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Esenzione IRPEF vittime del dovere: la decorrenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5038/2025, ha stabilito che l’esenzione IRPEF per le vittime del dovere decorre dal momento in cui maturano i presupposti di legge, non dalla data del decreto amministrativo di riconoscimento. La Corte ha chiarito che tale provvedimento ha natura meramente dichiarativa (ricognitiva) e non costitutiva, confermando un diritto preesistente. Pertanto, il contribuente ha diritto al rimborso delle imposte versate anche per il periodo antecedente al riconoscimento formale, poiché i ritardi della Pubblica Amministrazione non possono pregiudicare i suoi diritti.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IRPEF vittime del dovere: la decorrenza non dipende dal decreto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande importanza per il personale in divisa e i loro familiari, chiarendo un aspetto cruciale riguardo l’esenzione IRPEF vittime del dovere. La Suprema Corte ha stabilito che il diritto all’esenzione fiscale sui trattamenti pensionistici non decorre dalla data del decreto amministrativo di riconoscimento dello status, ma dal momento in cui si sono verificati i presupposti di legge. Questa decisione rafforza la tutela dei cittadini, affermando che i ritardi burocratici della Pubblica Amministrazione non possono comprimere diritti già maturati.

I fatti del caso

La vicenda nasce dalla richiesta di un contribuente, a cui era stato formalmente riconosciuto lo status di “vittima del dovere” con un decreto del Capo della Polizia emesso nell’ottobre 2020. Forte di tale riconoscimento e della normativa vigente, egli chiedeva il rimborso dell’IRPEF trattenuta sulla sua pensione per gli anni dal 2017 al 2020. L’Agenzia delle Entrate si opponeva, sostenendo che l’esenzione fiscale potesse applicarsi solo a partire dalla data del decreto di riconoscimento, e non retroattivamente.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado davano ragione al contribuente, evidenziando come la legge stessa ricolleghi lo status alla contrazione dell’infermità per causa di servizio, rendendo il successivo decreto un atto meramente formale di accertamento. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, proponeva ricorso per cassazione.

La questione giuridica: da quando decorre l’esenzione IRPEF per le vittime del dovere?

Il nucleo della controversia ruotava attorno all’interpretazione della natura del provvedimento amministrativo che riconosce lo status di vittima del dovere. L’Agenzia delle Entrate sosteneva che tale atto avesse natura costitutiva, ovvero che fosse il decreto a creare il diritto all’esenzione. Di conseguenza, nessun beneficio poteva essere reclamato per il periodo precedente.

Il contribuente, al contrario, sosteneva la natura ricognitiva (o dichiarativa) del decreto: un atto che si limita a certificare una condizione giuridica (lo status) già esistente, sorta nel momento in cui si sono verificati i presupposti di fatto e di diritto (l’evento lesivo in servizio). Secondo questa tesi, il diritto all’esenzione sorge con l’evento e non con il suo accertamento burocratico.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito che il provvedimento di riconoscimento dello status di vittima del dovere ha natura meramente ricognitiva. Esso non crea un nuovo diritto, ma accerta una situazione preesistente.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, anche a Sezioni Unite, che ha qualificato quello delle vittime del dovere come un diritto soggettivo, non un interesse legittimo. Questo significa che, una volta verificati i presupposti stabiliti dalla legge, la Pubblica Amministrazione non ha alcuna discrezionalità nel concedere o meno lo status e i benefici correlati. Il diritto sorge per legge, non per concessione amministrativa.

Di conseguenza, il lasso di tempo intercorso tra la domanda di riconoscimento e l’emanazione del decreto, spesso dovuto a ritardi della stessa amministrazione, non può in alcun modo pregiudicare il contribuente. Far decorrere i benefici solo dal momento del riconoscimento formale significherebbe penalizzare il cittadino per inefficienze non a lui imputabili.

La Cassazione ha concluso che, sebbene il decreto sia una condizione necessaria (condicio sine qua non) per esercitare i diritti connessi allo status, la sua efficacia retroagisce al momento in cui i requisiti sostanziali si sono realizzati.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale di giustizia e di tutela del cittadino nei confronti della burocrazia. Viene affermato con chiarezza che i diritti riconosciuti alle vittime del dovere, inclusa l’esenzione IRPEF, hanno una radice sostanziale che non può essere intaccata dai tempi, talvolta lunghi, dei procedimenti amministrativi. La decisione garantisce che il beneficio fiscale sia goduto per l’intero periodo in cui il contribuente ne aveva diritto, a partire dall’entrata in vigore della legge di esenzione (1° gennaio 2017 nel caso di specie), a condizione che i presupposti per lo status fossero già presenti. Per le vittime del dovere e i loro familiari, si tratta di una conferma importante: i loro diritti non dipendono dalla data apposta su un timbro, ma dal sacrificio compiuto al servizio dello Stato.

A partire da quale momento decorre l’esenzione IRPEF per le vittime del dovere?
L’esenzione decorre dal momento in cui si verificano i presupposti di fatto e di diritto per il riconoscimento dello status (es. l’evento lesivo), e non dalla data del decreto amministrativo che lo riconosce formalmente.

Che natura ha il provvedimento amministrativo che riconosce lo status di vittima del dovere?
Secondo la Corte di Cassazione, il provvedimento ha natura meramente ricognitiva (o dichiarativa). Ciò significa che si limita ad accertare una condizione giuridica preesistente, senza crearne una nuova.

Un ritardo della Pubblica Amministrazione nell’emettere il decreto di riconoscimento può posticipare il diritto ai benefici fiscali?
No. La Corte ha stabilito che il contribuente non può subire conseguenze negative a causa dei ritardi della Pubblica Amministrazione. Il diritto ai benefici, inclusa l’esenzione fiscale, retroagisce al momento in cui sono maturati i requisiti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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