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Esenzione IMU università: il caso dell’uso indiretto

Una controversia tra un Comune e una storica Università riguardo il pagamento dell’IMU per immobili utilizzati da una seconda università o per fini istituzionali. La Corte di Cassazione ha confermato l’esenzione IMU università, riconoscendo che l’uso indiretto del bene è ammissibile quando esiste un rapporto di stretta strumentalità e integrazione funzionale imposto dalla legge tra i due enti. La Corte ha rigettato sia il ricorso del Comune che quello dell’Università.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Università: Quando l’Uso Indiretto Non Fa Perdere il Beneficio

La questione dell’esenzione IMU università per gli immobili destinati a fini istituzionali è spesso oggetto di dibattito, specialmente in contesti complessi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su un caso particolare: quello in cui un’università, proprietaria di alcuni immobili, li vede utilizzati da un altro ateneo. La domanda centrale è se l’uso indiretto del bene possa comunque garantire l’esenzione fiscale. Vediamo come i giudici hanno risolto questa interessante controversia tra un Comune e un’importante istituzione accademica.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un avviso di rettifica emesso da un Comune nei confronti di una storica Università per l’omesso pagamento dell’IMU relativo all’annualità 2012, per un importo superiore ai 2 milioni di euro. L’Università si opponeva, sostenendo di avere diritto all’esenzione.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (C.T.P.) rigettava il ricorso dell’ateneo. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) accoglieva parzialmente l’appello dell’Università. I giudici di secondo grado riconoscevano l’esenzione per due categorie di immobili:
1. Quelli ritenuti in possesso di una seconda Università, nata da uno scorporo della prima.
2. Quelli direttamente detenuti e destinati dall’ateneo appellante allo svolgimento della propria attività istituzionale.

Insoddisfatto della decisione, il Comune proponeva ricorso per cassazione, basato su tre motivi principali. L’Università, a sua volta, rispondeva con un controricorso e un ricorso incidentale, contestando la parte della sentenza a lei sfavorevole.

La Decisione della Corte e l’Esenzione IMU Università

La Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso principale del Comune sia quello incidentale dell’Università, confermando di fatto la decisione della C.T.R. e consolidando un importante principio in materia di esenzione IMU università.

L’Uso Indiretto da Parte di un Altro Ente

Il punto nevralgico della decisione riguarda gli immobili di proprietà della prima università ma utilizzati dalla seconda. Il Comune sosteneva che, essendo la prima Università la proprietaria, fosse lei il soggetto passivo d’imposta e che l’uso da parte di un altro ente, seppur non commerciale, non potesse giustificare l’esenzione.

La Cassazione ha respinto questa tesi. I giudici hanno sottolineato che il rapporto tra i due atenei non era un semplice contratto di comodato, ma derivava direttamente dalla legge che aveva istituito la seconda Università, prevedendo uno scorporo di facoltà e una gestione congiunta delle strutture. Questa previsione normativa imponeva una “reciproca integrazione di attività” e un rapporto di “stretta strumentalità” tra i due enti. In un quadro di tale “compenetrazione”, l’uso indiretto del bene da parte della seconda università per finalità istituzionali è stato ritenuto idoneo a far beneficiare della esenzione anche l’ente proprietario.

L’Onere della Prova e i Limiti del Giudizio di Cassazione

Per quanto riguarda gli immobili utilizzati direttamente dall’Università storica, il Comune lamentava che l’ateneo non avesse fornito prova sufficiente dell’effettivo svolgimento di attività istituzionale non commerciale. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, ricordando che il ricorso per cassazione serve a contestare errori di diritto, non a sollecitare un riesame dei fatti. La C.T.R. aveva adeguatamente motivato la sua decisione, e la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Esenzione IMU Università

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi del quadro normativo che ha portato alla creazione della seconda Università. Le leggi specifiche (L. 245/1990 e D.M. 25.3.1991) non si limitavano a istituire un nuovo soggetto, ma disciplinavano un complesso processo di scorporo e subentro nei rapporti giuridici, imponendo l’uso congiunto delle strutture preesistenti.

Questo legame, definito “imposto a livello normativo”, crea un’integrazione funzionale tra i due enti così profonda da rendere l’uso da parte della seconda Università una diretta attuazione degli scopi istituzionali anche della prima. L’uso indiretto, in questo specifico contesto, non interrompe il nesso funzionale che giustifica l’esenzione IMU.

Inoltre, la Corte ha respinto le censure procedurali sollevate dall’Università nel suo ricorso incidentale. In particolare, ha ribadito che per i tributi “non armonizzati” come l’IMU, l’obbligo del contraddittorio preventivo non sussiste per gli “accertamenti a tavolino”, ovvero quelli basati su dati già in possesso dell’ente impositore, a meno che non vi sia stata un’attività di verifica ispettiva.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio di notevole importanza: l’esenzione IMU università può essere riconosciuta anche in caso di uso indiretto di un immobile, a condizione che tra l’ente proprietario e l’ente utilizzatore esista un rapporto di stretta strumentalità e integrazione funzionale, specialmente se tale rapporto è sancito dalla legge. Questa decisione offre una guida preziosa per la gestione fiscale degli immobili di enti pubblici e non commerciali che operano in stretta sinergia per il perseguimento di finalità istituzionali comuni.

Un’università proprietaria di un immobile ha diritto all’esenzione IMU se l’immobile è utilizzato da un’altra università?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esenzione è ammissibile a condizione che tra i due enti esista un rapporto di “stretta strumentalità” e “compenetrazione”, imposto dalla legge, che renda l’uso indiretto funzionale al perseguimento degli scopi istituzionali dell’ente proprietario.

Per ottenere l’esenzione IMU, è sufficiente che l’ente dichiari di svolgere un’attività non commerciale?
No, è onere del contribuente provare l’effettivo svolgimento dell’attività istituzionale con modalità non commerciali in ogni singolo immobile per cui si chiede l’esenzione. Tuttavia, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto inammissibile la censura del Comune su questo punto perché mirava a un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

L’amministrazione finanziaria è sempre obbligata al contraddittorio preventivo prima di emettere un avviso di accertamento IMU?
No. La Corte ha ribadito che, per i tributi non armonizzati come l’IMU, l’obbligo di contraddittorio preventivo non sussiste per gli accertamenti cosiddetti “a tavolino”, ovvero quelli effettuati sulla base dei dati già a disposizione dell’ufficio, senza accessi, ispezioni o verifiche presso il contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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