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Esenzione IVA parchi: no per attività commerciali

Una società cooperativa che offre tour fluviali in un parco naturale ha contestato un accertamento fiscale che negava l’esenzione IVA. La società sosteneva che i suoi servizi rientrassero nell’esenzione IVA parchi prevista dall’art. 10, n. 22, del D.P.R. 633/72. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tale agevolazione fiscale è riservata esclusivamente a enti senza scopo di lucro che svolgono attività educative e culturali, e non si estende alle imprese commerciali, indipendentemente dalla natura del luogo in cui operano.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Parchi: La Cassazione Nega il Beneficio alle Imprese Commerciali

L’applicazione dell’esenzione IVA parchi e per le attività culturali è un tema di grande interesse per molti operatori del settore turistico e ricreativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che le attività commerciali, anche se svolte in contesti di pregio naturalistico, non possono beneficiare di questo regime fiscale agevolato. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto del Caso: Escursioni Fluviali e la Richiesta di Esenzione IVA

Una società cooperativa, operante nel settore del trasporto fluviale di persone, organizzava escursioni turistiche guidate su un fiume e laghi situati all’interno di un noto parco naturale. La società riteneva che la propria attività dovesse essere esente da IVA, in base a due diverse disposizioni: quella relativa al trasporto urbano di persone (art. 10, n. 14, D.P.R. 633/72) e, in subordine, quella per le visite a parchi, musei e luoghi di interesse culturale (art. 10, n. 22, D.P.R. 633/72).

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di una verifica fiscale, contestava l’applicazione di qualsiasi regime di esenzione, emettendo un avviso di accertamento per il recupero dell’IVA non versata. La controversia è così giunta fino all’ultimo grado di giudizio.

L’Analisi della Corte e i Limiti dell’Esenzione IVA Parchi

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso presentati dalla società, rigettandoli integralmente. Il punto cruciale della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 10, comma 1, n. 22 del Decreto IVA, che esenta le “prestazioni proprie delle biblioteche, discoteche e simili e quelle inerenti alla visita di musei, gallerie, pinacoteche, monumenti, ville, palazzi, parchi, giardini botanici e zoologici e simili”.

I giudici hanno sottolineato che le norme che prevedono esenzioni fiscali, essendo eccezioni alla regola generale dell’imponibilità, devono essere interpretate in modo rigoroso e restrittivo. La finalità (o ratio) dell’esenzione IVA parchi e attività culturali non è quella di favorire genericamente le attività svolte in luoghi di interesse, ma di sostenere specifici soggetti che operano senza scopo di lucro.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha stabilito che per accedere all’esenzione in questione devono essere soddisfatti due requisiti cumulativi, uno di natura soggettiva e uno di natura oggettiva:

1. Requisito Soggettivo: Il soggetto che fornisce il servizio deve essere un ente senza finalità di lucro. La norma mira a beneficiare entità come associazioni culturali, fondazioni e altri organismi non profit che perseguono la diffusione del patrimonio artistico, storico e ambientale.
2. Requisito Oggettivo: La prestazione specifica deve essere priva di uno scopo di lucro. La legge parla di “prestazioni proprie” di tali enti, indicando che non tutte le loro attività sono automaticamente esenti, ma solo quelle strettamente connesse alla loro missione culturale ed educativa.

Nel caso specifico, la ricorrente era una società cooperativa che operava in regime d’impresa. La sua attività, sebbene svolta in un contesto naturalistico di pregio, era inequivocabilmente un’attività commerciale con finalità di lucro. Di conseguenza, mancava il presupposto soggettivo fondamentale richiesto dalla norma per poter applicare l’esenzione.

La Corte ha quindi concluso che l’esenzione prevista dall’art. 10, n. 22, non può essere estesa a imprenditori e società commerciali, correggendo la motivazione della sentenza di secondo grado, che era giunta alla stessa conclusione ma sulla base di argomentazioni ritenute non pertinenti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del diritto tributario: le agevolazioni fiscali non si applicano per analogia e sono riservate ai soggetti e alle condizioni espressamente previste dalla legge. Per gli operatori del settore turistico, la lezione è chiara: svolgere un’attività in un’area protetta, in un parco naturale o in un sito di interesse culturale non è di per sé sufficiente a garantire l’esenzione IVA parchi. È la natura non commerciale del soggetto erogatore a costituire il discrimine fondamentale per l’applicazione del beneficio fiscale. Le imprese commerciali che offrono servizi turistici, anche a carattere culturale o naturalistico, sono tenute ad applicare l’IVA secondo le aliquote ordinarie.

Le escursioni turistiche in un parco naturale sono sempre esenti da IVA?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esenzione IVA prevista per le visite a parchi e aree protette non si applica automaticamente. È necessario valutare la natura del soggetto che offre il servizio.

Quali soggetti possono beneficiare dell’esenzione IVA per le visite a parchi e musei?
Possono beneficiare dell’esenzione solo gli enti senza finalità di lucro (come associazioni culturali, fondazioni, ecc.) che perseguono la diffusione del patrimonio artistico, storico e ambientale. Le società commerciali e gli imprenditori sono esclusi.

L’esenzione IVA dipende solo dal tipo di attività svolta?
No, non solo. La Corte ha specificato che, oltre alla natura non lucrativa dell’ente, anche le singole prestazioni fornite devono essere prive di scopo di lucro per poter essere esentate dall’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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