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Esenzione IMU: no se l’immobile è locato a terzi

Un ente mutualistico con finalità previdenziali ha richiesto l’esenzione IMU per un immobile di sua proprietà, concesso in locazione a terzi per un’attività commerciale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso, stabilendo che per beneficiare dell’esenzione IMU è necessario l’uso diretto dell’immobile per le finalità istituzionali non commerciali dell’ente. La locazione a terzi, configurando un utilizzo indiretto e a scopo di reddito, esclude la possibilità di applicare l’agevolazione fiscale, anche se i proventi sono destinati a finanziare l’attività principale dell’ente.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU: non spetta se l’immobile dell’ente è locato a terzi

L’esenzione IMU per gli enti non commerciali e previdenziali è un tema di grande rilevanza, spesso al centro di contenziosi tributari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’agevolazione fiscale non si applica se l’immobile, pur di proprietà di un ente con finalità meritevoli, viene concesso in locazione a terzi per lo svolgimento di attività commerciali. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le ragioni e le implicazioni.

I Fatti del Caso

Un fondo previdenziale, ente mutualistico, si è visto recapitare un avviso di accertamento dal Comune per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2014 per alcuni immobili di sua proprietà. L’ente ha impugnato l’atto, sostenendo di avere diritto all’esenzione in quanto i suoi immobili erano gravati da un vincolo di destinazione a scopo previdenziale, trascritto nei registri pubblici.

Il Comune, tuttavia, ha contestato tale diritto, dimostrando che una delle unità immobiliari in questione era stata locata a una società terza che vi gestiva un’attività commerciale (una sala da ballo). Secondo l’ente locale, questa circostanza faceva venir meno il requisito oggettivo per l’applicazione dell’esenzione. I giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione al Comune, portando l’ente previdenziale a ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Negazione dell’Esenzione IMU

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il cuore della questione ruota attorno all’interpretazione dei requisiti per beneficiare dell’esenzione IMU.

La normativa tributaria, secondo la costante giurisprudenza, subordina l’agevolazione a una duplice condizione:
1. Requisito Soggettivo: Il possessore dell’immobile deve essere un ente non commerciale.
2. Requisito Oggettivo: L’immobile deve essere utilizzato direttamente dall’ente per lo svolgimento delle sue attività istituzionali non commerciali (assistenziali, previdenziali, sanitarie, ecc.).

L’ente ricorrente sosteneva che la locazione dell’immobile costituisse una forma di gestione patrimoniale finalizzata a reperire le risorse necessarie per adempiere alla sua missione previdenziale, configurandosi quindi come un’attività strumentale.

La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che le norme in materia di agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione e non ammettono estensioni analogiche. L’utilizzo indiretto, come la locazione a terzi che produce un reddito, esclude l’applicazione del beneficio. L’immobile, in tal caso, non è più destinato direttamente all’attività meritevole, ma alla produzione di un canone di locazione. Il fatto che tale reddito venga poi reinvestito per fini istituzionali non è sufficiente a soddisfare il requisito oggettivo richiesto dalla legge.

La Questione del Giudicato sulla Rendita Catastale

Un altro motivo di ricorso riguardava il valore catastale dell’immobile. L’ente sosteneva che il Comune avesse applicato un valore superiore a quello stabilito da precedenti sentenze passate in giudicato. Anche su questo punto, la Corte ha dato torto al ricorrente. La ragione è stata di natura processuale: l’ente non ha fornito la prova del passaggio in giudicato di tali sentenze. La Corte ha ricordato che la parte che invoca un giudicato esterno ha l’onere di produrre in giudizio la sentenza munita della specifica attestazione della cancelleria che ne certifichi la definitività. In assenza di tale prova, il motivo non può essere accolto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati. In primo luogo, l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per un’agevolazione fiscale grava sempre sul contribuente che ne richiede l’applicazione. In secondo luogo, le norme che prevedono esenzioni o agevolazioni sono eccezionali e devono essere interpretate in modo rigoroso, senza estenderne l’applicazione oltre i casi espressamente previsti. Il legislatore ha voluto premiare l’utilizzo diretto di un bene per finalità socialmente rilevanti, non la mera gestione patrimoniale, seppur finalizzata a sostenere tali scopi.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cruciale per gli enti non commerciali e previdenziali: per ottenere l’esenzione IMU, non è sufficiente essere proprietari di un immobile e destinare i proventi della sua gestione a fini istituzionali. È indispensabile che l’immobile stesso sia impiegato direttamente e materialmente nello svolgimento delle attività non commerciali che caratterizzano l’ente. La locazione a terzi per attività economiche, interrompendo questo nesso diretto, fa venir meno il diritto al beneficio fiscale.

Un ente previdenziale ha diritto all’esenzione IMU se affitta un immobile per un’attività commerciale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione richiede l’utilizzo diretto dell’immobile per le attività istituzionali non commerciali. La locazione a terzi per scopi commerciali costituisce un uso indiretto e finalizzato alla produzione di reddito, facendo perdere il diritto al beneficio fiscale.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per un’esenzione fiscale?
L’onere della prova spetta sempre al contribuente. È il soggetto che chiede l’esenzione a dover dimostrare in modo rigoroso di possedere tutti i requisiti previsti dalla legge, sia quelli soggettivi (la natura dell’ente) sia quelli oggettivi (l’uso diretto dell’immobile).

Una precedente sentenza che fissa il valore di un immobile è sempre vincolante per il Comune?
Non necessariamente. Affinché una sentenza emessa in un altro giudizio possa essere vincolante (effetto del giudicato), la parte che la invoca deve fornire la prova che essa sia diventata definitiva e non più impugnabile. Questa prova si ottiene producendo una copia della sentenza con l’attestazione di passaggio in giudicato rilasciata dalla cancelleria del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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