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Esenzione TASI scuola paritaria: i criteri corretti

In un caso riguardante l’esenzione TASI per una scuola paritaria, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che si era basata su un semplice confronto matematico tra la retta media percepita e il costo medio nazionale per studente. La Corte ha stabilito che per ottenere l’esenzione TASI scuola paritaria, è necessario un accertamento concreto e puntuale che dimostri il carattere “simbolico” della retta, intesa come un corrispettivo irrisorio che copre solo una minima frazione del costo del servizio, ponendo l’onere della prova a carico del contribuente.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione TASI Scuola Paritaria: La Cassazione detta le regole

La questione dell’esenzione TASI scuola paritaria rappresenta un tema di grande interesse per gli enti non profit che operano nel settore dell’istruzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce sui criteri da adottare per determinare se un’attività didattica possa considerarsi “non commerciale” e, di conseguenza, beneficiare dell’esenzione fiscale. La decisione ribalta un approccio puramente matematico, privilegiando una valutazione sostanziale e caso per caso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di due avvisi di accertamento TASI per gli anni 2014 e 2015, emessi da un Comune nei confronti di una congregazione religiosa che gestiva una scuola paritaria. La congregazione sosteneva di aver diritto all’esenzione in quanto l’attività didattica era svolta con modalità non commerciali.

Sia il giudice di primo grado che la Corte di giustizia tributaria di secondo grado avevano dato ragione alla scuola. La decisione d’appello, in particolare, si era fondata su un criterio indicato in alcune istruzioni ministeriali: il confronto tra il corrispettivo medio (CM) percepito dall’ente e il costo medio per studente (CMS) elaborato a livello nazionale dal Ministero. Poiché la retta media della scuola risultava inferiore al costo medio statale, i giudici di merito avevano concluso per la natura non commerciale dell’attività, confermando l’esenzione. Il Comune, non condividendo questa impostazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’esenzione TASI scuola paritaria

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa al giudice di secondo grado per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nel rigetto del criterio meccanico e forfettario utilizzato dalla corte territoriale.

Secondo gli Ermellini, la qualificazione di un’attività come “non commerciale” ai fini dell’esenzione fiscale non può dipendere dalla mera applicazione di un parametro matematico contenuto in istruzioni ministeriali. Queste ultime, infatti, non hanno forza di legge e non possono vincolare l’interpretazione del dato normativo primario. Il giudice deve invece procedere a una valutazione puntuale e concreta della situazione specifica.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su diversi punti chiave.

In primo luogo, ha ribadito che il riferimento normativo fondamentale è il D.M. 19 novembre 2012, n. 200. Questo decreto stabilisce che un’attività didattica è considerata non commerciale se è svolta a titolo gratuito oppure “dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio”.

Il concetto di corrispettivo simbolico diventa quindi centrale. Non si tratta di un qualsiasi importo inferiore a una media nazionale, ma di una somma irrisoria, marginale e del tutto residuale rispetto alla natura della prestazione. Deve essere un importo tale da non potersi porre in relazione sinallagmatica con il servizio reso, avvicinando la prestazione a un’erogazione gratuita piuttosto che a una vendita di servizi.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato che questo approccio rigoroso è necessario per allineare la normativa interna a quella europea in materia di aiuti di Stato. Un’esenzione fiscale concessa a un soggetto che, pur senza scopo di lucro, opera sul mercato offrendo servizi in concorrenza con altri, può configurarsi come un aiuto di Stato illegittimo. Per evitare ciò, è indispensabile che l’attività sia effettivamente priva di carattere economico, e la natura simbolica del corrispettivo è l’indicatore principale di tale assenza.

Infine, la Corte ha chiarito che il criterio del confronto tra retta media (CM) e costo medio per studente (CMS) è stato elaborato in un contesto diverso, ovvero quello della determinazione dei contributi pubblici da assegnare alle scuole paritarie. Utilizzarlo per decidere un’esenzione fiscale è improprio, perché si tratta di due finalità distinte: una è allocare risorse pubbliche, l’altra è stabilire il presupposto di un tributo. L’onere di dimostrare la natura simbolica della retta, e quindi il diritto all’esenzione TASI scuola paritaria, grava interamente sul contribuente.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: l’esenzione TASI per l’attività didattica svolta in regime di scuola paritaria presuppone, con onere della prova a carico del contribuente, un accertamento in concreto delle modalità non commerciali dell’attività. Nello specifico, è necessario dimostrare la percezione di un corrispettivo “simbolico”, idoneo a coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio. Tale accertamento non può risolversi nel mero confronto tra il corrispettivo medio percepito dall’ente e il costo medio per studente rilevato dal Ministero su base nazionale.

Per ottenere l’esenzione TASI, è sufficiente che la retta di una scuola paritaria sia inferiore al costo medio per studente calcolato dal Ministero?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. Questo criterio, previsto da istruzioni ministeriali, non è vincolante e non basta a qualificare l’attività come “non commerciale” ai fini fiscali.

Qual è il criterio corretto per stabilire se l’attività di una scuola paritaria è “non commerciale” e ha quindi diritto all’esenzione TASI?
Il criterio corretto richiede un accertamento in concreto per verificare se il corrispettivo richiesto agli studenti sia “simbolico”. Questo significa che la retta deve essere di importo irrisorio, tale da coprire solo una minima frazione del costo effettivo del servizio, senza avere una reale relazione con esso.

A chi spetta l’onere di provare che l’attività didattica è svolta con modalità non commerciali?
L’onere della prova spetta al contribuente, in questo caso alla scuola. È la scuola che deve dimostrare in giudizio, con prove concrete, che le rette percepite hanno carattere puramente simbolico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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