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Esenzione IMU scuole paritarie: quando l’attività è non commerciale

Un istituto religioso ha richiesto l’esenzione IMU per la sua scuola, sostenendo che l’attività fosse non commerciale dato che la retta era inferiore al costo medio nazionale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per l’esenzione IMU scuole paritarie, non basta una retta bassa, ma serve un corrispettivo “simbolico”, ovvero talmente irrisorio da non essere un vero pagamento per il servizio. La Corte ha sottolineato che la valutazione deve essere complessiva, analizzando tutte le attività economiche dell’ente e che l’onere della prova spetta al contribuente.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU scuole paritarie: quando l’attività è non commerciale

L’esenzione IMU scuole paritarie rappresenta un tema di grande interesse per gli enti non profit che operano nel settore educativo. La possibilità di essere esonerati dal pagamento dell’Imposta Municipale Unica è legata a un requisito fondamentale: l’attività svolta nell’immobile deve avere natura “non commerciale”. Ma cosa significa esattamente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri da adottare, stabilendo che non è sufficiente applicare una retta inferiore ai costi medi nazionali. Vediamo nel dettaglio il caso e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un istituto religioso, gestore di una scuola, ha impugnato un avviso di accertamento IMU relativo agli anni 2015 e 2016. L’ente sosteneva di avere diritto all’esenzione in quanto l’attività didattica era svolta con modalità non commerciali. A riprova di ciò, l’istituto evidenziava come la retta annuale richiesta agli studenti fosse significativamente inferiore al costo medio per studente stabilito a livello nazionale dal Ministero dell’Istruzione.

Tuttavia, sia in primo grado che in appello, le ragioni dell’istituto sono state respinte. I giudici hanno accertato che, oltre all’attività didattica, l’ente svolgeva nell’immobile una serie di altre attività a pagamento: colonie estive, corsi di lingue, sport, e servizi di affittacamere e B&B. Inoltre, l’istituto dichiarava un reddito imponibile ai fini IRES e un volume d’affari IVA superiore a due milioni di euro. Questi elementi hanno portato i giudici di merito a negare la natura non commerciale dell’attività complessiva.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’esenzione IMU scuole paritarie

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la decisione della corte d’appello, rigettando il ricorso dell’istituto. I giudici supremi hanno colto l’occasione per chiarire in modo definitivo i principi che regolano l’esenzione IMU scuole paritarie, allineandosi al diritto europeo e alla precedente giurisprudenza.

La tesi centrale della Corte è che il parametro del “costo medio per studente”, invocato dall’istituto e derivante da decreti ministeriali, non è di per sé sufficiente né vincolante per dimostrare la non commercialità dell’attività. Tale criterio, stabilito per finalità diverse (come l’assegnazione di contributi statali), non può prevalere sui principi normativi di rango superiore.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su alcuni pilastri fondamentali.

Il Concetto di Corrispettivo Simbolico

Per ottenere l’esenzione, l’attività deve essere svolta a titolo gratuito oppure dietro versamento di un “corrispettivo simbolico”. Questo non è semplicemente un prezzo inferiore alla media di mercato, ma un importo talmente irrisorio, marginale e residuale da spezzare il legame sinallagmatico tra prestazione e controprestazione. In altre parole, il pagamento deve essere puramente formale, avvicinando il servizio a un’erogazione gratuita piuttosto che a una vendita.

La Valutazione Caso per Caso

La Corte ribadisce che la valutazione sulla natura commerciale o meno di un’attività non può basarsi su parametri astratti e predeterminati, come il confronto tra retta e costo medio nazionale. Al contrario, è necessario un accertamento puntuale e specifico delle condizioni in cui opera il singolo contribuente. Questa analisi deve considerare tutti i fattori economici, tra cui:
* La compresenza di altre attività a pagamento svolte nell’immobile.
* L’ammontare complessivo dei ricavi.
* La presenza di finanziamenti pubblici o privati che, unitamente alle rette, consentano di perseguire il pareggio di bilancio. Se l’ente riesce a coprire i costi, anche con l’aiuto di finanziamenti, l’attività è considerata svolta con metodo economico e, quindi, di natura commerciale.

L’Onere della Prova

Un punto cruciale sottolineato dalla Corte è che l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’esenzione grava interamente sul contribuente. L’istituto avrebbe dovuto provare che le rette richieste avevano carattere puramente simbolico, un onere che non ha assolto limitandosi a confrontarle con un dato statistico nazionale, peraltro disomogeneo e poco significativo.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza un principio chiave: l’esenzione IMU scuole paritarie è un’agevolazione soggetta a criteri rigorosi. Gli enti non profit del settore educativo non possono fare affidamento su automatismi o confronti generici per ottenere il beneficio fiscale. È indispensabile una dimostrazione concreta e fattuale che l’attività didattica sia svolta al di fuori di una logica economica, con corrispettivi talmente bassi da essere considerati simbolici. La valutazione deve tenere conto dell’intera gestione economica dell’ente, inclusi altri ricavi e finanziamenti, poiché se l’obiettivo è il pareggio di bilancio, l’attività viene considerata commerciale e, di conseguenza, soggetta a IMU.

Per ottenere l’esenzione IMU, è sufficiente che una scuola paritaria applichi una retta inferiore al costo medio nazionale per studente?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che il corrispettivo richiesto deve essere “simbolico”, ovvero talmente irrisorio e marginale da non avere un reale rapporto con il servizio offerto, rendendo la prestazione assimilabile a un’erogazione gratuita. Un semplice confronto con un costo medio nazionale non è una prova sufficiente.

Chi ha l’onere di dimostrare la natura non commerciale dell’attività per l’esenzione IMU?
L’onere della prova spetta integralmente al contribuente che richiede l’esenzione. È il soggetto che invoca il beneficio fiscale a dover dimostrare, con prove concrete, che la sua attività è svolta con modalità non commerciali e che i corrispettivi richiesti sono puramente simbolici.

Nella valutazione della non commercialità, si considerano solo le rette scolastiche?
No. La valutazione deve essere complessiva e tenere conto di tutti i fattori economici. Si devono considerare anche le altre attività svolte nell’immobile (es. centri estivi, corsi pomeridiani), il volume d’affari IVA, eventuali redditi imponibili e i finanziamenti, sia pubblici che privati, ricevuti dall’ente. Se l’insieme di queste entrate consente di raggiungere il pareggio di bilancio, l’attività è considerata svolta con metodo economico e quindi commerciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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