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Esenzione IMU enti non commerciali: no con comodato

La Corte di Cassazione nega l’esenzione IMU a un istituto religioso per un immobile concesso in comodato e sub-comodato ad altri enti, anche se collegati e con finalità simili. La sentenza sottolinea che il requisito fondamentale per beneficiare dell’agevolazione è l’utilizzo diretto del bene da parte dell’ente proprietario. Viene inoltre respinta l’applicazione del principio di proporzionalità per uso promiscuo, in quanto mancava un frazionamento catastale risalente all’anno di imposta in questione.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: No al Beneficio in Caso di Comodato

L’esenzione IMU enti non commerciali è un tema di grande rilevanza che spesso genera contenziosi tra contribuenti e amministrazioni comunali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che il beneficio fiscale non si applica se l’immobile, pur di proprietà di un ente non commerciale, è concesso in uso a terzi tramite contratti di comodato e sub-comodato, anche se questi ultimi sono enti collegati con finalità istituzionali simili. Approfondiamo la vicenda e le ragioni di questa decisione.

I Fatti del Caso: La Contesa sull’IMU

Un istituto diocesano si è visto notificare un avviso di accertamento IMU per l’anno 2013, con cui il Comune revocava l’esenzione fiscale. La decisione del Comune si basava su due presupposti: primo, l’attività didattica svolta nell’immobile avveniva con modalità commerciali; secondo, la presenza di un parcheggio a pagamento non portava alcun beneficio agli utenti dell’istituto (studenti, genitori, insegnanti). L’istituto ha impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno confermato la pretesa del Comune. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte: Uso Diretto e Esenzione IMU Enti Non Commerciali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’istituto, basando la sua decisione su principi consolidati in materia di agevolazioni fiscali.

Il Principio dell’Utilizzo Diretto del Bene

Il punto centrale della controversia riguarda il requisito dell’utilizzo diretto dell’immobile da parte dell’ente possessore. La normativa sull’esenzione IMU enti non commerciali (art. 7, comma 1, lett. i del D.Lgs. 504/92) richiede che il bene sia impiegato direttamente dall’ente per lo svolgimento delle sue attività istituzionali non commerciali. Nel caso di specie, l’immobile era stato concesso in comodato a un altro ente religioso e, successivamente, in sub-comodato a un’opera diocesana. Questo utilizzo indiretto, secondo la Corte, fa venir meno il presupposto per l’agevolazione. Anche se gli enti utilizzatori erano strutturalmente collegati al proprietario e perseguivano finalità simili, la catena di comodati ha interrotto il legame diretto tra possesso e utilizzo richiesto dalla legge.

L’Interpretazione Restrittiva delle Norme di Agevolazione

La Corte ha ribadito un principio cardine del diritto tributario: le norme che prevedono esenzioni o agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione. Non è possibile applicarle in via analogica o estensiva a casi non espressamente previsti. Di conseguenza, i benefici fiscali non possono essere estesi oltre l’ambito rigorosamente definito dal legislatore. La concessione del bene in comodato e sub-comodato rappresenta un’ipotesi non contemplata dalla norma sull’esenzione, che quindi non può trovare applicazione.

La Questione dell’Uso Promiscuo e il Frazionamento Catastale

L’istituto ricorrente aveva anche invocato il principio di proporzionalità per l’uso promiscuo dell’immobile, chiedendo che l’esenzione venisse riconosciuta almeno per la parte utilizzata per attività non commerciali. La Corte ha respinto anche questa argomentazione. La legge (art. 91-bis del D.L. 1/2012) consente di applicare l’esenzione alla sola frazione dell’unità immobiliare usata per scopi non commerciali, a condizione che tale frazione sia identificabile tramite un frazionamento catastale. Nel caso esaminato, il frazionamento era stato eseguito solo nel 2019, con un tentativo di retrodatarlo al 2012. La Corte ha chiarito che il presupposto del frazionamento deve esistere nel periodo d’imposta di riferimento (il 2013), rendendo irrilevante la variazione catastale successiva. Inoltre, la Corte ha sottolineato che, nella fattispecie, non si trattava di un uso promiscuo, ma di un uso totalmente commerciale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una rigorosa interpretazione della legge. L’esenzione fiscale è un’eccezione alla regola generale dell’imposizione e, come tale, i suoi presupposti devono essere presenti in modo inequivocabile. Il requisito dell’uso diretto del bene da parte dell’ente proprietario è inderogabile. La concessione in comodato, anche se gratuita e a favore di un ente collegato, configura un utilizzo indiretto che esclude il beneficio. Allo stesso modo, l’applicazione del principio di proporzionalità per l’uso misto richiede un presupposto formale e sostanziale, il frazionamento catastale preesistente, che nel caso di specie mancava.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui l’esenzione IMU enti non commerciali è strettamente legata all’utilizzo diretto dell’immobile da parte del soggetto che ne è proprietario o titolare di un altro diritto reale. Gli enti che concedono i propri beni in comodato, anche a soggetti collegati per finalità istituzionali, rischiano di perdere il diritto all’agevolazione. La decisione serve da monito per una corretta gestione del patrimonio immobiliare degli enti non commerciali, che devono assicurarsi di rispettare scrupolosamente i requisiti formali e sostanziali previsti dalla normativa fiscale per poter beneficiare delle esenzioni.

Un ente non commerciale proprietario di un immobile ha diritto all’esenzione IMU se lo concede in comodato gratuito ad un altro ente collegato per scopi istituzionali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione spetta solo in caso di utilizzo diretto del bene da parte dell’ente possessore. La concessione in comodato, anche se a un ente collegato e per finalità istituzionali, configura un utilizzo indiretto che esclude il beneficio fiscale, data la stretta interpretazione delle norme agevolative.

Come si applica il principio di proporzionalità per l’esenzione IMU in caso di immobili ad uso promiscuo?
L’esenzione si applica solo alla frazione di unità immobiliare in cui si svolge l’attività non commerciale. Tuttavia, ciò è possibile solo se tale porzione è identificabile attraverso un frazionamento catastale preesistente, ovvero risalente al periodo di imposizione per il quale si chiede l’esenzione. Un frazionamento effettuato in anni successivi non ha efficacia retroattiva ai fini fiscali.

Le norme sulle agevolazioni fiscali, come l’esenzione IMU per gli enti non commerciali, possono essere interpretate in modo estensivo?
No. La Corte ha ribadito che le norme di carattere eccezionale, come quelle che introducono agevolazioni o esenzioni, esigono un’interpretazione rigorosa e non ammettono applicazioni analogiche o estensive. I benefici non possono essere estesi oltre l’ambito di applicazione come definito dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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