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Esterovestizione e IVA: la Cassazione chiarisce

Una società di logistica di diritto rumeno, controllata da una capogruppo italiana, è stata oggetto di un accertamento fiscale per esterovestizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che, data la residenza fiscale effettiva in Italia, la società è tenuta al versamento dell’IVA per le sole operazioni rese a clienti italiani, considerate transazioni domestiche. La Corte ha però annullato la precedente sentenza che aveva erroneamente esteso l’imponibilità a tutte le operazioni, comprese quelle verso clienti esteri, ordinando un nuovo esame per un corretto ricalcolo dell’imposta.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esterovestizione e IVA: Nuovi Chiarimenti dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, interviene sul tema dell’esterovestizione, definendo i confini della territorialità IVA per le società estere che operano di fatto in Italia. La decisione chiarisce quando le prestazioni di servizio sono imponibili nel nostro Paese e come si applicano i regimi IVA, offrendo spunti fondamentali per le imprese internazionali.

I Fatti del Caso

Una società di logistica con sede legale in Romania, ma interamente controllata da una capogruppo italiana, è stata oggetto di un accertamento fiscale. L’Agenzia delle Entrate contestava l’esterovestizione della società, sostenendo che, nonostante la sede formale all’estero, la sua reale sede amministrativa e decisionale fosse in Italia. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi ritenuto la società fiscalmente residente in Italia, emettendo un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA basato sull’assenza di autonomia gestionale e organizzativa della filiale rumena rispetto alla controllante italiana.

Il Percorso Giudiziario e la Questione della Territorialità IVA

Il contenzioso ha visto esiti alterni nei primi due gradi di giudizio. La Commissione Tributaria di primo grado aveva annullato l’accertamento per l’IVA, mentre la Commissione Regionale, in appello, lo aveva confermato integralmente. Secondo i giudici d’appello, una volta accertata l’esterovestizione, e dato che il principale cliente era la società italiana controllante, tutte le prestazioni di servizio dovevano considerarsi imponibili ai fini IVA in Italia. Tale conclusione si basava sul principio di territorialità (art. 7-ter DPR 633/1972), che lega l’imposta al domicilio del committente.

La Decisione della Cassazione sul caso di esterovestizione

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso della società, fornendo una lettura più precisa della normativa. I giudici hanno confermato la correttezza del principio applicato per determinare l’imponibilità IVA: le prestazioni di servizi tra soggetti passivi (B2B) sono fiscalmente rilevanti nel Paese in cui è stabilito il committente. Tuttavia, la Corte ha individuato un errore cruciale nell’applicazione di tale principio da parte della sentenza d’appello.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si articola su due punti principali.
1. Distinzione delle operazioni: La Commissione Regionale ha sbagliato ad attrarre tutte le operazioni della società rumena all’imponibilità in Italia. Avrebbe dovuto distinguere tra le prestazioni rese a committenti italiani (correttamente imponibili in Italia) e quelle rese a committenti esteri. Queste ultime, infatti, non sono soggette a IVA in Italia, poiché il criterio della territorialità le colloca al di fuori del campo di applicazione dell’imposta nazionale. L’accertamento deve quindi essere limitato solo alle prime.
2. Inapplicabilità del Reverse Charge: La Corte ha respinto la tesi difensiva della società, secondo cui l’IVA avrebbe dovuto essere assolta tramite il meccanismo del “reverse charge” dal committente italiano. Poiché è stata accertata l’esterovestizione, la società rumena è considerata a tutti gli effetti un soggetto fiscalmente residente in Italia. Di conseguenza, le operazioni tra lei e la sua controllante italiana non sono transfrontaliere, ma mere operazioni interne. In questo contesto, non si applica il regime speciale del reverse charge, bensì il regime IVA ordinario, che pone l’obbligo di versamento dell’imposta in capo al prestatore del servizio, cioè la società stessa.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata annullata con rinvio. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare l’imposta dovuta, escludendo dal conteggio le operazioni effettuate verso clienti non italiani e rimodulando le sanzioni. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’esterovestizione trasforma una società formalmente estera in un soggetto fiscalmente italiano, con l’obbligo di applicare l’IVA secondo le regole nazionali per tutte le operazioni territorialmente rilevanti in Italia. Tuttavia, non può estendere tale obbligo a operazioni che, per loro natura, rimangono al di fuori del campo di applicazione dell’IVA italiana.

Se una società estera è considerata ‘esterovestita’, deve pagare l’IVA in Italia?
Sì, ma solo per le prestazioni di servizi rese a clienti (committenti) che sono stabiliti in Italia. Le operazioni verso clienti esteri non sono imponibili in Italia.

In un caso di esterovestizione, si applica il meccanismo del ‘reverse charge’ per le operazioni con clienti italiani?
No. La Corte ha chiarito che, una volta accertata l’esterovestizione, la società è considerata fiscalmente residente in Italia. Pertanto, le transazioni con clienti italiani sono considerate operazioni interne e soggette al regime IVA ordinario, dove è il fornitore (la società esterovestita) a dover versare l’imposta, non il cliente tramite reverse charge.

Qual è stato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale secondo la Cassazione?
L’errore è stato considerare imponibili in Italia tutte le operazioni della società esterovestita, senza distinguere tra quelle rese a clienti italiani e quelle rese a clienti di altri Paesi. La Cassazione ha specificato che l’obbligo IVA in Italia sussiste solo per le prime.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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