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Esenzione IVA chiropratico: sì anche senza decreti

Un professionista chiropratico si è visto negare il diritto all’esenzione IVA in quanto la sua professione, sebbene riconosciuta dalla legge, mancava dei decreti attuativi. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, stabilendo un principio fondamentale: per l’esenzione IVA chiropratico, ciò che conta è la natura sanitaria della prestazione e l’adeguata qualifica del professionista, non la presenza di regolamenti attuativi. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente, riconoscendo il diritto del chiropratico all’esenzione.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA Chiropratico: la Cassazione Sancisce la Prevalenza della Sostanza sulla Forma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio di fondamentale importanza per i professionisti sanitari, confermando l’esenzione IVA chiropratico anche in assenza dei decreti ministeriali attuativi che ne regolamentano la professione. Questa decisione segna una svolta, privilegiando la qualifica professionale e la natura sanitaria della prestazione rispetto ai meri adempimenti burocratici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria recuperava l’IVA su prestazioni effettuate da un chiropratico. Il professionista aveva ritenuto le sue operazioni esenti da imposta, considerandole a tutti gli effetti prestazioni sanitarie. L’Agenzia, al contrario, sosteneva che, in mancanza del regolamento di attuazione previsto dalla Legge Finanziaria 2008 (L. 244/2007), l’attività chiropratica non potesse beneficiare dell’esenzione.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al contribuente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Amministrazione Finanziaria. Il professionista ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione delle norme sull’esenzione IVA per le prestazioni sanitarie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha accolto il motivo di ricorso principale del contribuente, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito a favore del professionista. La Corte ha rigettato le altre censure di natura procedurale, come quelle relative alla presunta violazione del contraddittorio preventivo, ritenendo che l’Ufficio avesse comunque attivato un’interlocuzione con il contribuente prima dell’atto impositivo.
Il fulcro della decisione risiede nell’analisi del secondo motivo di ricorso, incentrato sull’applicabilità dell’esenzione IVA all’attività del chiropratico.

Le Motivazioni: l’Esenzione IVA Chiropratico si Fonda sulla Qualifica Professionale

La Corte di Cassazione ha operato una significativa rivisitazione del proprio precedente orientamento, allineandosi alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I giudici hanno sottolineato che la professione del chiropratico è già riconosciuta dalla legge italiana come una professione sanitaria di grado primario. Il ritardo dello Stato nell’emanare i decreti attuativi non può tradursi in un pregiudizio per il professionista qualificato.

Richiamando la giurisprudenza unionale (in particolare la causa C-597/17), la Corte ha chiarito che l’esenzione IVA per le prestazioni mediche e paramediche si basa su due condizioni:
1. La prestazione deve avere natura sanitaria, con finalità di diagnosi, cura e riabilitazione.
2. La prestazione deve essere resa da professionisti con le necessarie qualifiche professionali.

Il diritto dell’Unione Europea, secondo la Corte, non impone che la professione sia formalmente “regolamentata” dalla legislazione nazionale. Ciò che conta è garantire che il prestatore possieda un livello di qualità sufficiente, attestato da una formazione adeguata e riconosciuta. Far dipendere l’esenzione IVA chiropratico dall’emanazione di un regolamento ministeriale sarebbe irragionevole e contrario ai principi di neutralità fiscale e parità di trattamento.
Spetta quindi al giudice di merito verificare in concreto la sussistenza delle necessarie abilità e qualifiche professionali del soggetto che esercita l’attività e chiede di beneficiare dell’esenzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rappresenta una vittoria importante non solo per i chiropratici, ma per tutte le professioni sanitarie in attesa di una completa regolamentazione. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

* Prevalenza della sostanza sulla forma: Ai fini dell’esenzione IVA, la qualifica professionale e la natura terapeutica della prestazione sono più importanti della completa attuazione normativa della professione.
* Onere della prova: Il professionista deve essere in grado di dimostrare di possedere titoli e formazione adeguati, rilasciati da istituti riconosciuti, che garantiscano un elevato standard di qualità delle cure.
* Responsabilità del giudice: In assenza di un albo o di regolamenti specifici, il controllo sui requisiti professionali è demandato al giudice di merito, che deve valutare caso per caso la documentazione prodotta (titoli di studio, certificazioni, ecc.).

In definitiva, la Corte di Cassazione ha rafforzato la tutela dei professionisti qualificati, impedendo che ritardi burocratici possano incidere su un beneficio fiscale di diretta derivazione europea, legato all’importanza sociale delle prestazioni di cura alla persona.

Un chiropratico ha diritto all’esenzione IVA anche se mancano i decreti attuativi che regolamentano la professione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione IVA è applicabile a condizione che il professionista possa dimostrare di possedere le qualifiche professionali adeguate, a prescindere dalla mancata emanazione dei decreti attuativi.

Cosa è più importante per l’esenzione IVA di una prestazione sanitaria: la regolamentazione formale della professione o la qualifica del professionista?
La qualifica del professionista e la finalità terapeutica della prestazione sono gli elementi decisivi. La Corte ha chiarito che l’assenza di una piena regolamentazione formale non osta all’esenzione, se la qualità della prestazione è garantita da una formazione adeguata e riconosciuta.

Il controllo sui requisiti di un chiropratico può essere effettuato dal giudice?
Sì. Nelle more dell’emanazione del regolamento attuativo, la Corte afferma che il controllo dei requisiti necessari per l’esercizio della chiropratica, come le abilità e le qualifiche professionali, può essere demandato al giudice di merito, che valuterà la sussistenza delle condizioni per beneficiare dell’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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