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Esenzione IMU enti non commerciali: la motivazione

Una congregazione religiosa si è vista negare l’esenzione IMU in quanto svolgeva attività commerciali nell’immobile. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che l’onere di provare i requisiti per l’esenzione IMU enti non commerciali spetta al contribuente e che l’avviso di accertamento non deve motivare il mancato riconoscimento di ogni possibile agevolazione.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: La Prova è a Carico del Contribuente

L’esenzione IMU per gli enti non commerciali è un’agevolazione fiscale di grande rilevanza, ma soggetta a requisiti stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: spetta al contribuente dimostrare di possedere i presupposti per beneficiare dell’esenzione, e l’avviso di accertamento non è nullo se non motiva preventivamente il diniego dell’agevolazione. Analizziamo il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una congregazione religiosa, proprietaria di un immobile, ha impugnato un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune per l’anno 2012. La congregazione sosteneva di aver diritto all’esenzione prevista per gli enti non commerciali.

Tuttavia, sia in primo grado che in appello, i giudici tributari hanno respinto le sue richieste. Dalla documentazione prodotta è emerso che all’interno dell’immobile venivano svolte numerose attività di natura commerciale, tra cui:

* Scuola primaria e secondaria
* Locazione di beni immobili propri
* Attività di affittacamere e case per vacanza
* Corsi di formazione professionale

Queste attività generavano un volume d’affari superiore a 1,1 milioni di euro e un reddito imponibile di quasi 70.000 euro. Secondo i giudici di merito, la presenza di tali attività escludeva il requisito oggettivo per l’agevolazione, ovvero lo svolgimento di attività con modalità non commerciali.

Il Ricorso in Cassazione: il Difetto di Motivazione

La congregazione ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione delle norme sulla motivazione degli atti processuali e tributari. Secondo la ricorrente, l’avviso di accertamento era nullo perché non specificava le ragioni per cui l’esenzione non era applicabile. Queste ragioni erano state esposte dal Comune solo successivamente, nelle controdeduzioni presentate in giudizio, integrando così illegittimamente la motivazione dell’atto originario.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova per l’esenzione IMU enti non commerciali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito due principi cardine in materia di accertamenti tributari e agevolazioni fiscali.

Obbligo di Motivazione dell’Atto Impositivo

In primo luogo, la Corte ha ribadito che l’obbligo di motivazione di un avviso di accertamento è soddisfatto quando il contribuente è messo in condizione di comprendere la pretesa tributaria nei suoi elementi essenziali (chi deve pagare, cosa, quanto e perché). L’ente impositore non è tenuto a indicare nell’atto anche le ragioni giuridiche del mancato riconoscimento di ogni possibile esenzione o agevolazione. È, infatti, onere del contribuente dedurre e provare l’esistenza di una causa di esclusione o riduzione dell’imposta. Pertanto, l’atto impositivo non presentava alcun difetto di motivazione.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

In secondo luogo, e in stretta connessione con il primo punto, la Cassazione ha sottolineato che per ottenere l’esenzione IMU enti non commerciali, il requisito oggettivo (svolgimento esclusivo di attività non commerciali nell’immobile) deve essere accertato in concreto. L’onere probatorio, ovvero l’obbligo di dimostrare la sussistenza di tale requisito, grava interamente sul contribuente che reclama il beneficio fiscale. Non avendo la congregazione fornito tale prova, e anzi essendo emersa la presenza di svariate attività commerciali, la pretesa del Comune era legittima.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale che mira a bilanciare il diritto di difesa del contribuente con l’efficienza dell’azione amministrativa. L’avviso di accertamento deve contenere i dati essenziali per identificare l’obbligazione tributaria, non un trattato giuridico che anticipi ogni potenziale contestazione. Affidare al contribuente l’onere di provare i fatti che danno diritto a un’agevolazione è coerente con il principio di vicinanza della prova: è il contribuente, infatti, ad avere la piena e immediata disponibilità di tutta la documentazione e delle informazioni necessarie a dimostrare la natura non commerciale delle proprie attività. Pretendere che l’ente impositore indaghi preventivamente su ogni possibile esenzione renderebbe l’attività di accertamento eccessivamente gravosa e inefficiente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio cruciale per tutti gli enti non commerciali: per beneficiare dell’esenzione IMU, non basta essere un ente non commerciale dal punto di vista soggettivo. È indispensabile dimostrare, con prove concrete e inconfutabili, che l’immobile per cui si chiede l’agevolazione è utilizzato esclusivamente per attività istituzionali svolte con modalità non commerciali. La semplice affermazione del proprio diritto non è sufficiente. In caso di accertamento, la mancanza di una motivazione specifica sul diniego dell’esenzione nell’atto impositivo non lo rende nullo, poiché l’onere di dimostrare i fatti costitutivi del beneficio ricade sempre e solo sul contribuente.

Chi deve provare i requisiti per l’esenzione IMU per un ente non commerciale?
L’onere di provare la sussistenza di tutti i requisiti per beneficiare dell’esenzione, in particolare lo svolgimento esclusivo di attività con modalità non commerciali nell’immobile, è a carico del contribuente (l’ente non commerciale).

Un avviso di accertamento IMU è nullo se non spiega perché un’esenzione non è stata concessa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di motivazione è soddisfatto quando l’atto indica gli elementi essenziali della pretesa tributaria. Non è necessario che l’ente impositore motivi preventivamente il mancato riconoscimento di ogni possibile esenzione, poiché è onere del contribuente richiederla e provarne i presupposti.

Svolgere attività come scuola, affittacamere o formazione professionale in un immobile impedisce di ottenere l’esenzione IMU?
Sì. La sentenza conferma che lo svolgimento di attività di natura commerciale, come quelle elencate, all’interno dell’immobile fa venir meno il requisito oggettivo necessario per l’esenzione, che richiede un utilizzo esclusivo per attività non commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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