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Esenzione IVA chiropratico: sì anche senza registro

Un chiropratico si vede negare il rimborso IVA per assenza di un registro professionale. La Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, stabilisce che l’esenzione IVA chiropratico spetta se la prestazione è di natura sanitaria e il professionista qualificato, a prescindere dall’attuazione del registro.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Chiropratico: la Cassazione Conferma che la Sostanza Prevale sulla Forma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per l’esenzione IVA chiropratico, chiarendo che le prestazioni di questa natura rientrano tra quelle sanitarie esenti da imposta, anche in assenza di un registro professionale formalmente istituito. Questa decisione segna un punto di svolta, privilegiando la natura terapeutica del servizio e la qualifica del professionista rispetto a un vuoto normativo puramente formale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso IVA Negata

Un professionista chiropratico si era visto negare dall’amministrazione finanziaria il rimborso dell’IVA versata per le sue prestazioni negli anni 2017 e 2018. Il diniego si basava su un’argomentazione formale: la mancata emanazione del decreto attuativo che, secondo la Legge 244/2007, avrebbe dovuto istituire il registro dei dottori in chiropratica e definirne il percorso formativo. Secondo l’Agenzia delle Entrate, senza questo regolamento, la professione non poteva essere considerata a tutti gli effetti una professione sanitaria e, di conseguenza, le sue prestazioni non potevano beneficiare dell’esenzione IVA.

Il Percorso Giudiziario e le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) avevano confermato la posizione dell’amministrazione finanziaria. Pur riconoscendo l’inserimento della chiropratica tra le prestazioni sanitarie, i giudici di merito avevano ritenuto la mancanza del provvedimento attuativo un ostacolo insormontabile per la concessione del rimborso richiesto. Il professionista, non arrendendosi, ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Svolta della Cassazione sull’Esenzione IVA Chiropratico

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza precedente e stabilendo un principio di diritto di grande importanza. I giudici hanno superato l’orientamento precedente, più formalistico, affermando che la natura medica e sanitaria di una prestazione deve essere valutata in termini sostanziali. Il vuoto normativo derivante dalla mancata adozione di un decreto non può essere un elemento decisivo per negare l’esenzione IVA.

Le Motivazioni: la Sostanza Prevale sulla Forma

La Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi, allineandosi alla giurisprudenza consolidata sia a livello nazionale che europeo. Secondo la Cassazione, per l’esenzione IVA chiropratico sono decisive due condizioni sostanziali:

1. La natura della prestazione: Deve trattarsi di una prestazione di cura alla persona, con finalità terapeutiche.
2. La qualifica del prestatore: Il professionista deve possedere una formazione adeguata, somministrata da istituti riconosciuti dallo Stato, che garantisca un elevato livello di qualità del servizio.

La Corte ha sottolineato che questi requisiti sono sufficienti a garantire la tutela della salute pubblica, che è la ratio alla base dell’esenzione. Attendere l’emanazione di un decreto attuativo per riconoscere un diritto già fondato sulla natura della prestazione sarebbe contrario ai principi del diritto dell’Unione Europea. La giurisprudenza europea (CGUE) ha infatti più volte chiarito che spetta agli Stati membri definire le professioni mediche e paramediche, ma l’esenzione è legata alla finalità della prestazione stessa. La mancanza di un registro non può, da sola, degradare una prestazione sanitaria a una non sanitaria ai fini fiscali.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Chiropratici

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per l’intera categoria dei chiropratici. La decisione della Cassazione chiarisce che l’esenzione IVA chiropratico non è subordinata a formalismi burocratici, ma alla reale natura sanitaria del servizio offerto e alla comprovata competenza del professionista. Di conseguenza, i chiropratici che forniscono prestazioni di cura alla persona e che possono dimostrare di aver ricevuto una formazione adeguata da istituti riconosciuti hanno pieno diritto a beneficiare del regime di esenzione IVA. La sentenza, decidendo nel merito, ha accolto l’originario ricorso del contribuente, riconoscendogli il diritto al rimborso e ponendo fine alla controversia.

A un chiropratico spetta l’esenzione IVA anche se non è ancora stato istituito il registro professionale previsto dalla legge?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la mancata adozione del decreto che istituisce il registro dei chiropratici non è una circostanza decisiva ai fini dell’esenzione IVA. Ciò che conta è la natura sanitaria della prestazione e la qualifica del professionista.

Quali sono le condizioni per ottenere l’esenzione IVA per le prestazioni chiropratiche?
Le condizioni sono due: la prestazione deve costituire una cura alla persona (prestazione medica) e deve essere effettuata da un professionista con una formazione adeguata, somministrata da istituti d’insegnamento riconosciuti dallo Stato, che garantisca un sufficiente livello di qualità.

Il vuoto normativo sulla disciplina di una professione sanitaria impedisce di beneficiare dell’esenzione IVA?
No, la Corte ha stabilito che la natura medica della prestazione va valutata in termini sostanziali. Il vuoto normativo derivante dalla mancata disciplina regolamentare di una professione non consente di negare l’applicazione dell’esenzione IVA se i presupposti sostanziali (natura della prestazione e qualifica del prestatore) sono soddisfatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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