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Esenzione IMU enti non commerciali: la prova concreta

Un comune ha contestato l’esenzione IMU concessa a un’associazione sportiva per un’area edificabile. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14002/2024, ha accolto il ricorso del comune, stabilendo che per beneficiare dell’esenzione IMU per enti non commerciali non è sufficiente la previsione statutaria. È indispensabile fornire la prova concreta e fattuale che l’immobile sia utilizzato esclusivamente per attività non commerciali. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: La Prova Concreta è Indispensabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per associazioni e fondazioni: per ottenere l’esenzione IMU enti non commerciali, non basta appellarsi alla propria natura o alle finalità indicate nello statuto. È necessario dimostrare, con prove concrete, che l’immobile in questione sia effettivamente e interamente destinato ad attività non lucrative. Analizziamo insieme la decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Avviso di Accertamento IMU

Una associazione sportiva si era vista recapitare un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’IMU relativo all’anno 2012, concernente un’area edificabile di sua proprietà. L’associazione sosteneva di avere diritto all’esenzione prevista dalla legge per gli enti non commerciali, in quanto la sua attività principale era la promozione sociale e sportiva, come risultava dal proprio statuto. Inoltre, l’immobile era pervenuto all’ente tramite una donazione modale, un ulteriore elemento a sostegno della sua tesi.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Ricorso del Comune

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’associazione, ritenendo sufficienti le prove documentali (statuto e atto di donazione) per riconoscere il diritto all’esenzione. Secondo i giudici di secondo grado, tali elementi provavano sia il requisito soggettivo (la natura non commerciale dell’ente) sia quello oggettivo (la destinazione non commerciale dell’immobile).

Insoddisfatto della decisione, il Comune ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che i giudici si fossero fermati a una valutazione meramente formale, senza procedere a un accertamento in concreto sull’effettivo utilizzo dell’area.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Esenzione IMU per Enti Non Commerciali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un’altra sezione della Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame. Le motivazioni della Corte si basano su un orientamento ormai consolidato.

Il Doppio Requisito: Soggettivo e Oggettivo

La Corte ha ricordato che le condizioni per l’esenzione sono cumulative. Devono coesistere due requisiti:
1. Requisito Soggettivo: L’immobile deve essere posseduto da un ente di natura non commerciale, come definito dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi.
2. Requisito Oggettivo: L’immobile deve essere utilizzato esclusivamente per lo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, e tali attività devono essere svolte con modalità non commerciali.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che la valutazione del requisito oggettivo non può basarsi su dati teorici o cartolari, come l’oggetto statutario, ma richiede una verifica fattuale e concreta.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Un altro punto cruciale ribadito dalla Corte è la distribuzione dell’onere probatorio. Spetta al contribuente che invoca l’agevolazione dimostrare l’esistenza di tutti i requisiti, sia soggettivi che oggettivi. L’associazione, quindi, avrebbe dovuto fornire la prova concreta che l’area fosse effettivamente utilizzata per attività sportive non commerciali.

La Necessità di un Accertamento in Concreto

L’errore della Commissione Tributaria Regionale, secondo la Cassazione, è stato proprio quello di aver omesso questo accertamento concreto. Non è sufficiente affermare che lo statuto prevede attività non commerciali; bisogna verificare se tali attività siano state realmente svolte sull’immobile e, in caso affermativo, se siano state condotte senza scopo di lucro. Un’attività, infatti, si considera ‘non commerciale’ solo se svolta gratuitamente o dietro il pagamento di un corrispettivo puramente simbolico, non commisurato al servizio reso.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per le Associazioni?

Questa ordinanza conferma che per gli enti del terzo settore la strada per l’esenzione IMU enti non commerciali è lastricata di oneri probatori precisi. Non basta avere uno statuto impeccabile o aver ricevuto un bene in donazione. È fondamentale poter documentare e provare in modo inequivocabile l’utilizzo effettivo e non lucrativo degli immobili. Le associazioni devono quindi prestare massima attenzione a mantenere una documentazione adeguata che attesti come le loro proprietà vengano concretamente impiegate, per non incorrere in spiacevoli sorprese in caso di accertamento fiscale.

Per ottenere l’esenzione IMU è sufficiente che un ente non commerciale dimostri la propria natura tramite lo statuto?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che, oltre al requisito soggettivo (la natura non commerciale dell’ente), è necessario dimostrare il requisito oggettivo, cioè che l’immobile sia utilizzato in modo effettivo ed esclusivo per attività non commerciali, attraverso una verifica in concreto.

Su chi ricade l’onere di provare i requisiti per l’esenzione IMU?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente che richiede l’esenzione. L’ente deve dimostrare concretamente che l’attività svolta nell’immobile non ha carattere commerciale.

Quando un’attività svolta da un ente si considera ‘non commerciale’ ai fini dell’esenzione IMU?
Un’attività si considera non commerciale ai fini dell’esenzione solo se viene svolta a titolo gratuito o dietro il versamento di un corrispettivo meramente simbolico, talmente irrisorio da non potersi considerare una controprestazione per il servizio reso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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