LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione TARI magazzini: la Cassazione decide

Una società ha impugnato un avviso di pagamento TARI relativo ai propri magazzini per gli anni 2012-2017. La questione centrale era se queste aree, destinate allo stoccaggio di materiali e prodotti finiti, dovessero essere escluse dalla tassa in quanto produttrici di rifiuti speciali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo il principio dell’esenzione TARI magazzini per le aree con un nesso funzionale ed esclusivo con l’attività produttiva. Ha però precisato che l’onere di dimostrare tale nesso e la produzione prevalente di rifiuti speciali grava sul contribuente. La causa è stata rinviata al giudice di merito per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione TARI Magazzini: La Cassazione fissa i paletti

L’applicazione della Tassa sui Rifiuti (TARI) alle aree aziendali, in particolare ai magazzini, è da tempo fonte di contenzioso tra imprese ed enti locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: i presupposti per l’esenzione TARI magazzini collegati al ciclo produttivo. Questa decisione chiarisce i requisiti normativi e, soprattutto, su chi ricada l’onere di dimostrarne l’esistenza.

Il caso: TARI su magazzini e aree produttive

Una società operante nel settore industriale ha impugnato un avviso di pagamento della TARI per gli anni dal 2012 al 2017, emesso da un’azienda municipale. L’avviso assoggettava al tributo non solo gli uffici, ma anche i vasti magazzini strumentali all’attività produttiva. La società sosteneva che tali aree, dove si producono in via prevalente e continuativa rifiuti speciali (il cui smaltimento è a carico dell’azienda stessa), dovessero essere escluse dal calcolo della superficie tassabile.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva parzialmente accolto l’appello dell’azienda municipale, ritenendo esenti solo i locali dell’opificio industriale ma assoggettando a TARI sia gli uffici che i magazzini, qualificandoli come generiche aree operative non meritevoli di esonero.

I motivi del ricorso e l’eccezione di giudicato

La società ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi. Tra questi, spiccava la violazione dell’art. 1, comma 649 della Legge n. 147 del 2013, norma cardine in materia di TARI. Secondo la ricorrente, la CTR aveva errato nel non riconoscere che l’esenzione si estende anche ai magazzini di materie prime e prodotti finiti, se funzionalmente ed esclusivamente collegati all’attività produttiva che genera rifiuti speciali.

Interessante notare come la società avesse anche sollevato un’eccezione di giudicato esterno, basata su precedenti sentenze favorevoli relative a un’annualità d’imposta diversa (2008). La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa eccezione, chiarendo che l’accertamento relativo allo smaltimento di rifiuti speciali è un elemento privo di durevolezza, suscettibile di variazioni da un periodo d’imposta all’altro, e quindi il giudicato su un anno non si estende automaticamente agli anni successivi.

Esenzione TARI magazzini e il nesso funzionale: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo relativo alla violazione della normativa TARI. Analizzando l’art. 1, comma 649, ha ribadito il principio generale: non si tiene conto, nella determinazione della superficie tassabile, di quella parte di essa dove si formano, in via prevalente e continuativa, rifiuti speciali.

La legge stessa, prosegue la Corte, impone ai Comuni di individuare nei propri regolamenti non solo le aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili, ma anche ‘i magazzini di materie prime e di merci funzionalmente ed esclusivamente collegati all’esercizio di dette attività produttive’. A tali magazzini, quindi, si estende il divieto di assimilazione ai rifiuti urbani e, di conseguenza, l’esenzione dal tributo.

Onere della prova per l’esenzione TARI magazzini

Il punto chiave della decisione risiede nell’onere della prova. Sebbene il principio dell’esenzione sia stato confermato, la Corte ha specificato che spetta al contribuente dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla legge per beneficiarne.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che l’esenzione per un magazzino non dipende dalla sua semplice denominazione, ma da quattro precise condizioni che devono essere provate dall’impresa:

1. Collegamento funzionale: Il magazzino deve essere ‘servente’ rispetto all’attività produttiva.
2. Collegamento esclusivo: L’area non deve essere adibita ad altri usi.
3. Produzione di rifiuti speciali: Nell’area devono prodursi, in modo stabile e preponderante, rifiuti speciali.
4. Corretto smaltimento: Il produttore deve dimostrare di aver provveduto al trattamento dei rifiuti prodotti in conformità alla normativa vigente.

Poiché la sentenza della CTR non aveva valutato la questione sotto questo profilo, limitandosi a qualificare i magazzini come aree generiche, la Cassazione ha cassato la decisione. Ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, affinché riesamini il merito della controversia applicando i principi di diritto enunciati, verificando se la società abbia fornito le prove necessarie a sostegno della sua richiesta di esenzione.

Le conclusioni

Questa ordinanza è di fondamentale importanza per tutte le imprese produttive. Conferma che i magazzini strumentali non sono automaticamente tassati ai fini TARI, ma possono beneficiare dell’esenzione. Tuttavia, sposta chiaramente l’attenzione sull’onere probatorio. Le aziende che intendono richiedere l’esenzione devono essere in grado di documentare in modo inequivocabile il nesso funzionale ed esclusivo delle aree di stoccaggio con il ciclo produttivo e la gestione autonoma dei rifiuti speciali che vi si generano.

I magazzini di un’impresa sono sempre soggetti a TARI?
No. Secondo la Corte, i magazzini funzionalmente ed esclusivamente collegati all’esercizio di attività produttive che generano in via prevalente e continuativa rifiuti speciali non sono soggetti alla TARI per la parte di superficie ove si formano tali rifiuti.

Chi deve dimostrare che un magazzino ha diritto all’esenzione TARI?
L’onere della prova grava sul contribuente. L’impresa deve dimostrare il collegamento funzionale e continuativo del magazzino con l’attività produttiva, la prevalenza e continuità della produzione di rifiuti speciali e il loro corretto smaltimento a proprie spese.

Quali sono i requisiti per ottenere l’esenzione TARI per un magazzino?
I requisiti sono quattro: 1) il collegamento deve essere funzionale all’attività produttiva; 2) il collegamento deve essere esclusivo (l’area non deve essere adibita ad altro); 3) nelle aree devono prodursi, in via prevalente e continuativa, rifiuti speciali; 4) il produttore deve dimostrare di aver provveduto al corretto trattamento di tali rifiuti in conformità alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati