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Esenzione prima casa: il requisito dei familiari coabitanti

Un Comune ha impugnato la concessione dell’esenzione prima casa ICI a una contribuente, sostenendo la necessità della coabitazione dei familiari. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso il giudizio. La decisione è stata rinviata in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità di tale requisito, già sollevata in altri procedimenti.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione prima casa: la Cassazione attende la Consulta sul nodo dei familiari

L’esenzione prima casa per l’ICI torna al centro del dibattito giurisprudenziale. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha sospeso una decisione cruciale, scegliendo di attendere il verdetto della Corte Costituzionale su un punto fondamentale: per ottenere l’agevolazione, è necessario che nell’immobile risiedano abitualmente anche i familiari del contribuente? Questa decisione mette in luce un’incertezza normativa che tocca da vicino molti cittadini e che potrebbe portare a una ridefinizione dei requisiti per beneficiare dell’agevolazione fiscale sull’abitazione principale.

I fatti del caso: la controversia sull’ICI

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento ICI notificato da un Comune a una contribuente. La signora, coniuge superstite, pur avendo rinunciato all’eredità del marito defunto, era titolare del diritto di abitazione sulla casa che era stata la residenza familiare. Sulla base di questo diritto, riteneva di aver diritto all’esenzione prima casa.

Il Comune, tuttavia, era di avviso contrario e ha proceduto con l’accertamento fiscale. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla contribuente, accogliendo il suo ricorso e riconoscendo il suo diritto all’agevolazione. L’amministrazione comunale non si è arresa e ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La questione dell’esenzione prima casa e il ruolo dei familiari

Il cuore del contendere, sollevato dal Comune, si basa sull’interpretazione dell’art. 8, comma 2, del D.Lgs. 504/1992 (la legge istitutiva dell’ICI). La norma definisce l’abitazione principale come “quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, e i suoi familiari dimorano abitualmente”.

Secondo il Comune, la CTR avrebbe errato nel concedere l’agevolazione senza verificare il requisito della dimora abituale non solo della contribuente, ma anche dei suoi familiari. Questa interpretazione restrittiva, se confermata, limiterebbe notevolmente l’accesso all’esenzione prima casa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: in attesa della Consulta

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rilevato che il punto centrale del ricorso è strettamente connesso a una questione di legittimità costituzionale già sollevata dalle Sezioni Unite della stessa Corte (con le ordinanze nn. 26774 e 26776 del 2024). Tale questione interroga la Corte Costituzionale sulla compatibilità con la Costituzione (artt. 3, 29, 31 e 53) della norma ICI nella parte in cui richiede, per l’agevolazione, la dimora abituale congiunta del contribuente e dei suoi familiari.

La Corte ricorda che una questione simile, relativa all’IMU (imposta che ha sostituito l’ICI), è già stata decisa dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 209 del 2022. In quella occasione, la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità della norma che legava l’esenzione alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore ma anche del suo nucleo familiare.

In considerazione di questa pendenza, ritenuta rilevante e non manifestamente infondata, la Cassazione ha ritenuto opportuno non decidere il caso. Ha quindi emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando la causa a nuovo ruolo in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. Questa scelta prudenziale evita di creare possibili contrasti giurisprudenziali e garantisce l’uniformità del diritto.

Le conclusioni: cosa significa questa ordinanza

L’ordinanza della Cassazione, pur non decidendo nel merito, ha un’importante implicazione pratica: congela temporaneamente le controversie sull’esenzione prima casa per l’ICI che vertono sul requisito della coabitazione dei familiari. La decisione finale dipenderà interamente dal giudizio della Corte Costituzionale. Se la Consulta dovesse dichiarare l’illegittimità della norma, così come ha fatto per l’IMU, verrebbe stabilito definitivamente che per l’esenzione ICI rileva unicamente la dimora abituale del contribuente titolare del diritto sull’immobile, indipendentemente dalla presenza del nucleo familiare. Una tale pronuncia semplificherebbe notevolmente il quadro normativo e allineerebbe la disciplina ICI a quella, più recente, dell’IMU, a beneficio di numerosi contribuenti.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha sospeso il giudizio perché la questione giuridica centrale, ovvero la necessità della coabitazione dei familiari per l’esenzione ICI, è oggetto di una questione di legittimità costituzionale attualmente pendente davanti alla Corte Costituzionale.

Qual è il requisito contestato per l’esenzione prima casa ai fini ICI?
Il requisito contestato, previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 504/1992, è quello che definisce l’abitazione principale come l’immobile in cui non solo il contribuente, ma anche i suoi familiari, dimorano abitualmente.

Cosa ha stabilito la Corte Costituzionale in un caso simile relativo all’IMU?
Con la sentenza n. 209 del 2022, la Corte Costituzionale ha già dichiarato incostituzionale una norma analoga prevista per l’IMU, stabilendo che il requisito della dimora abituale del nucleo familiare, oltre a quella del possessore, era illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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