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Esenzione IRAP professionisti: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20176/2024, ha stabilito l’esenzione IRAP professionisti per un socio di una grande società di consulenza. La Corte ha chiarito che l’organizzazione aziendale è attribuibile esclusivamente alla società e non al singolo professionista, anche se quest’ultimo beneficia di redditi elevati. Viene così a mancare il presupposto impositivo dell’autonoma organizzazione per il singolo socio, che non è quindi tenuto al versamento dell’imposta.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IRAP Professionisti: La Cassazione Conferma per il Socio di Società di Consulenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha portato nuova chiarezza sul tema dell’esenzione IRAP professionisti, in particolare per coloro che operano come soci all’interno di grandi network di consulenza. Con la decisione in commento, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’imponente struttura organizzativa della società non può essere automaticamente attribuita al singolo socio-professionista ai fini dell’imposizione fiscale. Questo consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai contribuenti in situazioni analoghe.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso di un professionista, socio di una nota società di consulenza facente parte di un network multinazionale, contro il diniego di rimborso dell’IRAP versata per gli anni d’imposta 2016 e 2017. Il contribuente sosteneva di non dover essere soggetto all’imposta in quanto privo del requisito della cosiddetta “autonoma organizzazione”. Egli, infatti, svolgeva la sua attività esclusivamente a favore della società, senza impiegare capitale proprio né dipendenti personali.

Di parere opposto era l’Agenzia delle Entrate, secondo cui l’organizzazione della società, permettendo al professionista di raggiungere livelli reddituali elevati, costituiva di per sé prova della sussistenza dell’autonoma organizzazione. Inoltre, l’amministrazione finanziaria paventava un “salto d’imposta”, poiché né il professionista (se esentato) né la società (che deduce i compensi come costo del personale) avrebbero pagato l’IRAP su tali somme.

La Decisione della Corte e l’Esenzione IRAP Professionisti

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del professionista. Ribaltando la precedente decisione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha riconosciuto il diritto del contribuente al rimborso. La Corte ha stabilito che il socio-professionista non è soggetto passivo dell’IRAP, in quanto l’organizzazione utilizzata per la sua attività è un attributo esclusivo della società di consulenza e non del singolo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un orientamento ormai prevalente e consolidato, citando numerose sentenze recenti relative a casi identici. Il punto cardine del ragionamento è la netta distinzione tra l’organizzazione aziendale della società e l’attività del singolo socio. La Suprema Corte ha affermato che, anche se il professionista si inserisce in una struttura complessa e ne trae beneficio in termini di reddito, tale struttura resta un’entità giuridica e fattuale distinta.

Il requisito dell’autonoma organizzazione, necessario per assoggettare un professionista all’IRAP, deve essere valutato in capo al professionista stesso. Nel caso di specie, il ricorrente non impiegava beni strumentali significativi né personale proprio; la sua attività si basava essenzialmente sulle sue prestazioni professionali personali, rese all’interno dell’organizzazione societaria. Di conseguenza, l’organizzazione che produceva il valore aggiunto era quella della società, che è il soggetto passivo d’imposta corretto per tale struttura, e non quella (inesistente) del singolo socio. La Corte ha ritenuto che l’organizzazione aziendale fosse “esclusivamente ascrivibile alla società di consulenza e non al socio-professionista”.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma per tutti i professionisti che operano in contesti societari strutturati, come studi associati di grandi dimensioni, società di revisione o network di consulenza. La decisione chiarisce che l’elevato reddito non è di per sé un indice sufficiente a dimostrare l’esistenza di un’autonoma organizzazione. Ciò che rileva è la disponibilità, da parte del professionista, di una struttura produttiva propria, eccedente il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività. In assenza di tale struttura personale, il professionista ha diritto all’esenzione dall’IRAP, e le somme eventualmente versate possono essere richieste a rimborso.

Un socio-professionista che lavora per una grande società di consulenza deve pagare l’IRAP?
No, secondo questa ordinanza, il socio-professionista non è soggetto al pagamento dell’IRAP se la sua attività si svolge esclusivamente a favore della società, senza l’impiego di un’organizzazione autonoma di capitali o lavoro personale. L’organizzazione complessa è attribuita alla società, non al singolo socio.

Cosa si intende per “autonoma organizzazione” ai fini dell’esenzione IRAP per i professionisti?
Per “autonoma organizzazione” si intende una struttura di beni strumentali e/o lavoro dipendente che va oltre il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività e che potenzia la capacità produttiva del professionista. La mera capacità personale, anche se genera redditi elevati, non costituisce autonoma organizzazione.

Perché l’organizzazione della società di consulenza non viene attribuita al singolo socio?
Perché l’organizzazione aziendale, anche se utilizzata dal socio per le sue prestazioni, resta un attributo esclusivo e ascrivibile alla società stessa, che è un soggetto giuridico distinto. Il professionista, pur facendone parte, non ne ha la titolarità né la gestione autonoma ai fini del presupposto impositivo IRAP.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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