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Esenzione IVA chiropratico: la Cassazione cambia rotta

Un professionista chiropratico si è visto negare l’esenzione IVA per le sue prestazioni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18363/2024, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: l’esenzione IVA per il chiropratico è possibile anche in assenza di un regolamento attuativo che disciplini la professione. Ciò che conta è la qualifica professionale adeguata a garantire un alto livello di cura, in linea con i principi del diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IVA chiropratico: la Cassazione stabilisce che la qualifica prevale sulla norma

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha segnato una svolta decisiva in materia di esenzione IVA chiropratico. Superando un orientamento consolidato, i giudici hanno affermato che le prestazioni sanitarie rese da un chiropratico possono beneficiare dell’esenzione dall’imposta, anche qualora la professione non sia ancora pienamente regolamentata da decreti attuativi. La decisione pone l’accento sulla qualifica professionale e sulla natura sanitaria della prestazione, allineando l’interpretazione nazionale ai principi del diritto dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria recuperava l’IVA su operazioni effettuate da un professionista chiropratico per l’anno d’imposta 2009. Il contribuente riteneva tali prestazioni esenti, in quanto rientranti nell’alveo delle attività sanitarie.

Il contenzioso vedeva inizialmente il favore della Commissione Tributaria Provinciale, che accoglieva il ricorso del professionista. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, l’attività di chiropratico non poteva essere considerata sanitaria ai fini IVA, poiché mancava il regolamento di attuazione previsto dalla Legge Finanziaria 2008 (L. n. 244/2007) per disciplinare la professione. Venivano però annullate le sanzioni per obiettive condizioni di incertezza normativa.

Il professionista, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la violazione delle norme europee e nazionali sull’esenzione IVA per le prestazioni sanitarie.

La Svolta della Cassazione sull’esenzione IVA chiropratico

La Corte di Cassazione, accogliendo il motivo principale del ricorso, ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo nel merito, ha riconosciuto il diritto del chiropratico all’esenzione IVA. Questa decisione rappresenta un importante revirement, ossia un cambiamento di rotta rispetto alla giurisprudenza precedente.

In passato, la stessa Corte aveva negato l’esenzione proprio a causa della mancata emanazione dei decreti ministeriali attuativi, ritenuti condizione necessaria per il riconoscimento della professione sanitaria. Oggi, invece, i giudici supremi adottano un’interpretazione più sostanziale e in linea con il diritto unionale.

Le Motivazioni

La Corte fonda la sua decisione su un’attenta rilettura della normativa interna alla luce dei principi stabiliti dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Le motivazioni principali possono essere così sintetizzate:

L’influenza del Diritto Europeo

La Direttiva IVA (2006/112/CE) prevede l’esenzione per le prestazioni mediche e paramediche. La Corte di Giustizia ha chiarito che gli Stati membri, pur avendo discrezionalità nel definire tali professioni, devono rispettare due condizioni fondamentali:
1. Garanzia della qualità: L’esenzione deve applicarsi solo a prestazioni sanitarie fornite da professionisti con le necessarie qualifiche professionali.
2. Neutralità fiscale: Prestazioni simili, e quindi in concorrenza tra loro, non possono essere trattate diversamente ai fini IVA.

Secondo la giurisprudenza europea, l’appartenenza a una professione formalmente regolamentata non è l’unico criterio per garantire la qualità. Si possono considerare altre modalità di controllo delle qualifiche, come la formazione ricevuta presso istituti riconosciuti.

Il Riconoscimento Legislativo della Professione

La Cassazione osserva come il legislatore italiano abbia, in più occasioni (con la L. n. 244/2007 e successivamente con la L. n. 3/2018), riconosciuto la chiropratica come professione sanitaria di grado primario. Questo dimostra una chiara volontà di considerare l’attività del chiropratico come finalizzata alla tutela della salute e, quindi, di interesse generale.

Di conseguenza, far dipendere il beneficio fiscale dell’esenzione IVA dalla mera emanazione di un regolamento ministeriale appare irragionevole. Il controllo sui requisiti di professionalità può essere svolto in via sostitutiva dal giudice di merito, che è chiamato a valutare la sussistenza delle necessarie abilità e qualifiche nel singolo professionista.

Dal Formale al Sostanziale

Il nuovo orientamento sposta il focus dal requisito formale (l’esistenza di un albo o di un regolamento) al requisito sostanziale: l’accertamento che la prestazione garantisca un sufficiente livello di qualità e che chi la rende sia munito di una formazione adeguata, somministrata da istituti riconosciuti. È questo il vero fulcro della tutela della salute del paziente e della corretta applicazione del beneficio fiscale.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ha un impatto notevole non solo per i chiropratici, ma per tutte le professioni sanitarie non ancora pienamente regolamentate. La Corte di Cassazione chiarisce che l’esenzione IVA non è un privilegio legato a un’iscrizione formale, ma un beneficio connesso alla natura intrinsecamente sanitaria della prestazione e alla competenza di chi la eroga. Questa decisione offre maggiore certezza giuridica ai professionisti e allinea l’ordinamento italiano a una visione più moderna e sostanziale del diritto tributario europeo, dove la tutela della salute pubblica prevale sugli ostacoli di natura burocratica.

Le prestazioni di un chiropratico possono beneficiare dell’esenzione IVA anche se la professione non è pienamente regolamentata in Italia?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione è applicabile a condizione che il professionista possieda qualifiche adeguate a garantire un elevato standard di cura, a prescindere dall’esistenza di uno specifico regolamento attuativo che disciplini la professione.

Cosa deve dimostrare un chiropratico per ottenere l’esenzione IVA secondo questa sentenza?
Il professionista deve dimostrare di essere in possesso di una formazione adeguata e di qualifiche professionali, ottenute presso istituti di insegnamento riconosciuti, che siano sufficienti a garantire un livello di qualità delle prestazioni sanitarie paragonabile a quello di altre professioni sanitarie già regolamentate.

Perché la Corte di Cassazione ha cambiato il suo orientamento precedente su questa materia?
La Corte ha rivisto la sua posizione basandosi su una più attenta analisi del diritto dell’Unione Europea e della giurisprudenza della Corte di Giustizia. Questo nuovo approccio dà priorità alla natura sanitaria della prestazione e alle qualifiche sostanziali del professionista, piuttosto che al requisito formale della regolamentazione della professione da parte dello Stato membro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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