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Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione decide

Un istituto religioso ha richiesto il rimborso dell’IMU per un immobile adibito a scuola e parcheggio a pagamento, invocando l’esenzione IMU per enti non commerciali. L’immobile era stato concesso in comodato e successivamente in sub-comodato. La Corte di Cassazione ha negato l’esenzione, stabilendo che il beneficio fiscale richiede l’uso diretto del bene da parte dell’ente proprietario e che le attività svolte, inclusa la gestione del parcheggio, avevano natura commerciale, escludendo così il diritto al beneficio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Quando l’Uso Indiretto Esclude il Beneficio

La questione dell’esenzione IMU per gli enti non commerciali è un tema di costante dibattito, specialmente quando l’immobile non è utilizzato direttamente dall’ente proprietario o quando al suo interno si svolgono attività potenzialmente lucrative. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti necessari per beneficiare di questa agevolazione fiscale, sottolineando l’importanza dell’uso diretto e della natura strettamente non commerciale delle attività svolte.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso IMU

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso dell’IMU per l’anno 2012 presentata da un istituto diocesano, proprietario di un complesso immobiliare. L’ente sosteneva di aver diritto all’esenzione in quanto l’immobile era destinato ad attività didattiche. Tuttavia, l’amministrazione comunale aveva negato il rimborso, evidenziando due elementi critici: l’immobile era stato concesso in comodato a un altro ente religioso e, successivamente, in sub-comodato a un’opera diocesana che gestiva la scuola. Inoltre, all’interno del complesso era presente un parcheggio a pagamento, gestito da terzi. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le pretese dell’istituto, confermando la legittimità del diniego di rimborso.

La Decisione e l’Esenzione IMU per Enti Non Commerciali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’istituto, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha basato la sua decisione su una rigorosa interpretazione della normativa che regola l’esenzione IMU per gli enti non commerciali.

Il Principio dell’Utilizzo Diretto del Bene

Il primo punto fondamentale analizzato dalla Corte è il requisito dell’utilizzo diretto dell’immobile da parte dell’ente possessore. La normativa sull’esenzione fiscale, essendo di carattere eccezionale, non ammette interpretazioni estensive. L’agevolazione spetta solo se l’ente che possiede il bene lo utilizza direttamente per le sue finalità istituzionali e non commerciali.

Nel caso di specie, la concessione in comodato e, a maggior ragione, in sub-comodato, ha interrotto questo legame diretto. La Corte ha chiarito che un utilizzo indiretto può essere ammesso solo a condizioni molto stringenti: la concessione deve essere a favore di un altro ente strutturalmente e funzionalmente collegato, deve perseguire le medesime finalità istituzionali e deve essere completamente gratuita. La catena di comodati ha fatto venir meno tali presupposti.

La Natura Commerciale delle Attività Svolte

Un altro aspetto decisivo è stata la valutazione della natura delle attività svolte. La presenza di un parcheggio a pagamento, gestito da una società di capitali, è stata considerata una chiara attività commerciale. Secondo la Corte, questa circostanza, unita alle modalità di gestione dell’attività scolastica, confermava il carattere commerciale dell’utilizzo complessivo dell’immobile, determinando l’assoggettabilità all’imposta.

La Questione dell’Uso Misto e la Proporzionalità

L’istituto ricorrente aveva anche sollevato la questione dell’applicazione del principio di proporzionalità previsto dall’art. 91-bis del D.L. 1/2012, che consente un’esenzione parziale per gli immobili a utilizzazione mista. Questa norma permette di esentare solo la frazione dell’unità immobiliare utilizzata per attività non commerciali, a condizione che sia identificabile.

La Corte ha respinto anche questa argomentazione, rilevando che, per l’anno d’imposta in questione (2012), non esisteva un frazionamento catastale che distinguesse le porzioni ad uso commerciale da quelle ad uso non commerciale. Anzi, la dichiarazione presentata dall’ente richiedeva l’esenzione totale dell’immobile. I tentativi successivi di modificare retroattivamente la situazione catastale sono stati ritenuti irrilevanti. La Corte ha concluso che, nella fattispecie, non si trattava di un uso promiscuo, ma di un uso totalmente commerciale.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri: la stretta interpretazione delle norme agevolative e l’accertamento della natura commerciale delle attività. Le norme che prevedono esenzioni fiscali sono eccezionali e non possono essere applicate oltre i casi espressamente previsti. Il requisito dell’utilizzo diretto da parte dell’ente possessore è una condizione essenziale, la cui assenza, a causa dei contratti di comodato e sub-comodato, è stata fatale per la pretesa dell’istituto. Inoltre, l’accertamento in fatto compiuto dai giudici di merito sulla natura commerciale dell’attività scolastica e del parcheggio a pagamento non è stato ritenuto sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha specificato che, una volta determinata la natura commerciale dell’uso del bene, questo è soggetto a imposta indipendentemente dalla produzione effettiva di un reddito.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce che per ottenere l’esenzione IMU per enti non commerciali, non è sufficiente essere un ente di tale natura e proprietario di un immobile. È necessario che l’ente utilizzi l’immobile direttamente per le proprie finalità istituzionali e che le attività svolte non abbiano carattere commerciale. La concessione in uso a terzi, anche se enti collegati e a titolo gratuito, può compromettere il diritto all’esenzione se non rispetta i rigidi requisiti di collegamento strutturale e funzionale. Infine, per beneficiare di un’esenzione parziale in caso di uso misto, è indispensabile che le diverse porzioni dell’immobile siano catastalmente distinte già nel periodo d’imposta di riferimento.

Un ente non commerciale può ottenere l’esenzione IMU se concede l’immobile in comodato a un altro ente per attività istituzionali?
No, di regola l’esenzione richiede l’utilizzo diretto del bene da parte dell’ente possessore. L’uso indiretto tramite comodato è ammesso solo eccezionalmente, a condizione che la concessione sia totalmente gratuita, a favore di un ente funzionalmente collegato che persegue le stesse finalità istituzionali. La presenza di un sub-comodato, come nel caso di specie, fa venir meno tali requisiti.

La presenza di un parcheggio a pagamento all’interno di un immobile di un ente non commerciale influisce sull’esenzione IMU?
Sì, la presenza di un’attività come un parcheggio a pagamento, gestito peraltro da terzi, viene considerata un’attività di natura commerciale. Questa circostanza contribuisce a qualificare l’uso dell’intero immobile come commerciale, escludendo il diritto all’esenzione fiscale.

È possibile ottenere un’esenzione IMU parziale per un immobile utilizzato in modo misto (commerciale e non) senza una preventiva divisione catastale?
No. Secondo la Corte, per poter applicare l’esenzione parziale per l’uso misto di un immobile, è necessario che la frazione di unità destinata all’attività non commerciale sia identificabile attraverso un apposito frazionamento catastale risalente al periodo di imposizione. In assenza di tale divisione e di una specifica dichiarazione, l’immobile viene considerato nella sua interezza, e se l’uso prevalente o complessivo è commerciale, l’esenzione viene negata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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