estinto il giudizio di legittimità. La parte più significativa del provvedimento, tuttavia, riguarda la statuizione sulle spese processuali. La Corte ha disposto che le spese restino a carico delle parti che le hanno anticipate. Inoltre, ha stabilito che il decreto venga comunicato ai difensori, i quali hanno un termine di dieci giorni per richiedere la fissazione di un’udienza, qualora lo ritengano necessario.
Le Motivazioni: L’Accordo tra le Parti e la Compensazione delle Spese
La motivazione alla base della decisione sulle spese risiede nella natura stessa dell’estinzione del giudizio per accordo. Quando le parti decidono autonomamente di risolvere la controversia, viene meno il presupposto per una condanna alle spese a carico di una parte soccombente, poiché, di fatto, non c’è né un vincitore né un vinto. La legge (nello specifico l’art. 391 cod. proc. civ.) e la prassi giurisprudenziale consolidata prevedono che, in tali circostanze, ciascuna parte sopporti i costi che ha sostenuto fino a quel momento. La definizione agevolata, essendo un accordo, rientra pienamente in questa logica. La Corte, quindi, non fa altro che applicare questo principio, stabilendo che ogni parte si faccia carico delle proprie spese legali anticipate.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Definizione Agevolata
Il decreto in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la definizione agevolata è uno strumento efficace per chiudere i contenziosi tributari, portando all’estinzione del giudizio anche in Cassazione. In secondo luogo, chiarisce in modo inequivocabile il regime delle spese legali in questi casi: la regola generale è la compensazione, ovvero ciascuno paga per sé. Questa prevedibilità è cruciale per le parti che valutano di aderire a un accordo, poiché permette di calcolare con precisione i costi complessivi della chiusura della lite, senza il rischio di essere condannati a rimborsare le spese della controparte. Infine, la possibilità di chiedere un’udienza entro dieci giorni funge da garanzia procedurale, sebbene nella pratica sia un’eventualità rara quando l’estinzione deriva da un accordo condiviso.
Quando si può chiedere l’estinzione del giudizio?
L’estinzione del giudizio può essere chiesta quando le parti raggiungono un accordo per porre fine alla controversia, come nel caso di una “definizione agevolata” prevista dalla legge tributaria, o per altre cause previste dal codice di procedura civile.
Cosa succede alle spese legali in caso di estinzione del giudizio per accordo?
In base al decreto analizzato, quando il giudizio si estingue a seguito di un accordo tra le parti, le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate. In pratica, ogni parte paga i propri avvocati e i costi sostenuti.
Dopo il decreto di estinzione, le parti possono ancora chiedere un’udienza?
Sì, il decreto stabilisce che i difensori delle parti hanno un termine di dieci giorni dalla comunicazione del provvedimento per poter chiedere che sia fissata un’udienza.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 19022 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 5 Num. 19022 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 11/07/2025
L A C O R T E S U P R E M A DI C A S S A Z I O N E
SEZIONE TRIBUTARIA
LA PRESIDENTE
D E C R E T O
Sul ricorso n. 34997/2019 proposto da:
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Direttore pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato;
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE in persona del legale rappresentante pro tempore , rappresentata e difesa, anche disgiuntamente tra loro, dagli avv.ti NOME COGNOME e NOME COGNOME;
-controricorrente-
avverso la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Piemonte n. 1202/3/2018, depositata il 9 luglio 2018.
Visto l’atto depositato il 21 giugno 2023 con il quale il ricorrente ha chiesto l’estinzione del giudizio dichiarando perfezionata tra le parti la definizione agevolata ai sensi dell’art. 36 DL n. 124/2019; considerato che le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate; visto l’art. 391 cod. proc. civ.
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di legittimità e dispone che le spese restino a carico delle parti che le hanno anticipate.
Dispone che il presente decreto sia comunicato ai difensori delle parti costituite, avvisandoli che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Roma, 08/07/2025
La Presidente titolare NOME COGNOME