LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esenzione IVA giochi: limiti e subcontracting

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21963/2024, ha stabilito che l’esenzione IVA giochi non si applica ai servizi di raccolta delle giocate forniti in subappalto. Una società operante nel settore delle apparecchiature da gioco aveva subappaltato il servizio di raccolta incassi a un’altra azienda, la quale emetteva fatture in regime di esenzione. L’Agenzia delle Entrate ha contestato tale regime, e la Suprema Corte le ha dato ragione, specificando che le norme agevolative vanno interpretate restrittivamente. L’esenzione è limitata ai soli rapporti diretti tra concessionario statale e gestori o esercenti, escludendo qualsiasi rapporto di subaffidamento. La Corte ha anche ribadito che l’affidamento a un professionista non esonera il contribuente dal proprio dovere di diligenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Giochi: la Cassazione Fissa i Paletti sul Subappalto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sui limiti dell’esenzione IVA giochi, specificando che tale agevolazione non si estende ai contratti di subappalto per la raccolta delle giocate. Questa decisione ha importanti implicazioni per l’intera filiera del gioco lecito, delineando con precisione il perimetro di applicazione di una delle più importanti normative fiscali del settore.

I fatti di causa: un subappalto per la raccolta delle giocate

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società che gestisce apparecchi elettronici da intrattenimento. La società, per adempiere ai propri obblighi verso il concessionario della rete telematica, aveva stipulato un contratto di facility management con un’altra azienda per il servizio di raccolta delle giocate dagli apparecchi.

Quest’ultima società emetteva periodicamente fatture per il servizio di ‘raccolta giocate’ applicando il regime di esenzione IVA previsto dall’art. 10, n. 6, del D.P.R. 633/1972. L’Agenzia delle Entrate ha ritenuto tale regime non corretto, sostenendo che l’attività del subappaltatore non rientrasse tra quelle agevolabili e ha quindi emesso un avviso di accertamento per recuperare l’imposta non versata, oltre alle relative sanzioni.

La questione giuridica e i limiti dell’esenzione IVA giochi

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’articolo 1, comma 497, della Legge n. 311 del 2004, che ha esteso l’esenzione IVA prevista per i giochi anche alla raccolta delle giocate effettuate tramite apparecchi da intrattenimento. La domanda era: questa esenzione si applica solo ai rapporti diretti tra il concessionario statale e i soggetti da esso incaricati (gestori ed esercenti), o può essere estesa anche a terzi soggetti che operano in subappalto per conto del gestore?

La Commissione Tributaria Regionale aveva inizialmente dato ragione al contribuente, adottando un’interpretazione ampia del termine ‘terzi’, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, sposando la tesi più restrittiva dell’Amministrazione Finanziaria.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: interpretazione restrittiva

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su due principi cardine del diritto tributario.

1. La stretta interpretazione delle norme agevolative

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che le norme fiscali che prevedono esenzioni o agevolazioni costituiscono una deroga al principio generale di onnicomprensività dell’imposta e, come tali, devono essere interpretate in modo restrittivo. Non è possibile un’applicazione analogica o estensiva a casi non espressamente contemplati dal legislatore.

2. Il legame con la riserva statale

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che l’esenzione IVA giochi è intrinsecamente legata alla riserva statale sulla gestione di tali attività. L’esenzione si applica alle operazioni che fanno parte della filiera autorizzata e controllata dallo Stato, che va dal concessionario ai soggetti da esso direttamente incaricati della raccolta, come i gestori degli apparecchi e gli esercenti dei locali.

L’attività svolta dalla società subappaltatrice, invece, si colloca al di fuori di questo perimetro. Non si tratta di un’attività di raccolta giocate svolta per conto del concessionario, ma di una prestazione di servizi resa in favore del gestore. È un rapporto commerciale tra due imprese private, che non rientra nell’ambito della gestione del gioco riservata allo Stato. Di conseguenza, tale servizio deve essere assoggettato al regime IVA ordinario.

Il principio di colpevolezza e la responsabilità del contribuente

L’ordinanza affronta anche un altro tema di grande rilevanza pratica: la responsabilità del contribuente in caso di errori commessi dal professionista a cui si è affidato. La società aveva sostenuto la propria buona fede, affermando di essersi rivolta a un commercialista qualificato per la gestione degli adempimenti fiscali.

La Cassazione ha respinto questa difesa, chiarendo che l’aver incaricato un professionista non è sufficiente a escludere la colpevolezza del contribuente per le sanzioni. Il contribuente conserva un dovere di diligenza, che impone di vigilare sull’operato del professionista incaricato. Per andare esente da responsabilità, il contribuente deve dimostrare di aver adottato un comportamento attivo di controllo, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che:
1. L’esenzione IVA giochi per la raccolta delle giocate si applica solo ai rapporti contrattuali diretti tra il concessionario statale e i gestori/esercenti da esso incaricati.
2. Qualsiasi attività di raccolta svolta in subaffidamento da un soggetto terzo per conto del gestore è una mera prestazione di servizi e, come tale, è soggetta all’aliquota IVA ordinaria.
3. L’affidamento a un professionista non esonera il contribuente dalla responsabilità per le sanzioni fiscali, a meno che non dimostri di aver esercitato un attivo dovere di vigilanza sul suo operato.

Questa pronuncia consolida un orientamento restrittivo e fornisce un’indicazione chiara per tutti gli operatori del settore, che dovranno attentamente valutare la struttura dei loro contratti per assicurare la corretta applicazione dell’IVA.

L’esenzione IVA per la raccolta delle giocate si applica anche ai servizi resi in subappalto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione si applica solo ai rapporti diretti tra il concessionario statale e i soggetti da esso incaricati (gestori ed esercenti). Un servizio di raccolta giocate subappaltato da un gestore a una terza società è escluso dall’esenzione e deve essere assoggettato a IVA ordinaria.

Perché le norme sull’esenzione IVA devono essere interpretate in modo restrittivo?
Perché le esenzioni fiscali rappresentano una deroga al principio generale di applicazione dell’imposta. Pertanto, non possono essere applicate in via analogica o estensiva a casi non espressamente previsti dalla legge. La Corte sottolinea che l’esenzione in esame è strettamente legata all’esercizio di attività di gioco riservate allo Stato.

Affidarsi a un commercialista per la dichiarazione dei redditi esonera il contribuente da responsabilità in caso di errore?
No. Secondo la Corte, il contribuente non è esonerato dalla responsabilità semplicemente per aver incaricato un professionista. Per evitare le sanzioni, deve dimostrare di aver esercitato un dovere di diligenza e vigilanza sull’operato del professionista. La mera delega non è sufficiente a provare l’assenza di colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati