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Esenzione IRAP professionisti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20187/2024, ha stabilito l’esenzione IRAP per un professionista socio di una grande società di consulenza. La Corte ha chiarito che l’organizzazione aziendale della società non può essere imputata al singolo socio, il quale, se privo di una propria autonoma struttura, non è tenuto al pagamento dell’imposta. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, accogliendo il ricorso del contribuente e annullando la sentenza di secondo grado.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IRAP Professionisti: La Cassazione Conferma la Linea per i Soci

L’ordinanza n. 20187 del 22 luglio 2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di esenzione IRAP professionisti, specialmente per coloro che operano come soci all’interno di grandi strutture societarie. La Suprema Corte ha chiarito, ancora una volta, che l’organizzazione della società non può essere automaticamente attribuita al singolo socio per giustificare l’imposizione fiscale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso IRAP

La vicenda ha origine dal ricorso di un professionista, socio di una nota e vasta società di consulenza facente parte di un network multinazionale. Il contribuente aveva richiesto il rimborso dell’IRAP versata per gli anni d’imposta 2016 e 2017, sostenendo di non possedere il requisito fondamentale per l’assoggettamento al tributo: l’autonoma organizzazione.

Il professionista argomentava che i suoi redditi provenivano esclusivamente dalle prestazioni professionali rese a favore della società, senza l’impiego di capitale proprio o di dipendenti personali. Di contro, l’Agenzia delle Entrate sosteneva che gli elevati livelli reddituali del professionista fossero prova sufficiente dell’esistenza di un’autonoma organizzazione, anche se coincidente con quella della società.

La Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva dato ragione all’Agenzia, rigettando l’appello del contribuente. Contro questa decisione, il professionista ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’esenzione IRAP professionisti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito a favore del contribuente. Gli Ermellini hanno riaffermato un orientamento ormai consolidato, citando numerose sentenze precedenti relative a casi analoghi.

Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra l’organizzazione della società e quella del singolo socio-professionista. L’esistenza di una complessa struttura aziendale è un attributo esclusivo della società di consulenza, non del socio che vi opera all’interno.

Le Motivazioni: Perché l’Organizzazione Aziendale non è del Socio

La Corte ha basato la sua decisione su un ragionamento giuridico chiaro e lineare. Il presupposto per l’applicazione dell’IRAP è che il professionista si avvalga di un’organizzazione di capitali o di lavoro altrui che potenzi la sua attività, generando un valore aggiunto che va oltre il mero apporto personale.

Nel caso di un socio di una grande società, egli non utilizza l’organizzazione altrui per la propria attività, ma, al contrario, inserisce la propria attività professionale all’interno dell’organizzazione societaria. L’intera struttura, che consente di raggiungere elevati livelli di reddito, appartiene alla società e non al singolo professionista.

Di conseguenza, non sussiste il requisito dell’autonoma organizzazione in capo al socio, che quindi non è un soggetto passivo IRAP. La Corte ha ritenuto irrilevante l’argomentazione dell’Agenzia delle Entrate sul cosiddetto “salto d’imposta”, confermando che l’organizzazione aziendale resta un attributo esclusivo della società.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti Soci di Società

Questa ordinanza consolida ulteriormente la tutela per i professionisti che operano come soci all’interno di società di persone o capitali, soprattutto in contesti strutturati come studi associati, società di revisione o di consulenza.

L’esenzione IRAP professionisti in questi casi è garantita a condizione che il professionista non disponga di una propria, distinta e autonoma struttura organizzativa (personale dipendente, beni strumentali significativi) al di fuori di quella societaria. La decisione offre quindi un importante punto di riferimento per la pianificazione fiscale e per la gestione di eventuali contenziosi con l’Amministrazione Finanziaria, riaffermando che il semplice fatto di essere socio di un’entità organizzata non rende automaticamente soggetti passivi d’imposta.

Un professionista socio di una grande società di consulenza deve pagare l’IRAP?
No, secondo la Corte di Cassazione, il professionista non deve pagare l’IRAP se i suoi redditi derivano esclusivamente dalla sua attività professionale svolta a favore della società, senza avvalersi di una propria e autonoma organizzazione di capitali o lavoro.

L’organizzazione della società di cui il professionista è socio conta ai fini dell’IRAP?
No. La sentenza chiarisce che l’organizzazione aziendale è un attributo esclusivo della società e non può essere imputata al singolo socio-professionista per giustificare l’assoggettamento all’imposta.

Cosa si intende per ‘autonoma organizzazione’ ai fini dell’esenzione IRAP?
Significa che il professionista, per essere soggetto a IRAP, deve impiegare in modo non marginale beni strumentali che eccedono il minimo indispensabile o avvalersi in modo continuativo del lavoro altrui. La semplice appartenenza a una società strutturata non costituisce di per sé ‘autonoma organizzazione’ per il singolo socio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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