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Esenzione IMU enti non commerciali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32690/2024, ha rigettato i ricorsi di un Comune e di una fondazione, definendo i criteri per l’esenzione IMU enti non commerciali. La Corte ha stabilito che, per le attività sanitarie, anche se convenzionate, l’ente deve provare la natura non commerciale secondo i parametri UE. L’esenzione è stata negata per le residenze sanitarie assistenziali (RSA) a causa delle rette a carico degli utenti, ma concessa per i servizi psichiatrici interamente finanziati con fondi pubblici.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti Non Commerciali: Guida alla Sentenza della Cassazione

L’esenzione IMU enti non commerciali rappresenta un tema di cruciale importanza per il terzo settore, in particolare per le fondazioni e le associazioni che operano in ambito socio-sanitario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 32690 del 2024) ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che la natura non profit e la convenzione con il servizio pubblico non sono sufficienti a garantire automaticamente il beneficio fiscale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda legale ha visto contrapposti un Comune e una Fondazione ONLUS, proprietaria di diversi immobili destinati a servizi assistenziali e sanitari. Il Comune aveva emesso un avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’IMU relativa all’anno 2014, contestando la natura commerciale delle attività svolte dalla Fondazione.

La Fondazione gestiva diverse strutture, tra cui:
* Servizi psichiatrici in regime di convenzione.
* Una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA).
* Un Centro Diurno Integrato (CDI).
* Servizi accessori come ristorazione, parrucchiere e bar.

Il caso è giunto fino alla Corte di Cassazione, dopo che i giudici di merito avevano parzialmente accolto le ragioni di entrambe le parti, concedendo l’esenzione solo per gli immobili adibiti ai servizi psichiatrici.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Esenzione IMU

La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso del Comune sia quello della Fondazione, confermando la decisione di secondo grado e cogliendo l’occasione per enunciare un fondamentale “principio di diritto”.

Il fulcro della decisione è la distinzione netta tra attività svolte con modalità commerciali e quelle non commerciali. La Corte ha stabilito che, per beneficiare dell’esenzione, un ente non profit deve dimostrare che le sue attività non solo rientrano tra quelle previste dalla legge (assistenziali, sanitarie, ecc.), ma sono anche svolte in modo genuinamente non commerciale, secondo l’interpretazione derivante dal diritto dell’Unione Europea.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’analisi rigorosa dei requisiti oggettivi e soggettivi per l’esenzione IMU enti non commerciali.

1. Il Criterio della “Non Commercialità”

La Cassazione ha ribadito che il requisito fondamentale è la “modalità non commerciale” dell’attività. Questo criterio, in linea con una decisione della Commissione Europea del 2012, si concretizza quando il servizio è offerto:
* A titolo completamente gratuito.
* Dietro versamento di un corrispettivo simbolico, che copre solo una piccola frazione del costo effettivo del servizio.

Nel caso specifico, i servizi psichiatrici sono risultati esenti perché interamente finanziati dalla Regione, senza alcun costo per gli utenti. Al contrario, per i servizi di RSA e CDI, la Fondazione applicava una “retta alberghiera giornaliera” che, secondo i giudici, era in linea con i prezzi di mercato e quindi di natura commerciale. Questo ha escluso tali attività dal beneficio dell’esenzione.

2. L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Un altro punto cardine della sentenza è l’onere della prova. La Corte ha affermato in modo inequivocabile che spetta al contribuente (la Fondazione) dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti per l’esenzione. Non è sufficiente invocare la propria natura di ONLUS o l’esistenza di una convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. L’ente deve fornire prove concrete che l’attività è svolta senza logiche di mercato.

3. Obbligo Dichiarativo per l’Uso Misto

Infine, la Corte ha sottolineato l’importanza dell’obbligo dichiarativo per gli immobili a uso “misto”, cioè parzialmente destinati ad attività commerciali (come bar, ristorante) e parzialmente ad attività istituzionali. La mancata presentazione di una dichiarazione che specifichi le diverse destinazioni d’uso preclude la possibilità di ottenere un’esenzione, anche solo parziale.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre una guida preziosa per tutti gli enti del terzo settore. La pronuncia chiarisce che l’esenzione IMU enti non commerciali non è un diritto automatico legato allo status giuridico dell’ente, ma dipende dalle concrete modalità di erogazione dei servizi. Le fondazioni e le associazioni che operano in ambito socio-sanitario devono quindi condurre un’attenta analisi dei loro modelli di finanziamento e delle rette richieste agli utenti. Se queste ultime non hanno un carattere meramente simbolico, l’attività sarà considerata commerciale e, di conseguenza, l’immobile sarà soggetto a IMU. Questa sentenza impone una maggiore trasparenza e una rigorosa valutazione interna per evitare contenziosi fiscali.

Un ente non commerciale che svolge attività sanitaria in convenzione ha sempre diritto all’esenzione IMU?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente. L’ente deve anche dimostrare che l’attività è svolta con modalità “non commerciali”, ovvero gratuitamente o dietro versamento di un corrispettivo puramente simbolico, secondo i criteri stabiliti dalla normativa e interpretati in conformità al diritto europeo.

Qual è la differenza tra le attività sanitarie che hanno ottenuto l’esenzione e quelle che non l’hanno ottenuta in questo caso?
Le attività psichiatriche hanno ottenuto l’esenzione perché il costo del servizio era interamente coperto da fondi pubblici regionali, senza alcun onere per gli utenti. Le attività di RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) e CDI (Centro Diurno Integrato), invece, non sono state esentate perché gli utenti pagavano una retta giornaliera considerata di natura commerciale e in linea con i prezzi di mercato.

Su chi ricade l’onere di provare i requisiti per l’esenzione IMU?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È l’ente che chiede l’esenzione a dover dimostrare in concreto l’esistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge, inclusa la natura non commerciale delle attività svolte nell’immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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