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Esenzione IMU enti non commerciali: retta non simbolica

Un ente religioso ha richiesto l’esenzione IMU per enti non commerciali per una scuola paritaria e un alloggio per le suore. La Corte di Cassazione ha negato l’esenzione, stabilendo che la riscossione di una retta non simbolica, anche se non copre i costi, qualifica l’attività come commerciale. Inoltre, l’ente non ha fornito prova sufficiente dell’uso esclusivo dell’altro immobile come residenza conventuale, rendendo dovuto il pagamento dell’imposta.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Quando la Retta Fa la Differenza

L’esenzione IMU per enti non commerciali è un tema di grande interesse per istituti religiosi, fondazioni e associazioni che svolgono attività di rilevanza sociale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti necessari per beneficiare di tale agevolazione, soffermandosi in particolare sulla natura dell’attività svolta e sull’onere della prova. La sentenza analizza il caso di un ente religioso a cui è stata negata l’esenzione per una scuola paritaria e per un immobile adibito ad alloggio per le suore, poiché le attività non rispettavano pienamente i criteri di non commercialità.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Esenzione IMU Respinta

Una congregazione religiosa si è vista notificare un avviso di accertamento IMU per l’anno d’imposta 2015, relativo a due immobili di sua proprietà: uno destinato a scuola primaria paritaria e l’altro ad alloggio per le consorelle. L’ente ha impugnato l’atto, sostenendo di avere diritto all’esenzione prevista per gli enti non commerciali che svolgono attività meritevoli.

Tuttavia, sia la commissione tributaria di primo grado che quella di secondo grado hanno respinto le ragioni dell’ente, confermando la pretesa del Comune. La controversia è quindi approdata in Corte di Cassazione, con l’ente che lamentava un’errata applicazione della normativa sull’esenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che l’ente non aveva diritto all’esenzione per nessuno dei due immobili. La motivazione si basa su due pilastri fondamentali: la natura commerciale dell’attività scolastica, desunta dalla retta non simbolica richiesta agli iscritti, e la mancata prova dell’uso esclusivo dell’altro immobile come residenza conventuale.

Le Motivazioni: Analisi sull’esenzione IMU per enti non commerciali

La Corte ha dettagliatamente analizzato i requisiti per l’esenzione IMU per enti non commerciali, sottolineando che l’onere di dimostrarne la sussistenza ricade interamente sul contribuente.

Il Criterio della Retta Non Simbolica

Per quanto riguarda la scuola, i giudici hanno evidenziato che l’istituto richiedeva una retta annuale di 1.160,00 euro per ogni alunno, oltre a una somma al momento dell’iscrizione. Secondo la Corte, una tale cifra non può essere considerata “simbolica”.

L’argomentazione dell’ente, secondo cui le rette complessive non erano sufficienti a coprire i costi dell’attività didattica, è stata ritenuta irrilevante. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: ai fini fiscali, un’attività è considerata commerciale quando viene svolta dietro pagamento di un corrispettivo non meramente simbolico. Il fatto che l’attività sia in perdita non ne esclude la natura commerciale. L’esenzione è concessa solo se l’attività è svolta a titolo gratuito o dietro versamento di un importo che copra solo una frazione del costo effettivo.

L’Onere della Prova sull’Ente

La Corte ha inoltre sottolineato che era onere della congregazione dimostrare di svolgere un servizio con modalità non commerciali, ad esempio fornendo prove di un servizio gratuito per le fasce deboli o di una modulazione delle rette in base alle condizioni economiche delle famiglie. Tale prova non è stata fornita in giudizio.

Il Caso dell’Alloggio per le Suore

Anche per l’immobile destinato a residenza delle suore, l’esenzione è stata negata per carenza di prove. L’ente si è limitato a insistere sull’effettiva residenza di alcune consorelle, senza però dimostrare concretamente che l’immobile fosse destinato esclusivamente ad abitazione conventuale con modalità assimilabili a un’abitazione principale. La sola presenza di religiosi in un immobile, ha chiarito la Corte, non è di per sé sufficiente a giustificare l’esenzione, se non viene fornita una prova rigorosa della specifica destinazione e delle modalità d’uso.

Le Conclusioni: Cosa significa questa sentenza per l’esenzione IMU enti non commerciali

Questa ordinanza rafforza l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di esenzione IMU per enti non commerciali. Le conclusioni che se ne possono trarre sono di fondamentale importanza pratica:

1. La natura commerciale non dipende dal profitto: Un’attività è commerciale se il corrispettivo richiesto non è simbolico. Essere in perdita non è una condizione sufficiente per ottenere l’esenzione.
2. L’onere della prova è decisivo: L’ente che chiede l’esenzione deve essere in grado di documentare in modo inequivocabile la sussistenza di tutti i requisiti, sia soggettivi (natura non commerciale dell’ente) sia oggettivi (modalità non commerciali di svolgimento dell’attività e specifica destinazione dell’immobile).
3. Le affermazioni generiche non bastano: Non è sufficiente dichiarare una certa destinazione d’uso (es. residenza conventuale); è necessario provarla con elementi concreti e specifici.

Un’attività che opera in perdita può essere considerata ‘commerciale’ ai fini IMU?
Sì. Secondo la Corte, la natura commerciale di un’attività non dipende dal risultato economico (utile o perdita), ma dal fatto che venga svolta dietro pagamento di un corrispettivo non meramente simbolico. Un’attività può essere commerciale anche se i ricavi non coprono i costi.

Quale prova deve fornire un ente per ottenere l’esenzione IMU per una scuola paritaria?
L’ente deve dimostrare che l’attività didattica è svolta con modalità non commerciali. Ciò significa provare che il servizio è reso gratuitamente o dietro il versamento di un importo puramente simbolico, oppure che le rette sono modulate in base alla situazione economica delle famiglie per favorire le fasce deboli. La semplice affermazione che le rette non coprono i costi non è sufficiente.

La residenza di membri di un ordine religioso in un immobile è sufficiente per ottenere l’esenzione IMU?
No. La sola presenza o residenza di religiosi non è una condizione sufficiente. L’ente deve fornire la prova concreta che l’immobile è utilizzato esclusivamente come abitazione conventuale, con modalità assimilabili a quelle di un’abitazione principale, e che sussistono tutte le altre condizioni previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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