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Esenzione IVA sanitaria: la Cassazione chiarisce

Un’associazione professionale medica si oppone a un avviso di accertamento per IVA non versata su prestazioni di medicina nucleare, sostenendone l’esenzione. La Cassazione, accogliendo il ricorso, stabilisce che per l’esenzione IVA sanitaria rileva lo scopo terapeutico della prestazione, anche se resa in via indiretta o strumentale. La Corte cassa la decisione di merito e rinvia per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Sanitaria: Quando si Applica? La Sentenza della Cassazione

L’applicazione dell’esenzione IVA sanitaria è una questione di cruciale importanza per tutti gli operatori del settore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 18910 del 2024, ha fornito chiarimenti fondamentali sul criterio dello ‘scopo terapeutico’ per determinare quando una prestazione medica può beneficiare di tale regime agevolato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Controversia sull’IVA per Prestazioni Mediche

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un’associazione professionale specializzata in medicina nucleare. L’Agenzia contestava l’omesso versamento di IVA e IRAP per l’anno d’imposta 2008, su ricavi per oltre 700.000 euro. Tali somme derivavano da prestazioni sanitarie fornite anni prima a una clinica privata, successivamente fallita.

Il professionista, legale rappresentante dell’associazione, ha impugnato l’atto, sostenendo che le prestazioni di medicina nucleare rese fossero di natura sanitaria e, pertanto, dovessero godere dell’esenzione IVA prevista dalla normativa.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva parzialmente accolto l’appello del contribuente, annullando il recupero dell’IRAP ma confermando l’assoggettamento ad IVA. La motivazione della CTR si basava su una constatazione: l’associazione utilizzava macchinari messi a disposizione dalla clinica fallita e le prestazioni non si limitavano alla sola diagnostica, ma includevano anche accertamenti legati alle attrezzature cliniche. Per questo motivo, secondo i giudici di merito, le prestazioni non rientravano tra quelle esenti.

Il Ricorso in Cassazione e l’Esenzione IVA Sanitaria

Contro questa decisione, il professionista ha proposto ricorso per cassazione, basato su due motivi principali. Il primo, relativo all’onere della prova, è stato respinto dalla Suprema Corte, che ha ribadito un principio consolidato: l’esenzione è un’eccezione alla regola generale dell’imponibilità IVA, quindi spetta al contribuente che ne chiede l’applicazione dimostrare la sussistenza dei requisiti.

Il secondo motivo, invece, è stato accolto. Esso verteva sulla violazione e falsa applicazione della norma sull’esenzione IVA sanitaria (art. 10, n. 18, DPR 633/1972). È su questo punto che la Corte ha sviluppato un’analisi approfondita e chiarificatrice.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Il Principio dello Scopo Terapeutico

La Corte di Cassazione ha stabilito che il ragionamento della CTR era errato. Il punto focale per decidere sull’applicazione dell’esenzione non è se il professionista utilizzi attrezzature di terzi o se la prestazione sia solo ‘diagnostica’ in senso stretto. Il vero criterio, in linea con la giurisprudenza nazionale e dell’Unione Europea, è lo scopo terapeutico della prestazione.

Una prestazione medica è esente da IVA se la sua finalità principale è tutelare la salute della persona, attraverso la diagnosi, la cura o la riabilitazione. La Corte ha specificato che questo scopo non deve essere inteso in modo eccessivamente restrittivo. Rientrano nell’esenzione anche:

* Prestazioni a scopo profilattico (preventivo).
* Operazioni ‘strettamente connesse’ a una prestazione terapeutica principale.

Questo secondo punto è cruciale: anche una prestazione che, di per sé, appare ‘strumentale’, ‘indiretta’ o ‘accessoria’ può beneficiare dell’esenzione se rappresenta un mezzo per fruire al meglio del servizio sanitario principale. L’esempio citato dalla Corte riguarda la trasmissione di un prelievo da un laboratorio a un altro per analisi specifiche: sebbene la trasmissione sia un servizio a sé, è strettamente connesso e funzionale all’analisi medica finale per il paziente, e quindi esente.

La CTR, negando l’esenzione solo perché venivano usati macchinari della clinica, ha totalmente ignorato questo principio. Ha omesso di indagare quale fosse lo scopo finale delle prestazioni rese al paziente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha cassato con rinvio la sentenza impugnata. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso applicando il principio di diritto enunciato dalla Cassazione: dovrà determinare in concreto quale fosse lo scopo delle prestazioni di medicina nucleare fornite. Se risulterà che esse, pur essendo strumentali o accessorie, erano finalizzate alla cura del paziente con un indiscusso scopo terapeutico, allora dovranno essere considerate esenti da IVA.

Questa decisione rafforza un’interpretazione dell’esenzione IVA sanitaria basata sulla sostanza più che sulla forma, focalizzandosi sull’obiettivo finale di tutela della salute. Per gli operatori sanitari, ciò significa che l’esenzione può essere applicata a un’ampia gamma di servizi, a condizione che sia dimostrabile il loro inserimento in un percorso di diagnosi e cura del paziente.

Chi deve provare i requisiti per l’esenzione IVA sanitaria?
Spetta al contribuente che vuole beneficiare dell’esenzione dimostrare la sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge, poiché l’esenzione è un’eccezione alla regola generale di imponibilità delle prestazioni.

Qual è il criterio principale per stabilire se una prestazione medica è esente da IVA?
Il criterio fondamentale è lo ‘scopo terapeutico’ della prestazione, inteso come finalità di diagnosi, cura, riabilitazione e, per quanto possibile, guarigione della persona, includendo anche le prestazioni a carattere preventivo.

Anche le prestazioni mediche ‘accessorie’ o ‘strumentali’ possono beneficiare dell’esenzione IVA?
Sì, le operazioni strettamente connesse a una prestazione sanitaria principale possono essere esenti, a condizione che non costituiscano un fine a sé stante per il paziente, ma siano un mezzo per beneficiare del servizio principale in condizioni ottimali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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