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Esenzione IMU prima casa: coniugi con residenze diverse

La Corte di Cassazione, uniformandosi a una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che l’esenzione IMU prima casa spetta anche se i coniugi hanno residenza e dimora in comuni differenti. La controversia nasceva dalla richiesta di pagamento dell’IMU da parte di un Comune a una contribuente, negando l’esenzione poiché il coniuge risiedeva altrove. La Suprema Corte ha chiarito che il beneficio fiscale è legato alla residenza e dimora del singolo possessore dell’immobile, non più a quella dell’intero nucleo familiare, accogliendo il ricorso della contribuente.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Prima Casa: Sì anche con Residenze Diverse dei Coniugi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce definitivamente i requisiti per beneficiare dell’esenzione IMU prima casa, soprattutto nel caso, sempre più comune, di coniugi con residenze in comuni diversi. Sulla scia di un fondamentale intervento della Corte Costituzionale, viene superato il vecchio orientamento che legava il beneficio fiscale all’unicità della residenza del nucleo familiare, aprendo a un’interpretazione più aderente alla realtà sociale moderna. Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso: la Richiesta del Comune

Una contribuente si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte del proprio Comune, con il quale le veniva richiesto il pagamento dell’IMU per l’anno 2013 su un immobile da lei dichiarato come abitazione principale. La ragione della pretesa tributaria era semplice: il coniuge della signora aveva la residenza e la dimora abituale in un altro Comune. Secondo l’ente locale, questa circostanza faceva venir meno il requisito fondamentale per l’esenzione, ovvero la coesistenza della residenza e della dimora dell’intero nucleo familiare nell’immobile in questione.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Comune, confermando la pronuncia di primo grado. Secondo i giudici di merito, la nozione di abitazione principale ai fini IMU presupponeva l’unicità dell’immobile e la stabile dimora di tutto il nucleo familiare, rendendo impossibile la coesistenza di due diverse ‘prime case’ per i coniugi.

La Questione Giuridica: il Concetto di Abitazione Principale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione della norma che definisce l’abitazione principale. La legge, prima dell’intervento chiarificatore della Corte Costituzionale, richiedeva che nell’immobile “il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente”. Questa formulazione ha generato per anni un orientamento giurisprudenziale restrittivo, che negava l’esenzione qualora i componenti del nucleo familiare (in particolare i coniugi) avessero fissato la propria residenza in immobili diversi, anche se situati in comuni differenti.

L’Esenzione IMU Prima Casa e l’Intervento Costituzionale

Il punto di svolta è rappresentato dalla sentenza n. 209 del 2022 della Corte Costituzionale. Con questa storica pronuncia, il Giudice delle leggi ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della parte della norma che legava l’esenzione alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore, ma anche del suo “nucleo familiare”.

La Corte Costituzionale ha stabilito che la norma, così interpretata, creava una discriminazione ingiustificata e non teneva conto delle moderne esigenze di vita che possono portare i coniugi, per motivi di lavoro o personali, a vivere in luoghi diversi. Il nuovo principio è che l’esenzione IMU prima casa deve essere valutata in relazione al singolo possessore dell’immobile, a condizione che egli vi abbia stabilito la propria residenza anagrafica e dimora abituale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza in esame, ha pienamente recepito i principi espressi dalla Corte Costituzionale. I giudici supremi hanno affermato che, a seguito della pronuncia del 2022, va escluso che la nozione di abitazione principale presupponga la dimora abituale e la residenza anagrafica dell’intero nucleo familiare del possessore.

Di conseguenza, il beneficio fiscale spetta al possessore dell’immobile che vi dimora abitualmente e risiede anagraficamente, anche se il coniuge ha la residenza in un comune diverso. La Cassazione ha dichiarato superato il precedente orientamento giurisprudenziale, che postulava l’unicità dell’immobile per l’intero nucleo familiare e negava la possibilità di coesistenza di due abitazioni principali per i coniugi. La Corte ha quindi accolto il ricorso della contribuente, annullando la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto anche la sua opposizione originaria all’avviso di accertamento.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per i Contribuenti

Questa decisione consolida un principio di fondamentale importanza per moltissimi contribuenti. L’esenzione IMU prima casa non è più legata a un concetto rigido e anacronistico di nucleo familiare, ma alla situazione effettiva del singolo possessore. Se un coniuge, per ragioni documentabili (come quelle lavorative), vive e risiede in un comune diverso da quello dell’altro, entrambi potranno beneficiare dell’esenzione IMU per l’immobile in cui ciascuno ha la propria abitazione principale. Viene così garantita una maggiore equità fiscale, in linea con le evoluzioni della società e del mondo del lavoro.

È possibile ottenere l’esenzione IMU prima casa se i coniugi hanno la residenza in comuni diversi?
Sì. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 209/2022, recepita dalla Cassazione, l’esenzione è legata alla residenza anagrafica e alla dimora abituale del singolo possessore nell’immobile, indipendentemente da dove risieda il coniuge. Pertanto, entrambi i coniugi possono beneficiare dell’esenzione, ciascuno per la propria abitazione principale.

Cosa si intende per “abitazione principale” ai fini IMU dopo la sentenza della Corte Costituzionale?
Per abitazione principale si intende l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Il riferimento al “nucleo familiare” è stato dichiarato incostituzionale, quindi non è più un requisito.

La vecchia giurisprudenza che richiedeva la residenza di tutto il nucleo familiare è ancora valida?
No. L’ordinanza della Cassazione afferma esplicitamente che il precedente orientamento, che richiedeva la stabile dimora dell’intero nucleo familiare e negava la possibilità di due abitazioni principali per i coniugi, deve ritenersi superato alla luce della pronuncia della Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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