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Esenzione IVA trasporto turistico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 23432/2024, ha stabilito che l’esenzione IVA per il trasporto di persone si applica anche ai servizi con finalità turistico-ricreative. La decisione si fonda su una norma di interpretazione autentica retroattiva, a condizione che la prestazione consista esclusivamente nel trasporto e non includa servizi aggiuntivi significativi. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, che sosteneva l’imponibilità di tali servizi, è stato quindi rigettato, consolidando un importante principio a favore degli operatori del settore.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Trasporto Turistico: La Cassazione Fa Chiarezza con una Norma Retroattiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: l’applicabilità dell’esenzione IVA trasporto turistico. Con la decisione n. 23432 del 30 agosto 2024, la Suprema Corte ha chiarito che il beneficio fiscale previsto per il trasporto urbano di persone si estende anche ai servizi con finalità turistico-ricreative, a patto che non siano accompagnati da prestazioni aggiuntive. Questa pronuncia, basata su una norma di interpretazione autentica con efficacia retroattiva, offre importanti certezze agli operatori del settore.

Il Caso: Trasporto Turistico in Laguna e la Contestazione Fiscale

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società di navigazione operante nella laguna veneta. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’applicazione dell’esenzione IVA, prevista dall’art. 10, n. 14, del d.P.R. 633/1972, per le prestazioni di trasporto di persone relative all’anno 2012. Secondo il Fisco, l’esenzione sarebbe riservata esclusivamente al trasporto pubblico urbano, mentre i servizi offerti dalla società, essendo rivolti a gruppi di turisti e spesso organizzati tramite tour operator, configurerebbero una prestazione turistica complessa, e come tale soggetta all’aliquota IVA ordinaria.

La società contribuente aveva ottenuto ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito avevano infatti ritenuto che l’attività principale fosse il trasporto marittimo di persone e che la natura turistica dello spostamento o la tipologia di clientela (turisti individuali o gruppi) non fossero elementi sufficienti a escludere il beneficio fiscale.

La Svolta Decisiva: la Norma di Interpretazione Autentica sull’esenzione IVA trasporto turistico

Il punto cruciale della controversia, e della successiva decisione della Cassazione, è rappresentato dall’intervento del legislatore. Con l’art. 36-bis del D.L. n. 50/2022, è stata introdotta una norma di interpretazione autentica che ha definitivamente chiarito l’ambito applicativo dell’art. 10, n. 14, del Decreto IVA.

Questa nuova disposizione stabilisce che l’esenzione si applica anche quando le prestazioni di trasporto sono effettuate per finalità turistico-ricreative. La condizione fondamentale è che tali prestazioni abbiano ad oggetto esclusivamente il servizio di trasporto di persone e non comprendano la fornitura di ulteriori servizi, se non quelli meramente accessori (ai sensi dell’art. 12 del d.P.R. 633/1972). Essendo una norma di interpretazione autentica, la sua efficacia è retroattiva, applicandosi quindi anche a controversie sorte prima della sua emanazione, come nel caso di specie.

La Decisione della Corte di Cassazione

Basandosi su questo nuovo quadro normativo, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno ritenuto il motivo di ricorso in parte infondato e in parte inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la nuova norma interpretativa smentisce la tesi restrittiva dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui l’esenzione sarebbe limitata al solo trasporto pubblico urbano. La legge ora prevede espressamente che anche il trasporto con finalità turistica può beneficiare dell’esenzione, purché si limiti al solo trasferimento di persone.

Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibile la parte del ricorso in cui l’Agenzia contestava la valutazione dei fatti compiuta dalla Commissione Tributaria Regionale (CTR). La CTR, infatti, aveva accertato che, sulla base della documentazione prodotta, la società aveva effettuato unicamente un servizio di trasporto, poiché non risultavano registrati costi per prestazioni aggiuntive come guide turistiche, ristoranti o ingressi a musei. Tale valutazione, essendo un accertamento di merito basato sulle prove, non può essere riesaminata in sede di legittimità dalla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge, non rivalutare i fatti.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha un impatto significativo per tutte le imprese che operano nel settore del trasporto di persone a fini turistici. La decisione chiarisce che l’esenzione IVA trasporto turistico è legittima a condizione che l’attività si concentri sul trasporto in sé. Se l’operatore offre un pacchetto che include altri servizi non accessori (come visite guidate, pranzi, ecc.), la prestazione diventa un servizio turistico complesso e sconta l’IVA ordinaria. La pronuncia, grazie all’effetto retroattivo della norma interpretativa, risolve numerose controversie pendenti e fornisce una guida chiara per il futuro, garantendo maggiore certezza giuridica al settore.

Il servizio di trasporto persone a fini turistici può beneficiare dell’esenzione IVA?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’esenzione IVA, ai sensi dell’art. 10, n. 14, del d.P.R. 633/1972, si applica anche ai servizi di trasporto con finalità turistico-ricreative, grazie a una norma di interpretazione autentica con effetto retroattivo.

Quali sono le condizioni per applicare l’esenzione IVA al trasporto turistico?
La condizione fondamentale è che la prestazione offerta consista esclusivamente nel servizio di trasporto di persone. L’esenzione non si applica se vengono forniti ulteriori servizi non accessori (ad esempio guide turistiche, organizzazione di pranzi, ingressi a musei), che qualificherebbero l’operazione come un pacchetto turistico complesso soggetto a IVA.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate?
Il ricorso è stato rigettato principalmente per due motivi: in primo luogo, la sopravvenuta norma di interpretazione autentica (art. 36-bis del D.L. 50/2022) ha reso infondata la tesi restrittiva dell’Agenzia; in secondo luogo, la contestazione relativa alla natura dei servizi offerti era inammissibile, in quanto richiedeva alla Corte una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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