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Esenzione IMU Enti Religiosi: la dichiarazione è cruciale

Un Comune ha impugnato la decisione che concedeva l’esenzione IMU a un istituto religioso per una porzione del suo immobile. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per ottenere l’esenzione IMU per enti religiosi non è sufficiente provare la natura non commerciale dell’attività, ma è indispensabile presentare una corretta e completa dichiarazione IMU ENC. L’omissione di questo adempimento formale comporta la decadenza dal beneficio fiscale, in quanto la dichiarazione è un presupposto informativo necessario per la concessione dell’agevolazione.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Religiosi: La Dichiarazione è Requisito Essenziale

L’esenzione IMU per gli enti religiosi e non commerciali è un tema di costante dibattito, che richiede un attento bilanciamento tra il riconoscimento del valore sociale di tali enti e le esigenze di gettito fiscale dei Comuni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 32169/2024, ha ribadito un principio fondamentale: per beneficiare dell’esenzione non basta svolgere attività meritevoli, ma è indispensabile adempiere a precisi obblighi formali, primo fra tutti la presentazione di una corretta dichiarazione IMU ENC.

I Fatti del Caso: Una Controversia sull’IMU di un Istituto Religioso

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento IMU per gli anni 2015 e 2016, notificati da un Comune a un istituto religioso. L’accertamento riguardava una specifica porzione dell’immobile dell’istituto (identificata da un subalterno catastale) che, secondo l’ente locale, non era stata correttamente indicata nella dichiarazione IMU come esente.

L’istituto religioso aveva impugnato gli avvisi, sostenendo di aver diritto all’esenzione in quanto quella porzione di immobile era utilizzata come dimora e luogo di preghiera dalle suore, attività rientranti tra quelle meritevoli di agevolazione. Il Comune, al contrario, insisteva sulla necessità dell’adempimento dichiarativo come presupposto per il beneficio.

L’Iter Giudiziario e l’Appello sull’Esenzione IMU Enti Religiosi

Il caso ha visto esiti alterni nei primi due gradi di giudizio. La Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al Comune, respingendo i ricorsi dell’istituto. I giudici di primo grado avevano sottolineato sia la mancata prova dell’effettivo svolgimento di attività di culto, sia l’omissione formale nella dichiarazione.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’istituto religioso. Secondo la corte d’appello, la presentazione della dichiarazione IMU ENC era stata rituale e sussistevano i presupposti per l’esenzione, valorizzando la relazione tecnica che descriveva l’uso dei locali come dimora e luogo di preghiera. Contro questa sentenza, il Comune ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Dichiarazione come Condizione Necessaria

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso del Comune, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame. I giudici supremi hanno chiarito in modo inequivocabile la portata dell’obbligo dichiarativo in materia di esenzione IMU per enti religiosi.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che la normativa di riferimento (in particolare l’art. 91-bis del D.L. 1/2012 e i successivi decreti attuativi) configura la presentazione della dichiarazione IMU ENC non come un mero atto formale, ma come una condizione necessaria per l’ottenimento del beneficio fiscale. La dichiarazione ha una funzione essenziale: fornire all’amministrazione le informazioni necessarie per verificare la sussistenza dei requisiti, sia soggettivi (la natura non commerciale dell’ente) sia oggettivi (l’utilizzo dell’immobile per attività meritevoli).

L’omessa o incompleta presentazione della dichiarazione, pertanto, non è una semplice irregolarità sanabile, ma comporta la decadenza dal diritto all’agevolazione. Questo principio, ha ricordato la Corte, è una regola generale del diritto tributario: le norme di esenzione, avendo carattere eccezionale, richiedono il rigoroso rispetto di tutti i presupposti previsti dalla legge, inclusi gli oneri di comunicazione. La Commissione Tributaria Regionale ha quindi errato nel concedere l’esenzione senza prima verificare il contenuto specifico della dichiarazione presentata dall’istituto, per accertare se la porzione immobiliare in questione fosse stata correttamente indicata come esente.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono chiare e significative per tutti gli enti non commerciali. Per poter legittimamente beneficiare dell’esenzione IMU, non è sufficiente svolgere attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali o di culto. È imperativo che l’ente adempia con precisione all’obbligo dichiarativo, presentando il modello IMU ENC e indicando distintamente gli immobili e le porzioni di immobile per cui si richiede l’esenzione. Trascurare questo adempimento significa esporsi al rischio concreto di vedersi negato il beneficio, con conseguente recupero dell’imposta da parte del Comune.

Per ottenere l’esenzione IMU, è sufficiente che un ente religioso svolga attività non commerciali nell’immobile?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, oltre a svolgere le attività previste dalla legge, l’ente ha l’obbligo di presentare una specifica e completa dichiarazione IMU ENC. Questo adempimento è una condizione necessaria per ottenere il beneficio fiscale.

Cosa succede se un ente non presenta la dichiarazione IMU ENC o la presenta in modo incompleto?
L’omessa o incompleta presentazione della dichiarazione comporta la decadenza dal beneficio fiscale. Questo significa che l’ente perde il diritto all’esenzione per l’annualità di riferimento, anche se in concreto svolgeva attività non commerciali meritevoli dell’agevolazione.

Un’affermazione del giudice di primo grado, non appellata, diventa sempre definitiva (giudicato interno)?
No, non sempre. La Corte ha chiarito che solo le affermazioni che costituiscono la ‘ratio decidendi’, cioè il fondamento logico-giuridico della decisione, diventano definitive se non appellate. Le affermazioni incidentali e non essenziali per la decisione (obiter dictum), invece, non formano oggetto di giudicato interno e possono essere ridiscusse nei gradi successivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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