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Esenzione IMU: no se l’immobile non è unito al catasto

La Corte di Cassazione nega l’esenzione IMU per abitazione principale per l’anno 2017 a un contribuente che, pur utilizzando di fatto due unità immobiliari contigue come un’unica abitazione, ha provveduto alla loro fusione catastale solo nel 2018. Secondo la Corte, il requisito dell’iscrizione al catasto come unica unità immobiliare è inderogabile e la sua tardiva regolarizzazione non ha effetti retroattivi, rendendo irrilevanti sia l’intenzione manifestata anni prima sia l’uso di fatto.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU e Unicità Catastale: Quando l’Unione di Fatto Non Basta

L’esenzione IMU per l’abitazione principale è uno dei benefici fiscali più rilevanti per i proprietari di immobili in Italia. Tuttavia, l’accesso a questa agevolazione è subordinato a requisiti precisi e formali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: l’unione di fatto di due appartamenti non è sufficiente se non è accompagnata da una tempestiva fusione catastale. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di una contribuente per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2017. La contribuente aveva acquistato un immobile nel 2011, contiguo alla sua abitazione principale, con l’intenzione di unirlo a quest’ultima. Sebbene le due unità fossero state di fatto unificate e utilizzate come un’unica dimora, la formale fusione catastale era avvenuta solo nell’aprile del 2018.

Il Comune contestava il diritto all’esenzione proprio sulla base di questa discrepanza temporale: nel 2017, anno d’imposta oggetto della controversia, le unità immobiliari risultavano ancora catastalmente distinte. Sia il giudice di primo grado che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano dato ragione alla contribuente, valorizzando la situazione di fatto e l’intenzione manifestata sin dal 2011.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’esenzione IMU

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso del Comune. I giudici supremi hanno riaffermato un principio fondamentale in materia di agevolazioni fiscali: la necessità di una stretta interpretazione della normativa, che non lascia spazio a estensioni basate su situazioni di mero fatto.

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 13, comma 2, del D.L. 201/2011, che definisce l’abitazione principale come “l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare”.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che il requisito dell’unicità catastale è imprescindibile per ottenere l’esenzione IMU. Sebbene un immobile possa essere “iscrivibile” come unica unità, questa potenzialità non può protrarsi indefinitamente. Nel caso di specie, il lasso di tempo di circa sette anni tra l’acquisto dell’immobile (2011) e la sua effettiva fusione catastale (2018) è stato giudicato eccessivo.

I giudici hanno chiarito che la dichiarazione d’intento contenuta nell’atto di acquisto o la presentazione di una pratica edilizia (SCIA) non sono sufficienti a sanare la mancanza del requisito formale per il periodo d’imposta in questione. La variazione catastale, infatti, produce effetti solo dal momento in cui viene registrata e non può essere retroattiva ai fini fiscali. Pertanto, per l’anno 2017, le due unità immobiliari dovevano essere considerate fiscalmente distinte e, di conseguenza, una delle due non poteva beneficiare dell’esenzione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso: ai fini dell’esenzione IMU per l’abitazione principale, la forma prevale sulla sostanza. L’unificazione di fatto tra due immobili contigui non ha rilevanza fiscale se non è supportata da una corrispondente e tempestiva unificazione catastale.

Per i contribuenti, la lezione è chiara: chi intende unire due o più unità immobiliari per destinarle a propria abitazione principale deve attivarsi per regolarizzare la situazione catastale in tempi ragionevoli. Attendere diversi anni prima di procedere all’accatastamento unitario espone al rischio concreto di vedersi negare l’esenzione e di subire avvisi di accertamento per le annualità in cui gli immobili risultavano ancora formalmente separati. L’intenzione e l’uso di fatto, da soli, non bastano a superare il chiaro tenore letterale della legge.

È possibile ottenere l’esenzione IMU per due immobili usati come unica abitazione ma non ancora fusi al catasto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che per l’esenzione IMU è indispensabile il requisito dell’iscrizione al catasto come unica unità immobiliare. La sola unificazione di fatto non è sufficiente se non seguita da una tempestiva fusione catastale.

La dichiarazione di voler unire due immobili, contenuta in un atto di acquisto o in una SCIA, ha valore per l’esenzione IMU?
No, non se non è seguita in tempi ragionevoli dalla effettiva fusione catastale. La Corte ha ritenuto irrilevanti una dichiarazione d’intento e una SCIA del 2011 per il periodo d’imposta 2017, dato che l’accatastamento è avvenuto solo nel 2018.

La fusione catastale di due immobili ha effetto retroattivo ai fini IMU?
No. Secondo la sentenza, la modifica catastale assume rilevanza solo a partire dalla data della sua variazione e non può produrre effetti retroattivi per i periodi d’imposta precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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