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Estinzione del giudizio: accordo e rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio in una controversia fiscale tra un istituto bancario e un Comune. Le parti avevano raggiunto un accordo stragiudiziale, portando l’istituto a rinunciare al ricorso. La Corte, prendendo atto della rinuncia e dell’adesione del Comune, ha dichiarato il processo estinto, compensando le spese legali tra le parti come da loro richiesto.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Estinzione del Giudizio: Quando l’Accordo Mette Fine alla Lite in Cassazione

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una sentenza che decida nel merito la controversia. Ciò accade, ad esempio, quando le parti trovano un accordo e la parte che ha iniziato la causa decide di rinunciare. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa dinamica in un contenzioso tributario, dimostrando come un accordo stragiudiziale possa efficacemente porre fine a una lite pendente.

I Fatti di Causa: una Controversia Fiscale sull’IMU

La vicenda nasce da una disputa tra un importante istituto di credito e un Comune, avente ad oggetto alcuni avvisi di accertamento e un diniego di rimborso relativi all’IMU per gli anni 2012 e 2013. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla banca, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente riformato la decisione, accogliendo l’appello del Comune.

Non soddisfatto della pronuncia di secondo grado, l’istituto bancario ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte. Il Comune, a sua volta, si è difeso presentando un controricorso.

La Svolta: l’Accordo e la Rinuncia che portano all’Estinzione del Giudizio

Durante il corso del processo in Cassazione, le parti hanno intrapreso una via alternativa per risolvere la loro controversia. Hanno infatti raggiunto un accordo di conciliazione stragiudiziale. Questo accordo ha risolto le questioni pendenti, facendo venire meno l’interesse dell’istituto di credito a proseguire con il giudizio.

Di conseguenza, la banca ha formalmente depositato un atto di rinuncia al ricorso. A tale atto ha fatto seguito l’adesione del Comune, che ha sottoscritto la rinuncia, manifestando il proprio consenso alla chiusura della lite. Questo passaggio è fondamentale, perché la rinuncia per essere efficace necessita dell’accettazione della controparte, a meno che questa non abbia un interesse proprio alla prosecuzione del giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, presa visione degli atti, ha semplicemente applicato le norme procedurali pertinenti. Ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza. L’art. 391 c.p.c. stabilisce poi che sulla rinuncia la Corte provvede con ordinanza e dichiara l’estinzione del processo.

La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando la presenza dei presupposti legali: la rinuncia di una parte e l’accettazione dell’altra. Coerentemente con l’accordo raggiunto tra le parti, che solitamente regola anche questo aspetto, i giudici hanno disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i propri costi legali, senza alcuna condanna al rimborso.

Infine, la Corte ha specificato che, in caso di estinzione per rinuncia, non si applica la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato. Questa misura, di natura sanzionatoria, è prevista solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non quando il processo si chiude a seguito di un accordo tra le parti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza e l’efficacia degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, come la conciliazione stragiudiziale. Anche quando una causa è giunta al massimo grado di giudizio, le parti mantengono la facoltà di trovare un accordo che possa soddisfare i loro interessi meglio e più rapidamente di una sentenza. La conseguenza processuale di tale accordo è, come visto, l’estinzione del giudizio, una soluzione che permette di definire la lite in modo tombale, con un notevole risparmio di tempo e risorse per le parti coinvolte e per il sistema giudiziario stesso.

Cosa succede se le parti di un processo in Cassazione raggiungono un accordo?
Se le parti raggiungono un accordo, la parte che ha promosso il ricorso può rinunciarvi. Se la controparte accetta la rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente il processo senza una decisione sul merito.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Generalmente, quando l’estinzione deriva da un accordo, le parti stabiliscono anche come regolare le spese legali. Come nel caso di specie, la soluzione più comune è la compensazione, in cui ogni parte sostiene i propri costi. La Corte si limita a ratificare tale accordo.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento di sanzioni o costi aggiuntivi?
No. La Corte ha chiarito che il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’) non è dovuto in caso di estinzione del processo per rinuncia, poiché tale misura si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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