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Esenzione IMU immobili invenduti: non è retroattiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 21425/2024, ha stabilito che l’esenzione IMU per gli immobili invenduti (beni-merce) non è retroattiva. Una società immobiliare aveva richiesto l’applicazione del beneficio per l’anno 2013, ma la Corte ha respinto il ricorso, affermando che la volontà del legislatore di far decorrere l’esenzione dal 2014 era chiara e insindacabile, escludendo ogni violazione costituzionale.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Immobili Invenduti: La Cassazione Nega la Retroattività

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per le imprese costruttrici: la portata temporale dell’esenzione IMU per gli immobili invenduti. La questione centrale era se tale agevolazione, introdotta a partire dal 2014, potesse essere applicata retroattivamente agli anni precedenti. La risposta della Suprema Corte è stata netta e ha riaffermato un principio cardine del diritto tributario: le norme di favore non si estendono al passato, salvo espressa previsione del legislatore.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare si era vista recapitare un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2013 per alcuni fabbricati di sua proprietà. Tali immobili, definiti ‘beni-merce’, erano stati costruiti con lo scopo di essere venduti, ma risultavano ancora invenduti e non locati. La società ha impugnato l’atto impositivo, sostenendo che l’imposta non fosse dovuta, ma sia in primo che in secondo grado i giudici tributari le hanno dato torto.

La controversia è quindi approdata in Corte di Cassazione, dove la società ha basato il proprio ricorso su due argomentazioni principali, strettamente connesse tra loro.

Le ragioni del ricorso: l’esenzione IMU per immobili invenduti

La ricorrente ha in primo luogo sostenuto la necessità di un’interpretazione ‘costituzionalmente orientata’ della normativa. Poiché i beni-merce non avevano prodotto reddito e non costituivano patrimonio stabile della società, ma semplici rimanenze di magazzino, non avrebbero dovuto essere soggetti a un’imposta patrimoniale come l’IMU.

In via subordinata, la società ha sollevato una questione di legittimità costituzionale della norma che ha introdotto l’esenzione solo a partire dal 1° gennaio 2014. A suo avviso, questa scelta creava una disparità di trattamento irragionevole e violava i principi di uguaglianza e capacità contributiva (artt. 3 e 53 della Costituzione), non estendendo il beneficio anche agli anni in cui l’IMU era in fase ‘sperimentale’.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali:

1. Interpretazione Restrittiva delle Norme di Favore: Le norme che introducono agevolazioni fiscali, e a maggior ragione le esenzioni, sono considerate eccezioni alla regola generale e, come tali, devono essere interpretate in modo restrittivo. Non è possibile applicarle oltre i casi e i tempi espressamente previsti dalla legge.

2. Discrezionalità del Legislatore: La scelta di quali politiche fiscali adottare, inclusa l’introduzione di esenzioni e la loro decorrenza, rientra nella piena discrezionalità del legislatore. Questa discrezionalità, secondo la Corte, non è sindacabile dal giudice, a meno che non risulti palesemente irragionevole o arbitraria.

3. Volontà Chiara della Legge: Nel caso specifico, la volontà del legislatore era inequivocabile. La legge (d.l. n. 102/2013) stabiliva chiaramente che l’esenzione IMU per i beni-merce decorreva dal 1° gennaio 2014. Anzi, per l’anno 2013, la stessa norma aveva previsto la non debenza della sola seconda rata, confermando implicitamente l’obbligo di versare la prima. Estendere retroattivamente l’esenzione significherebbe per il giudice sostituirsi al legislatore, un’azione non consentita.

4. Infondatezza della Questione Costituzionale: Di conseguenza, anche la questione di legittimità costituzionale è stata giudicata manifestamente infondata. Non esiste alcun principio costituzionale che obblighi il legislatore a rendere retroattive le norme più favorevoli. La scelta di fissare una data di inizio (dies a quo) per un’agevolazione rientra nelle prerogative del Parlamento.

Conclusioni

La pronuncia della Corte di Cassazione consolida un orientamento giuridico di fondamentale importanza: le agevolazioni fiscali non hanno effetto retroattivo. La decisione di concedere un beneficio e di stabilirne la decorrenza è una scelta di politica economica che spetta esclusivamente al legislatore. Le imprese del settore immobiliare devono quindi tenere ben presente che l’esenzione IMU per gli immobili invenduti è applicabile solo a partire dal 1° gennaio 2014, senza possibilità di estenderla ai periodi d’imposta precedenti, anche se gli immobili possedevano già allora le medesime caratteristiche.

L’esenzione IMU per gli immobili invenduti (beni-merce) si applica retroattivamente agli anni precedenti la sua entrata in vigore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione decorre esclusivamente dalla data fissata dal legislatore (1° gennaio 2014) e non può essere applicata ai periodi d’imposta precedenti.

È costituzionalmente illegittima una legge che introduce un’agevolazione fiscale senza renderla retroattiva?
No. Secondo la Corte, la scelta del momento a partire dal quale un’agevolazione fiscale diventa efficace rientra nella discrezionalità del legislatore e non viola i principi costituzionali di uguaglianza o capacità contributiva, a meno che non sia palesemente irragionevole.

Come devono essere interpretate le norme che prevedono esenzioni o agevolazioni fiscali?
Devono essere interpretate in modo restrittivo. Ciò significa che non possono essere applicate per analogia o estese a casi o periodi temporali non espressamente previsti dalla legge stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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