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Esenzione IMU immobile locato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione IMU per un immobile locato a un ente non commerciale non è applicabile. Se il proprietario percepisce un canone di locazione, l’uso a fini di lucro dell’immobile fa decadere il beneficio, indipendentemente dall’attività svolta dall’inquilino. La sentenza ribalta la decisione di merito, accogliendo il ricorso dell’agente di riscossione.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU immobile locato: quando il profitto esclude il beneficio

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di imposte locali: l’esenzione IMU per un immobile locato a enti non commerciali non è automatica. Se il proprietario ricava un profitto dalla locazione, il beneficio fiscale viene meno. Analizziamo questa importante decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il caso in esame: una controversia sull’IMU

Una società immobiliare, proprietaria di un edificio, lo aveva concesso in locazione a un soggetto che vi svolgeva attività di assistenza, teoricamente rientranti tra quelle che godono dell’esenzione dall’Imposta Municipale Unica (IMU).
L’agente della riscossione, ritenendo l’imposta comunque dovuta, notificava gli atti impositivi. La società proprietaria impugnava tali atti, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito avevano infatti ritenuto che l’esenzione fosse applicabile anche se l’immobile era locato, data la natura dell’attività svolta al suo interno. L’agente della riscossione, tuttavia, non si arrendeva e portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione dell’esenzione IMU per l’immobile locato

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 7 del D.Lgs. 504/1992. Questa norma prevede l’esenzione IMU per gli immobili utilizzati da enti non commerciali per lo svolgimento di attività assistenziali, sanitarie, didattiche e altre di rilevanza sociale. La domanda chiave era: questa esenzione spetta al proprietario anche quando concede l’immobile in affitto, percependo quindi un canone?
Secondo i giudici di merito, la risposta era affermativa. Per la Cassazione, invece, la soluzione è diametralmente opposta.

La decisione della Cassazione e il principio di diritto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’agente della riscossione, cassando la sentenza d’appello e stabilendo che l’imposta era dovuta. Il ragionamento dei giudici si fonda su un orientamento consolidato che richiede la compresenza di due requisiti per l’esenzione:

1. Requisito oggettivo: Nello stabile devono essere svolte esclusivamente le attività meritevoli previste dalla legge.
2. Requisito soggettivo: Tali attività devono essere svolte da un ente che non abbia come oggetto principale l’esercizio di attività commerciali.

La Corte ha chiarito che, quando l’immobile viene locato, il proprietario lo utilizza per uno scopo di lucro. Questa finalità lucrativa, a prescindere dall’attività svolta dall’inquilino e da come quest’ultimo reimpieghi i canoni, interrompe il nesso che giustifica il beneficio fiscale. In altre parole, l’esenzione è legata all’uso diretto dell’immobile da parte dell’ente non commerciale proprietario, non all’uso che ne fa un terzo conduttore.

Le motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte di Cassazione ha sottolineato come le norme che prevedono esenzioni fiscali debbano essere interpretate in modo restrittivo, poiché rappresentano una deroga al principio generale di capacità contributiva. La locazione, essendo un contratto a titolo oneroso, configura inequivocabilmente un’utilizzazione economica del bene da parte del proprietario. Questo utilizzo a fini di profitto prevale sulla natura dell’attività svolta dal locatario.

La Corte ha inoltre respinto l’eccezione di ‘giudicato esterno’ sollevata dalla società. I giudici hanno specificato che, in materia di imposte periodiche, il giudicato può formarsi solo su elementi fattuali stabili e permanenti. L’interpretazione di una norma giuridica, invece, non può mai vincolare un giudice in un procedimento successivo, poiché l’attività esegetica è consustanziale all’esercizio della funzione giurisdizionale e non può essere cristallizzata da una decisione precedente.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di estrema importanza pratica: l’esenzione IMU immobile locato non è ammissibile. I proprietari di immobili, anche se li affittano a enti meritevoli come associazioni di volontariato o ONLUS, sono tenuti al pagamento dell’imposta se percepiscono un canone. La destinazione d’uso da parte dell’inquilino non è sufficiente a trasferire il beneficio fiscale al locatore. Questa decisione fornisce un chiaro spartiacque tra la locazione, che ha finalità di reddito, e il comodato d’uso gratuito, dove l’assenza di profitto potrebbe, a determinate condizioni, consentire l’applicazione dell’esenzione.

Un immobile di proprietà di una società, concesso in locazione a un ente che svolge attività meritevoli, ha diritto all’esenzione IMU?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esenzione IMU non si applica se l’immobile è locato. La percezione di un canone di locazione configura un utilizzo a fini di lucro da parte del proprietario, che fa venir meno il requisito per il beneficio fiscale, a prescindere dall’attività svolta dal conduttore.

La decisione di un giudice in una causa precedente sulla stessa questione fiscale crea un ‘giudicato’ che vincola i giudici futuri?
No, non quando si tratta di interpretazione di norme giuridiche. La Corte ha chiarito che l’interpretazione della legge compiuta in una precedente sentenza non costituisce un limite per un altro giudice, il quale deve operare una propria e autonoma valutazione della normativa. Il giudicato esterno su imposte periodiche riguarda solo elementi fattuali stabili, non questioni di diritto.

C’è differenza tra concedere un immobile in locazione e in comodato gratuito ai fini dell’esenzione IMU?
Sì, la differenza è sostanziale. La sentenza evidenzia che la locazione implica il pagamento di un corrispettivo e quindi un’attività lucrativa per il proprietario, che esclude l’esenzione. La Corte menziona che la Legge di Bilancio 2024 ha previsto un’interpretazione autentica solo per il comodato gratuito, rafforzando la distinzione tra le due fattispecie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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