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Esenzione IVA giocate: no al subappalto raccolta

Una società di gestione di apparecchi da gioco aveva subappaltato il servizio di raccolta delle giocate, ricevendo fatture in esenzione IVA. L’Agenzia delle Entrate ha contestato tale regime. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione IVA giocate si applica solo ai rapporti diretti tra concessionario statale e gestori/esercenti da esso incaricati, escludendo i subappalti. Tale servizio è quindi soggetto a IVA ordinaria.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Giocate: la Cassazione Nega il Beneficio al Subappalto

L’ordinanza n. 21977 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’esenzione IVA giocate, specificando che il beneficio fiscale non si estende ai contratti di subappalto per la raccolta del denaro dagli apparecchi da intrattenimento. La decisione ribadisce il principio di stretta interpretazione delle norme agevolative in materia fiscale, tracciando un perimetro netto per l’applicazione dell’esenzione.

I Fatti di Causa

Una società, qualificata come ‘gestore’ di apparecchi da gioco, aveva stipulato un contratto con il ‘concessionario’ della rete telematica nazionale. Per adempiere ai propri obblighi, tra cui la raccolta del denaro contante dalle macchine, il gestore aveva a sua volta subappaltato questo servizio a una terza società cooperativa. Quest’ultima emetteva fatture per il servizio di raccolta applicando il regime di esenzione IVA previsto dall’art. 10, comma 1, n. 6, del d.P.R. 633/1972.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, ha contestato l’applicazione di tale regime, ritenendo che il servizio di raccolta fornito in subappalto non rientrasse nel campo di applicazione dell’esenzione. Di conseguenza, ha emesso un avviso di accertamento per omessa regolarizzazione delle fatture passive.

Mentre la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione al contribuente, accogliendo un’interpretazione estensiva della norma, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione.

La Questione dell’Esenzione IVA Giocate e i suoi Limiti

Il cuore della controversia riguarda l’ambito di applicazione dell’esenzione IVA prevista per le operazioni relative all’esercizio del gioco lecito. La normativa, in particolare l’art. 1, comma 497, della Legge n. 311/2004, ha esteso tale esenzione anche ai rapporti tra i concessionari della rete e i terzi da essi incaricati della raccolta.

Il punto cruciale è stabilire chi rientri nella categoria di ‘terzi incaricati’. Secondo la Corte di secondo grado, il termine ‘terzi’ doveva essere inteso in senso ampio, includendo ‘qualunque soggetto che svolga attività di raccolta delle giocate’. La Cassazione, invece, ha adottato un approccio molto più restrittivo.

La Decisione della Corte di Cassazione: Interpretazione Restrittiva dell’Esenzione IVA Giocate

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, affermando che il ricorso è fondato. I giudici hanno chiarito che le norme che prevedono agevolazioni o esenzioni fiscali sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate in via analogica o estensiva. Questo principio è fondamentale per garantire la certezza del diritto e l’equità del sistema tributario.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di due pilastri fondamentali:

1. Natura della Riserva Statale: La gestione del gioco lecito è un’attività riservata allo Stato, che la esercita tramite concessionari. L’esenzione IVA è strettamente collegata a questa riserva e si applica solo alle operazioni che ne sono diretta espressione. L’affidamento della raccolta delle giocate è consentito dal concessionario a soggetti terzi (gestori ed esercenti) con un incarico diretto. Un successivo subaffidamento da parte del gestore a un’altra società, come nel caso di specie, crea un rapporto contrattuale che esula dal perimetro della concessione statale. L’attività svolta dal subappaltatore non è resa al concessionario, ma al gestore, configurandosi come una normale prestazione di servizi soggetta a IVA.

2. Diritto Eurounitario: Anche il diritto dell’Unione Europea, pur prevedendo l’esenzione per giochi d’azzardo, ne consente la limitazione da parte degli Stati membri e ne impone un’interpretazione restrittiva. La giurisprudenza della Corte di Giustizia UE ha chiarito che l’esenzione si applica all’operazione di gioco in sé, caratterizzata dall’assunzione di un rischio a fronte di una possibilità di guadagno, e non a servizi di supporto come la fornitura di personale o attrezzature, quando questi sono distinti dall’organizzazione del gioco stesso.

Inoltre, il principio di accessorietà, secondo cui una prestazione accessoria segue il regime fiscale di quella principale, non è applicabile. Affinché operi, entrambe le prestazioni (principale e accessoria) devono essere dirette al medesimo beneficiario. In questo caso, la prestazione principale (gestione del gioco) ha come beneficiario finale il concessionario, mentre la prestazione di raccolta in subappalto ha come beneficiario il gestore.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che l’esenzione IVA prevista per la raccolta delle giocate non si applica ai rapporti tra gestore e un terzo subappaltatore, in quanto manca un affidamento diretto da parte del concessionario. Di conseguenza, il servizio di raccolta fornito in subappalto deve essere assoggettato ad IVA con aliquota ordinaria. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte, che dovrà attenersi ai principi enunciati dalla Suprema Corte.

L’esenzione IVA per la raccolta delle giocate si applica anche ai contratti di subappalto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione si applica solo ai rapporti che intercorrono direttamente tra il concessionario statale e i soggetti da esso incaricati (gestori ed esercenti), escludendo quindi i successivi subappalti.

Perché il servizio di raccolta denaro in subappalto non beneficia dell’esenzione IVA?
Perché tale attività non deriva da un affidamento diretto da parte del concessionario. Si configura come una prestazione di servizi autonoma, resa dal subappaltatore in favore del gestore, e quindi ricade al di fuori del perimetro dell’attività di gioco riservata allo Stato e coperta dall’esenzione.

Come devono essere interpretate le norme fiscali che prevedono esenzioni o agevolazioni?
Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, le norme fiscali che introducono esenzioni o agevolazioni costituiscono una deroga al principio generale di imposizione e, pertanto, devono essere interpretate in senso stretto, senza possibilità di applicazione estensiva o analogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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