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Esenzione IMU fabbricati rurali: serve l’annotazione

Un Comune ha negato l’esenzione IMU per fabbricati rurali a un contribuente proprietario di un immobile D/08, nonostante l’uso agricolo. La Cassazione ha dato ragione al Comune, stabilendo che per l’esenzione non basta l’uso di fatto, ma è necessaria l’iscrizione nella categoria D/10 o, in alternativa, una specifica annotazione di ruralità nei registri catastali, come stabilito dalla normativa.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU fabbricati rurali: la Cassazione chiarisce i requisiti

L’esenzione IMU per i fabbricati rurali è un tema di grande interesse per gli operatori del settore agricolo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per beneficiare delle agevolazioni fiscali, non è sufficiente la mera destinazione agricola di fatto dell’immobile, ma è necessario un requisito formale, ovvero una specifica annotazione nei registri catastali. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti del caso: la pretesa IMU su un immobile agricolo

Un contribuente, proprietario di un fabbricato strumentale all’attività agricola e situato in un comune classificato come montano, si è visto recapitare due avvisi di accertamento da parte del Comune per il pagamento dell’IMU relativa agli anni 2012 e 2013. L’immobile era accatastato nella categoria D/08 e non D/10, quest’ultima specifica per i fabbricati rurali strumentali.

Il contribuente ha impugnato gli avvisi, sostenendo di aver diritto all’esenzione prevista dalla legge, data l’effettiva utilizzazione agricola dell’immobile e la sua ubicazione in un territorio montano.

La decisione delle Commissioni Tributarie

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) hanno dato ragione al contribuente. I giudici di merito hanno ritenuto che, poiché l’immobile era effettivamente utilizzato per l’attività agricola e si trovava in un comune montano, sussistessero i requisiti per l’esenzione IMU prevista per gli anni 2012 e 2013. Secondo questa interpretazione, l’uso di fatto prevaleva sulla classificazione catastale.

La questione sull’esenzione IMU per fabbricati rurali davanti alla Cassazione

Il Comune, non soddisfatto della sentenza di secondo grado, ha presentato ricorso per cassazione. L’ente locale ha sostenuto che la CTR avesse commesso un errore di diritto nel concedere l’esenzione. Secondo il Comune, la classificazione catastale come D/08 (e non D/10) era un elemento ostativo all’applicazione del beneficio fiscale, indipendentemente dall’uso concreto dell’immobile e dalla sua localizzazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno ricostruito la complessa evoluzione normativa in materia di ruralità dei fabbricati ai fini fiscali. La Corte ha chiarito che, sebbene non sia strettamente necessario che l’immobile sia iscritto nella categoria D/10, per fruire dell’agevolazione è indispensabile un requisito formale che attesti la ruralità.

In particolare, la normativa ha equiparato all’iscrizione in D/10 la presenza di una specifica annotazione del requisito di ruralità negli atti catastali. Una mera situazione di fatto, come l’uso agricolo, non è sufficiente. L’evoluzione legislativa ha progressivamente abbandonato l’idea di una nuova categoria catastale per gli immobili rurali abitativi (la prevista classe ‘R’ per la categoria A/6), preferendo la soluzione di una ‘specifica annotazione’ per tutti i fabbricati, abitativi o strumentali, che possiedono i requisiti di ruralità ma non sono censiti nelle categorie A/6 o D/10.

Questa annotazione, ottenibile su richiesta dell’interessato, produce gli effetti per il riconoscimento del requisito di ruralità con efficacia retroattiva. Nel caso di specie, il contribuente non aveva dimostrato di aver ottenuto tale annotazione; anzi, una sua precedente richiesta era stata respinta dall’amministrazione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La decisione della Corte Suprema stabilisce un principio chiaro: in materia di esenzione IMU per fabbricati rurali, il dato formale prevale su quello fattuale. Non basta dimostrare che un immobile è utilizzato per l’agricoltura per non pagare l’imposta. È necessario che la sua ruralità sia formalmente riconosciuta nel catasto, o tramite l’accatastamento in categoria D/10 (per gli strumentali) o A/6 (per gli abitativi), oppure attraverso l’apposita annotazione. I contribuenti devono quindi verificare la propria posizione catastale e, se necessario, attivarsi per richiedere l’annotazione di ruralità, al fine di poter legittimamente beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dalla legge, evitando così futuri contenziosi con gli enti impositori.

È sufficiente l’uso agricolo di un immobile per ottenere l’esenzione IMU?
No, secondo la Corte di Cassazione la mera situazione di fatto, ovvero l’effettivo utilizzo agricolo dell’immobile, non è sufficiente per beneficiare dell’esenzione IMU. È necessario un requisito formale.

Quali sono i requisiti formali per l’esenzione IMU per fabbricati rurali?
Per ottenere l’esenzione, un fabbricato rurale deve essere iscritto nella categoria catastale D/10 (se strumentale) o, in alternativa, deve avere una specifica ‘annotazione’ del requisito di ruralità iscritta negli atti catastali, che ha valore equivalente.

Cosa succede se un immobile è classificato D/08 ma utilizzato per attività agricola ai fini IMU?
Un immobile classificato in una categoria diversa dalla D/10 (come la D/08), anche se utilizzato per attività agricola, non ha diritto automaticamente all’esenzione IMU. Per ottenerla, il proprietario deve richiedere e ottenere l’annotazione formale della ruralità nei registri del catasto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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