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Esenzione IMU enti non profit: quando è esclusa?

Una fondazione non profit che gestiva una residenza sanitaria assistenziale (RSA) in convenzione con la Regione ha perso il diritto all’esenzione IMU. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6096/2024, ha stabilito che la natura dell’attività era commerciale, poiché i corrispettivi ricevuti coprivano i costi di gestione. La Corte ha ribadito che per ottenere l’esenzione IMU enti non profit non basta la natura non lucrativa del soggetto, ma è necessario dimostrare che l’attività stessa sia svolta con modalità non commerciali, ovvero gratuitamente o dietro un compenso simbolico. L’onere di fornire tale prova spetta al contribuente.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU enti non profit: quando la convenzione non basta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia fiscale: l’esenzione IMU per enti non profit non è automatica, neanche quando l’attività assistenziale è svolta in convenzione con un ente pubblico. La sentenza analizza i requisiti soggettivi e oggettivi, sottolineando come la modalità concreta di svolgimento del servizio sia determinante per distinguere un’attività commerciale da una non commerciale.

I Fatti del Caso

Una Fondazione ONLUS, gestore di una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) in convenzione con la Regione, ha impugnato degli avvisi di accertamento IMU relativi agli anni dal 2012 al 2015, sostenendo di avere diritto all’esenzione fiscale. La Commissione Tributaria Regionale aveva però dato ragione al Comune, escludendo il diritto all’esenzione. La Fondazione ha quindi proposto ricorso in Cassazione, ritenendo che la propria natura di ente non lucrativo e l’operatività in regime di convenzione pubblica fossero sufficienti a garantire il beneficio fiscale.

La Decisione della Cassazione: negata l’esenzione IMU enti non profit

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Fondazione, confermando la decisione dei giudici di merito. Secondo la Suprema Corte, la Commissione Tributaria Regionale ha correttamente applicato i principi normativi e giurisprudenziali, escludendo la sussistenza dei presupposti per l’esenzione. La Corte ha stabilito che l’attività svolta dalla Fondazione, sebbene di alta valenza sociale, rivestiva carattere commerciale e, pertanto, non poteva beneficiare dell’agevolazione fiscale sull’immobile utilizzato.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su un’analisi dettagliata dei requisiti richiesti per l’esenzione IMU, che devono coesistere.

I Requisiti per l’Esenzione: Oggettivo e Soggettivo

La normativa sull’IMU (che richiama quella precedente sull’ICI) prevede un’esenzione per gli immobili utilizzati da enti non commerciali per lo svolgimento di attività assistenziali, sanitarie, didattiche e altre. Per beneficiare dell’esenzione, devono essere soddisfatti due presupposti:
1. Requisito Soggettivo: L’ente proprietario dell’immobile deve avere natura non commerciale.
2. Requisito Oggettivo: L’attività svolta nell’immobile deve essere anch’essa condotta con modalità non commerciali.

La Corte chiarisce che la sola natura non profit dell’ente non è sufficiente.

Attività in Convenzione non è Automaticamente ‘Non Commerciale’

Il punto centrale della motivazione riguarda la natura dell’attività. La Corte spiega che anche un ente senza scopo di lucro può svolgere un’attività economica. Il fatto di operare in convenzione con la Regione e di applicare tariffe predefinite non esclude di per sé la natura commerciale dell’attività.

Il criterio distintivo risiede nella natura del corrispettivo: se questo è calcolato per coprire i costi di produzione e remunerare i fattori produttivi, l’attività si configura come economica e, quindi, commerciale. L’attività è ‘non commerciale’ solo se svolta a titolo gratuito o dietro il pagamento di un corrispettivo meramente simbolico, che non copre i costi. Nel caso di specie, la convenzione prevedeva un corrispettivo basato sui costi sostenuti per la produzione dei servizi, inquadrando l’attività sanitaria della RSA nell’ambito di quelle con carattere commerciale.

L’Onere della Prova sull’esenzione IMU per enti non profit

La Cassazione ha infine ribadito un principio fondamentale: l’onere di dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti per l’esenzione fiscale spetta al contribuente. La Fondazione avrebbe dovuto provare non solo di essere un ente non commerciale, ma anche che l’attività di RSA veniva concretamente svolta con modalità non commerciali. La semplice esistenza di una convenzione pubblica è stata ritenuta insufficiente a tale scopo.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in tema di esenzione IMU per enti non profit. Per gli enti del terzo settore, in particolare quelli che operano in ambito socio-sanitario in convenzione, emerge chiaramente un monito: per beneficiare dell’esenzione fiscale non basta perseguire finalità sociali. È indispensabile poter dimostrare, con prove concrete, che il servizio non è offerto secondo una logica di mercato, ma a titolo gratuito o con un contributo che non integra un vero e proprio corrispettivo economico. In assenza di tale prova, l’immobile sarà soggetto al pagamento dell’IMU come qualsiasi altra attività commerciale.

Un ente non profit che gestisce una RSA in convenzione ha sempre diritto all’esenzione IMU?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esenzione non è automatica. L’ente deve dimostrare che l’attività viene svolta con modalità non commerciali, cioè gratuitamente o dietro un corrispettivo simbolico che non copre i costi di gestione.

Cosa si intende per attività svolta con ‘modalità non commerciali’ ai fini dell’esenzione IMU?
Si intende un’attività il cui corrispettivo non è strutturato per coprire i costi e remunerare i fattori produttivi. Se le tariffe, anche se concordate con un ente pubblico, mirano a raggiungere un pareggio economico o a generare un margine, l’attività è considerata commerciale.

Su chi ricade l’onere di provare i requisiti per l’esenzione IMU enti non profit?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È l’ente non profit che deve dimostrare in giudizio di possedere sia il requisito soggettivo (natura non commerciale dell’ente) sia quello oggettivo (modalità non commerciali di svolgimento dell’attività).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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