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Esenzione ONLUS: prova a carico dell’ente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24240/2024, ha rigettato il ricorso di un’associazione, confermando che per beneficiare dell’esenzione ONLUS, l’ente ha l’onere di dimostrare in modo rigoroso che le sue attività sono rivolte a ‘persone svantaggiate’ secondo la restrittiva definizione di legge. La mancanza di tale prova comporta la perdita delle agevolazioni fiscali.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione ONLUS: La Prova dei Beneficiari Svantaggiati è a Carico dell’Ente

Ottenere e mantenere lo status di ONLUS, con la conseguente esenzione ONLUS dalle imposte, richiede il rispetto di requisiti stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 24240 del 9 settembre 2024) ribadisce un principio fondamentale: l’onere di provare che l’attività è rivolta a ‘persone svantaggiate’ spetta interamente all’associazione. Vediamo insieme il caso e le sue importanti implicazioni.

I Fatti di Causa

Una associazione culturale e di formazione professionale si è vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria, a seguito di una verifica, contestava la sussistenza dei requisiti per qualificarsi come ONLUS, applicando di conseguenza la tassazione ordinaria per le società commerciali ai fini IRES, IRAP e IVA per l’anno d’imposta 2009.

L’associazione ha impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto le sue ragioni. In particolare, i giudici di merito hanno sottolineato come l’ente non avesse fornito alcuna prova concreta che i destinatari delle sue prestazioni assistenziali rientrassero nella categoria delle ‘persone svantaggiate’, come richiesto dalla normativa di riferimento (D.Lgs. 460/1997). L’associazione ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Esenzione ONLUS

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’associazione, confermando la decisione dei giudici di merito. L’analisi della Corte si è concentrata sui motivi di ricorso, chiarendo punti essenziali in materia di prova e requisiti per le agevolazioni fiscali.

L’Onere della Prova per l’Esenzione ONLUS

Il punto cruciale della decisione riguarda l’onere della prova. L’associazione lamentava un’errata inversione di tale onere da parte dei giudici, sostenendo che dovesse essere l’Agenzia delle Entrate a dimostrare l’assenza dei requisiti. La Cassazione ha respinto con fermezza questa tesi.

Gli Ermellini hanno affermato che, trattandosi di agevolazioni fiscali, queste costituiscono una deroga al principio generale di capacità contributiva. Pertanto, spetta rigorosamente al soggetto che intende beneficiarne (in questo caso, l’associazione) dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla legge. Non è sufficiente dichiararsi ONLUS; è necessario provare con documenti e fatti che l’attività è effettivamente e concretamente rivolta ai soggetti tutelati dalla norma.

La Nozione Restrittiva di ‘Persone Svantaggiate’

Un altro aspetto fondamentale chiarito dalla Corte è l’interpretazione del concetto di ‘persone svantaggiate’. La normativa mira a supportare enti che assistono categorie di individui in condizioni oggettive di grave disagio (psico-fisico, economico, familiare, di devianza o emarginazione).

La Cassazione ha precisato che tale nozione deve essere interpretata in modo restrittivo. Non è sufficiente svolgere un’attività con una generica finalità di prevenzione del disagio sociale. È necessario che i beneficiari versino in una condizione deteriore oggettivamente riscontrabile. L’associazione, nel corso del giudizio, non ha fornito alcuna prova in tal senso, né certificazioni pubbliche né altra documentazione idonea a dimostrare le condizioni di disagio dei fruitori dei suoi servizi.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato del diritto tributario: le norme che prevedono esenzioni o agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione e non ammettono applicazioni analogiche. L’onere probatorio a carico dell’ente è ‘marcato’ e non può essere eluso. I giudici hanno evidenziato come l’associazione non avesse allegato ‘una sola prova’ sulle condizioni dei destinatari delle prestazioni. Permettere l’accesso ai benefici fiscali in assenza di prove concrete si tradurrebbe in un ‘arbitrario ed incontrollabile accesso’ a vantaggi non dovuti. La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile il tentativo dell’associazione di ottenere in sede di legittimità una rivalutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le organizzazioni non profit. Per beneficiare del regime fiscale di favore previsto per le ONLUS, non basta avere uno statuto formalmente corretto o perseguire finalità nobili. È indispensabile poter documentare e provare in modo inequivocabile che i destinatari delle proprie attività rientrano nelle specifiche categorie di ‘persone svantaggiate’ definite dalla legge. La tenuta di una documentazione precisa e dettagliata che attesti lo status dei beneficiari non è un mero adempimento burocratico, ma un requisito sostanziale e imprescindibile per la legittima fruizione dell’esenzione ONLUS.

A chi spetta dimostrare i requisiti per ottenere l’esenzione ONLUS?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta rigorosamente all’ente che intende beneficiare dell’agevolazione fiscale. È l’associazione a dover dimostrare in modo concreto e documentato di possedere tutti i requisiti previsti dalla legge.

Cosa si intende per ‘persone svantaggiate’ ai fini fiscali per una ONLUS?
La nozione va interpretata restrittivamente. Si riferisce a categorie di individui che si trovano in condizioni oggettive di disagio per situazioni psico-fisiche particolarmente invalidanti, stati di devianza, degrado, grave precarietà economico-familiare o emarginazione sociale. Una generica finalità di prevenzione non è sufficiente.

La mancata prova della consegna del verbale di constatazione della GdF rende nullo l’avviso di accertamento?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile. Ha chiarito che, con le nuove norme processuali, il vizio di omesso esame deve riguardare un ‘fatto storico’ decisivo e non semplici elementi istruttori. Inoltre, la Corte ha osservato che dagli atti difensivi emergeva che l’associazione era comunque a conoscenza del contenuto del verbale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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