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Esenzione IVA giochi: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21948/2024, ha stabilito che l’esenzione IVA giochi per la raccolta delle giocate si applica solo ai servizi resi direttamente al concessionario statale. Di conseguenza, il servizio di raccolta fornito da un esercente a una società di gestione, che non è il concessionario, è soggetto a IVA ordinaria. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, affermando il principio di interpretazione restrittiva delle norme agevolative fiscali.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Giochi: La Cassazione Traccia un Confine Netto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta per fare chiarezza su un tema complesso e dibattuto: l’applicazione dell’esenzione IVA giochi nella filiera del gioco lecito. La questione centrale riguarda l’estensione di tale beneficio fiscale ai vari operatori coinvolti nella raccolta delle giocate. La pronuncia stabilisce un principio rigoroso: l’esenzione si applica solo ai rapporti diretti con il concessionario statale, escludendo i passaggi intermedi.

I Fatti di Causa: una filiera complessa

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società di gestione di apparecchi da gioco. Tale società, titolare di un contratto con il concessionario della rete telematica nazionale, aveva a sua volta stipulato contratti di mandato senza rappresentanza con diversi esercenti (titolari di bar, sale gioco, ecc.) per l’attività di raccolta delle giocate.

Gli esercenti, per il servizio di raccolta (materialmente lo ‘scassettamento’ dei valori dagli apparecchi), emettevano periodicamente fatture nei confronti della società di gestione, applicando il regime di esenzione IVA previsto dall’art. 10 del d.P.R. 633/1972. L’Agenzia delle Entrate ha contestato tale regime, sostenendo che l’esenzione non fosse applicabile a questo specifico rapporto, in quanto intercorrente tra un gestore e un esercente, e non direttamente con il concessionario di Stato.

I giudici di merito avevano dato ragione alla società contribuente, interpretando in modo estensivo la norma e ritenendo che tutti i soggetti coinvolti nella filiera della raccolta dovessero beneficiare dell’esenzione. La questione è così giunta dinanzi alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Esenzione IVA Giochi

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione dei giudici di secondo grado. Il principio affermato è chiaro: l’esenzione IVA giochi, prevista per le operazioni relative alla raccolta delle giocate, è una norma agevolativa e, come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo.

La Corte ha specificato che il beneficio fiscale si applica esclusivamente alle operazioni che si inseriscono in un rapporto diretto con il concessionario, il quale è l’unico soggetto a cui lo Stato ha affidato la gestione del gioco. Di conseguenza, le prestazioni di servizi che intercorrono tra altri soggetti della filiera, come nel caso del rapporto tra la società di gestione e l’esercente, non possono beneficiare dell’esenzione. Tali prestazioni, pertanto, devono essere assoggettate ad IVA con l’aliquota ordinaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte fonda la sua decisione su diverse argomentazioni. In primo luogo, richiama la natura stessa della normativa di esenzione. Le norme fiscali che prevedono agevolazioni o esenzioni costituiscono una deroga al principio generale di onnicomprensività dell’imposta e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti.

In secondo luogo, la Corte analizza la struttura della filiera del gioco lecito. La gestione del gioco è riservata allo Stato, che la esercita tramite concessionari. Questi ultimi possono incaricare terzi (gestori o esercenti) per l’attività di raccolta. Tuttavia, secondo i giudici, questo affidamento non può essere oggetto di un ulteriore ‘sub-affidamento’ che estenda il beneficio fiscale. L’attività svolta dall’esercente per conto del gestore è considerata una prestazione di servizi autonoma, distinta dal rapporto principale con il concessionario, e quindi non rientrante nel perimetro dell’esenzione.

Infine, la decisione è allineata all’ordinamento europeo (in particolare la Sesta Direttiva IVA), che, pur prevedendo l’esenzione per giochi e scommesse, lascia agli Stati membri la facoltà di stabilire condizioni e limiti. L’interpretazione restrittiva adottata dalla normativa italiana e confermata dalla Cassazione rientra pienamente in questa facoltà.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli operatori del settore del gioco legale. Viene stabilito un confine netto per l’applicazione dell’esenzione IVA giochi, limitandola ai soli contratti stipulati direttamente con i concessionari di Stato. Le società di gestione e gli esercenti dovranno quindi riconsiderare i loro rapporti contrattuali e il relativo trattamento IVA. Le prestazioni di servizi di raccolta delle giocate rese dagli esercenti ai gestori sono da considerarsi imponibili ai fini IVA. Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso, volto a prevenire estensioni indebite delle agevolazioni fiscali e a garantire una maggiore certezza giuridica nel settore.

L’esenzione IVA per la raccolta delle giocate si applica a tutti i soggetti della filiera del gioco legale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’esenzione si applica solo alle operazioni poste in essere in esecuzione di un rapporto diretto con il concessionario statale, quindi tra concessionario e gestori o tra concessionario ed esercenti.

Il servizio di raccolta delle giocate fornito da un esercente a una società di gestione (non concessionaria) è esente da IVA?
No, secondo la sentenza, questa prestazione di servizi è al di fuori del perimetro dell’esenzione e deve essere assoggettata ad IVA con aliquota ordinaria, in quanto non deriva da un affidamento diretto da parte del concessionario.

Perché le norme sull’esenzione fiscale vengono interpretate in modo restrittivo?
Perché rappresentano una deroga al principio generale di tassazione. La Corte ribadisce che le agevolazioni fiscali, per loro natura eccezionale, non possono essere estese per analogia a casi non espressamente previsti dalla legge, al fine di garantire la certezza del diritto e prevenire abusi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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