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Esenzione TASI alloggi sociali: la Cassazione chiarisce

Un ente che gestisce edilizia pubblica ha contestato un avviso di accertamento per la TASI, sostenendo il diritto all’esenzione per i suoi immobili in quanto alloggi sociali. Le corti di merito avevano negato il beneficio, legandolo a un canone di locazione specifico e molto basso. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per l’esenzione TASI alloggi sociali il criterio determinante è la funzione dell’immobile come definita dalla normativa nazionale (D.M. 22/04/2008), e non un importo predeterminato del canone. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione TASI alloggi sociali: la Cassazione definisce i criteri

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sui requisiti per l’esenzione TASI alloggi sociali. La pronuncia stabilisce che la qualifica di ‘alloggio sociale’, e la conseguente esenzione fiscale, non dipende da un canone di locazione irrisorio, ma dalla funzione sociale che l’immobile svolge, secondo i criteri definiti dalla normativa nazionale. Questa decisione segna un punto di svolta per gli enti di edilizia residenziale pubblica e per la corretta interpretazione delle agevolazioni fiscali.

I fatti del caso: la richiesta di esenzione TASI

La vicenda ha origine dal ricorso presentato da un ente territoriale per l’edilizia residenziale (A.T.E.R.) contro un avviso di accertamento emesso da un Comune per il mancato pagamento della TASI relativa all’anno 2017, per un importo complessivo di oltre 300.000 euro. L’ente sosteneva che gli immobili in questione, destinati a edilizia residenziale pubblica, dovessero beneficiare dell’esenzione prevista per gli ‘alloggi sociali’.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale in primo grado, sia la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano respinto le ragioni dell’ente. Secondo i giudici di merito, l’esenzione non era applicabile perché gli immobili non rispettavano un requisito ritenuto essenziale: essere locati a un ‘canone sociale’ specifico, identificato in 7,75 euro mensili. Tale interpretazione, tuttavia, si basava su una normativa regionale non direttamente pertinente alla definizione fiscale di alloggio sociale.

Il nodo della questione: la definizione di “alloggio sociale”

Il punto cruciale del contenzioso, giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, era stabilire quali fossero i reali criteri per definire un immobile come ‘alloggio sociale’ ai fini dell’esenzione TASI. L’ente ricorrente ha contestato l’interpretazione dei giudici di merito, sostenendo che avessero erroneamente applicato una norma regionale per definire un concetto disciplinato, ai fini fiscali, da una fonte nazionale, ovvero il Decreto Interministeriale del 22 aprile 2008.

Secondo la difesa dell’ente, tale decreto definisce l’alloggio sociale in base alla sua funzione: essere un’unità immobiliare adibita a uso residenziale in locazione permanente, volta a ridurre il disagio abitativo di persone e nuclei familiari svantaggiati. In questa definizione, non vi è alcun riferimento a un importo specifico del canone di locazione.

La decisione della Cassazione sull’esenzione TASI alloggi sociali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame. I giudici supremi hanno chiarito che l’interpretazione dei giudici di merito era errata e basata su una falsa applicazione della legge.

La Corte ha affermato un principio di diritto cruciale: la nozione di ‘alloggio sociale’ rilevante per l’esenzione dai tributi locali (prima IMU e poi TASI) è quella contenuta nel Decreto del Ministro delle Infrastrutture del 22 aprile 2008. Questo decreto non lega la qualifica di alloggio sociale a un canone predeterminato e simbolico, ma a una serie di caratteristiche funzionali e oggettive.

La distinzione tra alloggi IACP e alloggi sociali

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte è la distinzione tra gli immobili genericamente gestiti dagli Istituti Autonomi Case Popolari (o enti analoghi) e quelli che rientrano specificamente nella categoria di ‘alloggio sociale’. Non tutti gli immobili di edilizia residenziale pubblica sono automaticamente ‘sociali’. Per questi ultimi, il legislatore ha previsto un’esenzione totale dal tributo, mentre per i primi è prevista una detrazione.

L’esenzione, essendo una norma agevolativa, è di stretta interpretazione e si applica solo agli immobili che soddisfano puntualmente i requisiti del D.M. 2008, tra cui:

* Uso residenziale in locazione permanente.
* Funzione di interesse generale per ridurre il disagio abitativo.
* Destinazione a persone e nuclei familiari svantaggiati non in grado di accedere al libero mercato.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che i giudici di secondo grado hanno commesso un ‘error in iudicando’ nel ricondurre la fattispecie a una previsione normativa errata. L’aver ancorato l’esenzione a un canone mensile di 7,75 euro, desunto da una legge regionale con finalità diverse, ha portato a una conclusione giuridicamente scorretta. La normativa nazionale, che disciplina la materia fiscale, ha l’obiettivo di definire l’alloggio sociale sulla base del suo scopo primario di coesione sociale, non sulla base di un importo specifico. La Corte ha ribadito che le norme regionali non possono integrare o modificare la disciplina speciale e nazionale sugli ‘alloggi sociali’ ai fini tributari, specialmente se emanate in un contesto temporale e funzionale diverso.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza della Cassazione stabilisce che per ottenere l’esenzione TASI, un ente deve dimostrare che i propri immobili possiedono le caratteristiche funzionali di ‘alloggio sociale’ come delineate dal D.M. 22 aprile 2008. Il canone di locazione, sebbene debba essere adeguato alla condizione degli assegnatari, non è di per sé un criterio rigido e predeterminato a un importo specifico. Questa pronuncia ripristina la corretta gerarchia delle fonti e garantisce un’applicazione uniforme della normativa fiscale su tutto il territorio nazionale, proteggendo la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica.

Quali sono i requisiti per definire un immobile ‘alloggio sociale’ ai fini dell’esenzione TASI?
Un immobile è definito ‘alloggio sociale’ se è un’unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente, che svolge una funzione di interesse generale per ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, i quali non sono in grado di accedere al mercato libero delle locazioni. La definizione fa riferimento ai criteri stabiliti dal Decreto Interministeriale del 22 aprile 2008.

È necessario un canone di locazione specifico e molto basso per ottenere l’esenzione TASI?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la qualifica di ‘alloggio sociale’ non dipende dall’applicazione di un canone di locazione predeterminato e irrisorio (come i 7,75 euro mensili ipotizzati nel caso di specie). Il criterio determinante è la funzione sociale dell’immobile, non un importo specifico del canone.

Tutti gli immobili gestiti da enti di edilizia residenziale pubblica (ex IACP) sono automaticamente esenti dalla TASI?
No, non tutti. La Corte distingue tra gli immobili genericamente assegnati dagli enti di edilizia residenziale pubblica (per i quali è prevista una detrazione) e quelli che rientrano specificamente nella definizione di ‘alloggio sociale’ (per i quali è prevista l’esenzione totale). Per ottenere l’esenzione, è necessario dimostrare che l’immobile possiede le caratteristiche specifiche previste dalla normativa nazionale sugli alloggi sociali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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