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Esenzione IMU prima casa: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Comune che negava l’esenzione IMU prima casa a una contribuente il cui coniuge risiedeva in un altro Comune. Sulla scia di una precedente sentenza della Corte Costituzionale, è stato confermato che il beneficio fiscale spetta al possessore dell’immobile che vi abbia stabilito la propria residenza anagrafica e dimora abituale, a prescindere da dove risieda il resto del nucleo familiare.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU prima casa: Via libera anche per coniugi con residenze diverse

L’esenzione IMU prima casa per i coniugi che vivono in Comuni diversi è stata a lungo una questione dibattuta. Con la recente ordinanza n. 16799/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, consolidando un principio fondamentale introdotto dalla Corte Costituzionale: il diritto all’esenzione è legato alla residenza e alla dimora del singolo contribuente, non a quella dell’intero nucleo familiare. Questa decisione chiarisce definitivamente la situazione per molte famiglie che, per esigenze lavorative o personali, si trovano a vivere separate.

Il Caso: La controversia sull’IMU per coniugi non coabitanti

La vicenda nasce da un avviso di accertamento con cui un Comune richiedeva il pagamento dell’IMU per l’anno 2013 a una contribuente. L’amministrazione comunale negava il diritto all’esenzione IMU prima casa sul presupposto che il coniuge della donna avesse la propria residenza e dimora in un altro Comune. Secondo la tesi del Comune, per beneficiare dell’agevolazione, l’immobile avrebbe dovuto costituire la dimora abituale non solo della proprietaria, ma dell’intero suo nucleo familiare.

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva inizialmente dato ragione al Comune, ritenendo necessaria la prova, non fornita, della dimora abituale di tutta la famiglia. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva riformato la decisione, accogliendo l’appello della contribuente. La CTR aveva stabilito che l’agevolazione si estende a entrambi i coniugi a condizione che dimorino in comuni diversi, e nel caso specifico era stato accertato che la contribuente dimorava abitualmente nell’immobile in questione. Il Comune, non soddisfatto, ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’intervento della Corte Costituzionale e il cambio di rotta

Il punto di svolta in materia è rappresentato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 209 del 2022. Questa storica pronuncia ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma che definiva l’abitazione principale come l’immobile in cui “il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente”.

La Corte Costituzionale ha eliminato il riferimento al “nucleo familiare”, stabilendo che la nozione di abitazione principale deve essere legata esclusivamente alla persona del possessore. Pertanto, la nuova definizione valida è: “l’immobile […] nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente”. Questo intervento ha scardinato il precedente orientamento che imponeva l’unicità dell’abitazione principale per l’intera famiglia, una finzione giuridica spesso lontana dalla realtà sociale e lavorativa moderna.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso del Comune basandosi proprio sui principi sanciti dalla Corte Costituzionale. I giudici hanno chiarito che, a seguito della sentenza n. 209/2022, va escluso che la nozione di abitazione principale presupponga la dimora abituale e la residenza anagrafica dell’intero nucleo familiare.

Il beneficio, pertanto, spetta al possessore dell’immobile che vi dimora abitualmente e vi risiede anagraficamente, anche se il coniuge ha la propria residenza in un diverso Comune. La Cassazione ha dichiarato esplicitamente “superato” il precedente orientamento giurisprudenziale che, postulando l’unicità dell’immobile, negava la possibilità di due abitazioni principali per due coniugi, anche se residenti in comuni diversi. La decisione del Comune di negare l’esenzione IMU prima casa era basata su un presupposto normativo non più valido.

Le conclusioni: cosa cambia per i contribuenti

La decisione consolida un principio di giustizia e aderenza alla realtà. Per i contribuenti, le implicazioni sono significative:

1. Diritto Individuale: L’esenzione IMU è un diritto legato alla situazione del singolo possessore, non a quella della famiglia nel suo complesso.
2. Duplice Esenzione Possibile: Se entrambi i coniugi sono proprietari di immobili diversi, situati in Comuni diversi, e ognuno ha stabilito nel proprio immobile la residenza anagrafica e la dimora abituale, entrambi possono legittimamente beneficiare dell’esenzione IMU per la rispettiva “prima casa”.
3. Onere della Prova: Resta fondamentale poter dimostrare che la residenza anagrafica coincide con la dimora abituale, ossia il luogo dove si svolge effettivamente la propria vita personale e sociale. I Comuni possono effettuare controlli per verificare la veridicità di tali requisiti (ad esempio, tramite le utenze domestiche, la scelta del medico di base, etc.).

In conclusione, la Cassazione conferma che le scelte di vita e lavorative che portano i coniugi a vivere separati non possono più essere una causa di penalizzazione fiscale ai fini IMU.

Due coniugi con residenza e dimora in comuni diversi hanno diritto entrambi all’esenzione IMU per la prima casa?
Sì, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2022, è possibile. Ciascun coniuge può beneficiare dell’esenzione per l’immobile di sua proprietà, a condizione che in tale immobile abbia stabilito la propria residenza anagrafica e la dimora abituale.

Qual è il requisito fondamentale per ottenere l’esenzione IMU come abitazione principale?
Il requisito fondamentale è che il possessore dell’immobile vi abbia stabilito la propria residenza anagrafica (l’iscrizione nei registri del Comune) e la propria dimora abituale (il luogo in cui vive effettivamente e stabilmente), a prescindere da dove risiedano gli altri componenti del nucleo familiare.

La vecchia giurisprudenza che richiedeva un’unica abitazione principale per l’intero nucleo familiare è ancora valida?
No. La Corte di Cassazione, recependo la decisione della Corte Costituzionale, ha dichiarato espressamente che tale orientamento è “superato”. La nozione di abitazione principale non si basa più sul nucleo familiare, ma sulla situazione individuale del possessore dell’immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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